sabato 26 marzo 2011
ANONIMI O ADULTI SI LIQUIDANO DA SOLI
Se il sale diventa scipito
Casa in distruzione è la sapienza per il fatuo,
e parole disordinate la scienza per l'insensato
(Eccl. 21,18)
Il commissario (ben intenzionato): Compagno cristiano, mi puoi dire una buona volta chiaramente che cosa siete voi cristiani? Che cosa propriamente
volete ancora nel nostro mondo? In che cosa vedete il vostro diritto all'esistenza? Qual è il vostro mandato?
Il cristiano: Anzitutto noi siamo uomini come tutti gli altri, che collaborano all'opera di edificazione del futuro.
Il commissario: La prima cosa la credo, la seconda la voglio sperare.
Il cristiano: Da qualche tempo noi siamo infatti "aperti al mondo", ed
alcuni di noi si sono persino seriamente "convertiti al mondo".
Il commissario: Questo mi pare un sospetto linguaggio da prete. Sarebbe,
infatti, ancor più bello se voi, "uomini come gli altri", vi foste convertiti già prima ad un'esistenza degna di uomini. Ma veniamo al fatto.
Perché siete ancora cristiani?
Il cristiano: Oggi noi siamo cristiani maturi, pensiamo ed agiamo con
responsabilità morale.
Il commissario: Lo voglio sperare, dal momento che vi presentate come
uomini. Ma credete qualcosa di particolare?
Il cristiano: Questo non è tanto importante; ciò che importa è la parola epocale; l'accento oggi cade sull'amore del prossimo. Chi ama il prossimo, ama Dio.
Il commissario: Nell'ipotesi che esista. Ma poiché non esiste, non l'amate.
Il cristiano: Lo amiamo implicitamente, in modo non oggettivo.
Il commissario: Ah, la vostra fede quindi non ha un oggetto. Andiamo avanti.
La cosa diventa chiara.
Il cristiano: Non è del tutto così semplice. Noi crediamo in Cristo.
Il commissario: Ne ho già sentito parlare. Ma sembra che storicamente se ne
sappia maledettamente poco.
Il cristiano: Concesso. Praticamente nulla. Perciò noi non crediamo tanto al
Gesù storico quanto al Cristo del kerygma.
Il commissario: Che razza di parola è questa? Cinese?
Il cristiano: Greco. Significa la predicazione del messaggio. Noi ci
sentiamo toccati dall'evento linguistico del messaggio della fede.
Il commissario: E che mai c'è in questo messaggio?
Il cristiano: L'importante è il modo in cui se n'è toccati. Ad uno può
permettere il perdono dei peccati. Questa, in ogni caso, era l'esperienza
della comunità primitiva. A ciò dev'essere stata indotta dagli eventi
relativi al Gesù storico, del quale veramente non sappiamo abbastanza per
essere certi che lui...
Il commissario: E questo chiamate la vostra conversione al mondo? Siete gli
oscurantisti di sempre. È con simili chiacchiere prolisse che volete
collaborare all'edificazione del mondo!
Il cristiano (gioca la sua ultima carta): Abbiamo Teilhard de Chardin, che
in Polonia fa una grande impressione!
Il commissario: La facciamo già noi. Non abbiamo bisogno, per questo, di
dipendere da voi. Ma è bello che anche voi siate giunti infine a tal punto;
soltanto, liquidate definitivamente le carabattole mistiche, che non hanno
nulla a che vedere con la scienza, e allora potremo discorrere tra noi dell'evoluzione.
Nelle altre storie non entro. Se voi stessi ne sapete così poco, non siete
più pericolosi. Con ciò ci risparmiate una pallottola. Abbiamo in Siberia
dei campi molto utili, dove potrete dimostrare il vostro amore per gli
uomini e collaborare validamente all'evoluzione. Là si ricaverà di più che
sulle vostre cattedre tedesche.
Il cristiano (un po' deluso): Voi sottovalutate la dinamica escatologica del
cristianesimo. Noi prepariamo il futuro regno di Dio. Noi siamo la vera
rivoluzione mondiale. Egalité, liberté, fraternité: questo è il nostro
compito originario.
Il commissario: Peccato che altri abbiamo dovuto lottare per voi. Dopo, non
è difficile essere presenti. Il vostro cristianesimo non vale un fico secco.
Il cristiano: Voi siete con noi! Io so chi siete. Tu pensi onestamente, sei
un cristiano anonimo.
Il commissario: Non diventare insolente, giovanotto. Anch'io ora ne so
abbastanza. Vi siete liquidati da soli, e con ciò ci risparmiate la
persecuzione. Via.
H. Urs von Balthasar, Cordula, ovverosia il caso serio, Brescia:
Queriniana, 1968, 117-120 (orig.1966).
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