martedì 15 marzo 2011

TORNARE AD ESSERE GUELFI


UN NUOVO LEADER CULTURALE?
LORENZO ORNAGHI
Rettore della "Cattolica" di Milano

Da alcuni mesi, Ornaghi batte e ribatte con crescente insistenza sull'idea che per il cattolicesimo italiano è giunta l'ora di tornare a essere "guelfo".

Nel Medioevo, i "guelfi" erano i cittadini dei liberi comuni che si battevano a sostegno delle proprie libertà e del papa, contro i "ghibellini" che parteggiavano per l'imperatore. Da allora, l'Italia "guelfa" è sinonimo di un'Italia che vive con fierezza il proprio cattolicesimo e lo mette in pratica con decisione anche sul terreno civile e politico, contro le insidie del secolarismo.

Ornaghi sostiene che il cristianesimo non è un valore aggiunto, facoltativo, nei sistemi democratici dell'Occidente, ma è origine e fondamento della democrazia stessa.

E lo è tanto più oggi che la politica si intreccia in misura mai vista in passato con quella questione centrale che è la vita, dal nascere al morire, dalla famiglia all'educazione. Una questione centrale sulla quale i cattolici sono particolarmente attrezzati.

Di conseguenza, la scristianizzazione che è in atto in vari paesi non è solo un danno per la fede cristiana, ma è "letale" – dice Ornaghi – per gli stessi sistemi democratici.

I cattolici non devono quindi rassegnarsi a un ruolo di periferia, sul terreno politico. Non devono cadere in quel peccato capitale che è l'accidia.

Tutto l'opposto. In un'epoca come l'attuale – sostiene Ornaghi – i cattolici devono essere consapevoli che "sono in una posizione di netto vantaggio". Hanno un patrimonio di idee e di convinzioni sulla persona, sulla famiglia, sulle comunità, sulla società, "meno contaminato da quelle ideologie che hanno dominato il Novecento". Hanno competenze e sensibilità che altri non hanno. Sono più pronti a guidare positivamente i grandi cambiamenti.

Ecco qui di seguito il passaggio conclusivo del manifesto per un'Italia "guelfa" pubblicato da Ornaghi sull'ultimo numero di "Vita e Pensiero".


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ITALIANI E CATTOLICI

di Lorenzo Ornaghi


Si apre il tempo, per il cattolicesimo italiano, di manifestarsi con decisione "guelfo", se non già di originare da subito un nuovo, energico "guelfismo".

Il futuro dell’Italia, verosimilmente, sarà segnato ancora a lungo dalle persistenze della sua storia specifica e da alcuni dei nodi che l'unificazione del paese non è riuscita a sciogliere definitivamente e che in qualche occasione ha ulteriormente arruffato. Ma il futuro verrà soprattutto scandito dai grandi cambiamenti che stanno percorrendo il mondo intero e l’Occidente in modo del tutto particolare.

All’avanzare della tecnica e all’ampliarsi smisurato dei suoi campi di applicazione, occorre chiedersi quale sarà la propensione all’innovazione tecnologica.

Dentro le nuove onde lunghe dell’evoluzione storica del capitalismo, c’è da domandarsi quali rapporti legheranno i regimi politici e il loro sistema internazionale alle dinamiche e al potere di mercati sempre più globali.

Di fronte a rappresentazioni sociali plasmate senza sosta dai mezzi antichi e recentissimi di comunicazione di massa, è necessario interrogarsi su quali siano i valori culturali e le pratiche educative maggiormente in grado di orientare positivamente pensieri, convinzioni, azioni.

Tornare a essere con decisione "guelfi" comporta affermare l’idea e la realtà di italianità quale dato storico – insieme culturale e popolare – di cui gli essenziali e più duraturi elementi sono religiosi, cattolici.

E soprattutto richiede la consapevolezza che la perennità dell’Italia cattolica e la sua esemplarità nei confronti di altre nazioni, assai più che da una disposizione naturale, dipendono dall’energia e dal successo dell’azione dei cattolici di oggi.

Rispetto ad altre identità culturali che sono state protagoniste della storia dell'Italia unita, noi cattolici disponiamo di idee più appropriate alla soluzione dei problemi del presente. E siamo ancora dotati di strumenti d’azione meno obsoleti o improvvisati.

Ma anche una tale posizione, che questi nostri tempi fanno sentire migliore e più vantaggiosa nella comparazione con altre identità, non può essere considerata per sua natura un bene perenne. Né potrebbe restare a lungo una risorsa inesauribile, quando la visione cattolica della realtà stemperasse i propri elementi costitutivi, mischiandoli e omologandoli a quelli delle concezioni ideologiche del Novecento o dei loro scampoli attuali.

Essere "guelfi", oggi, implica la consapevolezza che la nostra posizione di vantaggio culturale va di giorno in giorno consolidata.

Consolidandola, saremo già pronti per ciascuna di quelle tante, nuove opere che – soprattutto per ciò che riguarda la rilevanza e la capacità attrattiva della nostra partecipazione alla vita politica del presente – il futuro prossimo già ci domanda.

estratto dal blog "Chiesanews" di S. Magister

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