ATTACCO ALLA FRANCIA:
MA LA RABBIA NON BASTA
Hanno colpito il teatro
Bataclan facendo 100 morti, hanno colpito uno stadio, hanno colpito dei
ristoranti, hanno colpito la vita, la nostra vita. Hanno seminato dolore,
morte, orrore. Hanno ucciso padri, madri, figli e amici. E ognuno di loro aveva
una sola colpa: quella di esistere e di vivere nel nostro mondo, il mondo che
la nostra civiltà e i nostri padri hanno costruito. E ce l'hanno fatta. Ce
l'hanno fatta perché ora piangiamo, ce l'hanno fatta perché adesso abbiamo
paura, ce l'hanno fatta perché ci hanno lasciato sgomenti e attoniti. Hanno
fermato il nostro venerdì sera, hanno fermato i sorrisi, le battute, quella
voglia di incontrarsi e di farsi compagnia che ci rende tutti così simili, così
fratelli.
Stanotte i terroristi
hanno ammazzato mio fratello, hanno ammazzato mia sorella, quell'estraneo che
non ha volto, ma che ha i miei stessi occhi, le mie stesse mani, il mio stesso
cuore. E quei terroristi non sono alieni o esseri di un'altra specie. Sono
uomini ridotti a bestie dalla loro ideologia, dal loro fondamentalismo, dalla
loro furia purificatrice.
Uomini schiavi del loro
odio hanno ferito la nostra libertà. E a noi che cosa resta? In questa ecatombe
di massa, olocausto dell'Europa del secondo dopoguerra, resta rabbia, resta
terrore, resta sgomento. Forse questo ci basterà per qualche giorno, forse
questo chiuderà le porte delle nostre frontiere, forse ci porterà davvero verso
una nuova e terribile guerra, ma questo - passate le lacrime, passato il
risentimento, passato l'orrore - non ci basterà.
Perché la rabbia, il
terrore e lo sgomento ci conducono nel nulla, nella violenza, nel loro stesso
odio. E di odio non si vive, con il nulla non si sta in piedi. Magari si
reagisce, magari si decide. Ma non si vive.
Perché sotto il Cielo
d'Europa, questa notte, il nostro cuore brama di difendere la libertà, ma brama
soprattutto - e ancor di più - una cosa semplice ma in questo momento rara,
perduta. In mezzo a quei cadaveri, che
raccontano qualcosa di forse più terribile dello stesso nazismo, quello che
andiamo cercando è solo uno sguardo d'amore. Quell'amore che -
paradossalmente - i mostri di Parigi non hanno mai saputo abbracciare. Così
impegnati nella loro vendetta, così decisi a portare a termine la loro guerra.
Una guerra che, dopo questa notte di sangue, ci trova tutti più soli, ci trova
tutti più con le spalle al muro, spietatamente sfidati a chiederci - senza
appello - quale civiltà, quale Europa, siamo davvero intenzionati a consegnare
ai nostri stessi figli.
La libertà non si conquista una volta per tutte. In
ogni generazione c'è bisogno di un Io che la riconquisti. E all'alba di questo nuovo giorno che si accende
davanti a noi sembra essere questa la cosa più importante, la cosa più urgente,
la cosa più vera. L'unica cosa veramente umana dopo tutti i nostri pianti, dopo
tutto questo nostro lacerante e indicibile dolore.
FEDERICO PICHETTO
da ilsussidiarionet 14 novembre
FEDERICO PICHETTO
da ilsussidiarionet 14 novembre
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