Continua l’intervista ad Alain de Benoist dal post precedente
IL DISPREZZO DELLE CLASSI AL POTERE
Secondo De Benoist, la critica del populismo si è sviluppata attraverso tre stadi. «In un primo momento sono stati definiti “populisti” dei movimenti che venivano principalmente dall’estrema destra o dall’estrema sinistra, ma che avevano alcune caratteristiche nuove: accettavano il gioco della democrazia, per esempio.
In un secondo momento, la
qualifica di populismo si è estesa a tutti i movimenti che avevano come
caratteristica comune quella di far leva sul popolo per accusare le élite.
In un terzo momento, la critica del
populismo si è rivelata una critica del popolo.
Ciò si vede molto bene con il
disprezzo, che è un disprezzo di classe, delle élite contro i popoli che hanno
votato Trump, il Front National, e a favore della Brexit. Quando ha vinto la Brexit, ci hanno detto che ha votato il popolo degli
idioti, degli imbecilli, dei vecchi, dei provinciali».
E ancora: «Questo disprezzo di
classe è estremamente rivelatore perché poggia sulla confusione esistente
intorno al significato di competenza. La competenza in politica non è una
competenza tecnica, non è la competenza degli esperti. La competenza politica
si riassume nell’attitudine a prendere decisioni e alla capacità di giudicare
ciò che nel quotidiano è buono o cattivo per il popolo.
GLI ESPERTI NON SANNO QUELLO CHE BISOGNA FARE, SANNO COME FARE QUELLO CHE LA POLITICA HA DECISO DI FARE
Quando si oppone al
popolo “coloro che sanno”, si fa un errore drammatico perché “quelli che
sanno”, gli “esperti”, non sanno quello che bisogna fare: sanno come fare
quello che si è deciso di fare. Sta ai politici dire quello che bisogna fare, e
agli esperti in un secondo momento dire come raggiungere questo obiettivo.
Quando si dà agli esperti il monopolio della decisione, questi uccidono la
politica, perché considerano che ci sia una sola soluzione razionale al
problema politico: trasformano il problema politico in un problema tecnico. È
lì che vediamo la vecchia formula: “L’amministrazione delle cose si sostituisce
al governo degli uomini”».
Questa critica del popolo, per l’intellettuale francese, «disconosce ciò
che bisogna intendere per popolo».
Secondo
De Benoist «ci sono tre grandi significati di popolo:
il popolo come “demos”,
ossia il popolo politico, il popolo in quanto potere costituente;
il popolo
come “etnos”, ossia il popolo come risultato di una storia culturale, nozione
prepolitica;
il popolo come “plebs”, ossia il popolo considerato come
classe sociale, come classe proletaria e popolare.
La grande caratteristica del
populismo è quella di riunire queste tre accezioni del termine “popolo”».
In merito a quello che è successo negli ultimi trent’anni, conclude
l’autore de Le Moment populiste, «ci sono tre grandi fenomeni sui
quali il popolo non è mai stato consultato: l’immigrazione, la mondializzazione
e la costruzione europea con il potere delle commissioni di Bruxelles.
Ci hanno
detto che l’immigrazione era un’opportunità per l’Europa, che la
mondializzazione era felice e avrebbe prodotto vantaggi per tutti, e ci hanno
detto che l’Europa avrebbe risolto tutti i problemi.
Oggi le persone si rendono
invece conto che l’immigrazione provoca molti problemi, patologie sociali,
scontri culturali e religiosi di grandi dimensioni, che la mondializzazione si
sviluppa a loro detrimento in ragione delle delocalizzazioni, della messa in
concorrenza dei lavoratori europei con i lavoratori del Terzo mondo che
ricevono salari irrisori, e si accorgono che l’Europa non è divenuta la
soluzione a tutti i problemi, bensì un problema che si aggiunge agli altri.
Il
tutto in un contesto di crisi generalizzata, crisi dei valori, sparizione dei
punti di riferimento, crisi di civiltà, crisi finanziaria, indebitamento
pubblico di cui non si vede la fine, aumento della disoccupazione strutturale e
non più congiunturale. Questo è il terreno fertile sul quale il populismo ha
prosperato».
Leggi di Più: Trump? De Benoist: Antipolitici sarete voi | Tempi.it
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