C’ero anch’io nel Parco di
Monza per la messa con papa Francesco. Il motivo è semplice e lo ha ricordato
il cardinale Angelo Scola nel saluto al termine della messa, citando
Sant’Ambrogio: «Dove è Pietro, là dunque
è la Chiesa». E prosegue la citazione: «Dove è la Chiesa, là non c’è la
morte, ma la vita eterna».
Andare all’incontro con il Papa è anzitutto riconoscere e
affermare questa realtà, che è fondante la nostra identità. Tutto il resto – simpatie
o antipatie, sintonia o perplessità e così via – viene dopo, è un altro
livello, non può mettere in discussione il dato fondante. E questo vale per
qualsiasi successore di Pietro: è garanzia della appartenenza oggettiva al
Corpo di Cristo. Trovarsi ieri nel Parco di Monza - così come era già accaduto
nel Parco Nord a Bresso con Benedetto XVI e tante altre volte con san Giovanni
Paolo II – è stata una esperienza vera di Chiesa. Quel popolo presente ieri a
Monza è lo stesso del 2012 a Bresso con papa Benedetto XVI e delle due visite a
Milano (1983 e 1984) di san Giovanni Paolo II. È un popolo che si stringe
attorno a qualsiasi successore di Pietro, perché – senza discettare di teologia
- sa che la Chiesa non è di Francesco
come di nessun altro: la Chiesa è di Cristo, e questo basta.
Perché dico queste cose?
Perché è deprimente leggere in questi giorni (e non solo) commenti sui giornali o sui social dove ci si
preoccupa di dividere sempre il campo in pro e contro papa Francesco. E a
guidare questo giochino sono anche firme note, carrieristi di successo,
ideologi interessati, personaggi in cerca di una nuova verginità, semplici
leccaculo (leccacalzini li chiama papa Francesco all’argentina). Tutti ansiosi di mettersi in mostra e di
farsi vedere nel campo “giusto”, tutti zelanti nell’indicare chi sono i nemici
del Papa, chi è “contro”, chi è da lasciare fuori dalla porta (nel mentre
dicono di abbattere i muri). Trattano la Chiesa come fosse un partito,
impongono un regime: qualsiasi domanda, qualsiasi perplessità, viene stroncata
e negata in nome dell’obbedienza al Papa, abbassando il successore di Pietro al
livello di qualsiasi tiranno che può fare il bello e il cattivo tempo nel suo
regno, che ha potere di vita e di morte sui suoi sudditi.
Noi siamo con Pietro. Sempre. Ma proprio per questo ci sentiamo liberi di
domandare, esprimere perplessità, esigere chiarezza su questioni che sono
fondamentali per la nostra fede e per la Chiesa, così come di formulare giudizi
diversi su materie opinabili. Come del resto prevede il Catechismo e prescrive
il Codice di Diritto canonico.
26-03-2017
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