Noi con l’Italia ha stilato un decalogo in
vista del referendum sul taglio dei parlamentari del 20-21 settembre.
1.
SI RISPARMIA. Assolutamente no. Sono state fatte cifre
iperboliche. Il taglio consentirebbe una diminuzione di spesa dello 0.007 per
cento della spesa pubblica, 57 milioni l’anno, neanche un euro a cittadino. La
democrazia vale almeno un caffè al giorno?
2.
SONO TROPPI. Non è vero. In Europa l’Italia è al 23°
posto (su 27) nel rapporto tra eletti e elettori. In Italia c’è un deputato 96
mila abitanti, con la vittoria dei Sì si passerebbe a uno ogni 151.210. Per il
Senato si passerebbe da un senatore ogni 188.424 abitanti a uno ogni 302.420.
3.
NOMINATI. Con questo taglio e con l’attuale legge elettorale
i 400 deputati e i 200 senatori saranno sempre più nominati e sempre più
dipendenti dai capi-partito. Altro che abbattimento
della “casta”, il risultato è una casta ancora più autoreferenziale, tutelata e
garantita.
4.
DEMOCRAZIA DIRETTA. È la promessa di chi sostiene il
taglio dei parlamentari, ma non c’è nessuna proposta che vada in questa
direzione. Paradossalmente
succederà il contrario. Si creeranno situazioni in cui quando
una Commissione del Senato è in sede deliberante (cioè i suoi componenti votano
direttamente una legge senza passare dall’Aula) può bastare il voto di 4
senatori per farla passare. Avete letto bene: 4 persone decidono per 60 milioni
di italiani. Questo è peggio della “casta”, questa è oligarchia.
5. IL PARLAMENTO DIVENTA PIÙ EFFICIENTE. Tutt’altro. Meno
persone, soprattutto al Senato, dovranno assolvere a un’infinità di compiti che
li obbligherà a un lavoro inevitabilmente più superficiale, oppure a delegarlo
a nuovi tecnici e funzionari, con nuovi costi che renderanno ancora più
risibile il decantato risparmio. La vera efficienza del Parlamento si ottiene diversificando i
compiti tra Camera e Senato. Siamo l’unico Paese al mondo
dove esiste il bicameralismo perfetto, dove una legge va avanti e indietro tra
Montecitorio e Palazzo Madama per mesi. Ma chi oggi propone il taglio si è
opposto a una riforma che eliminava questo difetto delle nostre istituzioni.
Sicuri che voglia davvero l’efficienza?
6.
UN FAVORE ALLE LOBBY. Un Senato con 200 membri, di
fatto scelti dalle segreterie di partito, invece di 315 diventerebbe
inevitabilmente più permeabile alle lobby, alle quali questa riforma facilita
molto il lavoro.
7.
MAGGIORANZA PIGLIATUTTO. Un rischio serio è la
formazione di maggioranze che, con gli attuali sistemi elettorali, hanno
praticamente la possibilità
di eleggersi da sole il Presidente della Repubblica, che non
sarebbe più la figura di garanzia e di unità del Paese ma il presidente di una
sola parte. L’equilibrio dei poteri previsto dalla nostra Costituzione viene
messo in serio pericolo.
8. MINORANZE E REGIONI NON RAPPRESENTATE. Il
Senato è eletto su base regionale, ma essendo solo 200 i senatori, molti
partiti, pur avendo superato la soglia di sbarramento nazionale, non potranno
partecipare alla distribuzione dei seggi su base regionale perché, vista la
riduzione numerica, gli scranni saranno attribuiti solo alle liste maggiori.
Inoltre La riforma concentra la rappresentanza politica nelle aree più popolose
del Paese, a scapito di quelle con meno abitanti ma territorialmente più vaste,
e non tutela in modo adeguato le minoranze linguistiche (il caso del
Trentino-Alto Adige è quello più significativo).
9.
LA STRADA VERSO L’AUTORITARISMO. L’antiparlamentarismo è sempre
stata una caratteristica delle ideologie totalitarie. Non è mai successo che
riducendo la democrazia rappresentativa sia cresciuta la democrazia diretta.
Agli attacchi al Parlamento di solito segue un’esperienza autoritaria. Qualcuno
deve decidere, se non lo fanno deputati e senatori lo fanno altri poteri.
10.
LO VUOLE LA GENTE. La democrazia non può essere
appaltata ai sondaggi. Non ci piace cavalcare la moda dell’antipolitica. È la
politica che ha il compito di guida e di formazione di una democrazia più
compiuta ed efficiente. Il numero dei parlamentari non è un dogma, la sua
riduzione è possibile. Ma fatto in questo modo, solo per rincorrere il consenso
popolare senza riforme che rendano veramente più efficiente il Parlamento, il
taglio non ha senso. È un errore, e gli errori sono pieni di conseguenze
negative.
Foto ANSA
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