Luigi Giussani
Tratto da: "Ciò che abbiamo di più caro", Rizzoli,
Milano 2011, pag. 34-35
Giussani: La liberta non è un sentimento, ma è un dinamismo.
Comunque, quello che ha detto lui me l’ha detto il professor Lazzati la prima volta che abbiamo fatto, in diciassette ragazzi, a Gressoney, una tre giorni, da cui l’idea di movimento poi e nata. Lui, dopo, ha dimenticato tutto questo.
E
quella famosa frase che abbiamo gia citato tante volte: Pour se poser il s’oppose,
per porsi uno si oppone.
Se non c’e il senso della responsabilità rischiosa, perciò se non ci sono il giudizio e la volontà e l’affettività per
andare contro, per cambiare – perche andare contro vuole dire cambiare –
ciò che c’e, ciò che mi si oppone, che mi sta davanti, che mi si impone, se non
ho questa responsabilità, cioè se io non sono presente nell’ambiente, la
libertà diventa un “sogno di una notte di mezza estate” che il vento soffia
via.
E dopo viene, come è stato detto, l’anoressia dell’umano. L’anoressia, normalmente, spessissimo, viene alle ragazze che non hanno avuto un rapporto col padre, un rapporto giusto col padre, o con la madre, che è lo stesso. Il padre e la madre sono il potere: se non abbiamo un rapporto giusto con il potere, ci viene l’anoressia dell’umano, la nostra umanità non mangia più, non si ciba più, non dorme più, diventa magra, e c’è soltanto una sembianza che par persona, una cosa inconsistente (non puoi abbracciarla perchè non è consistente). Il mondo adesso e pieno di anoressici dell’umano: per il potere. Ma come si fa a liberarsi da questa soggezione al potere che ci mette in anoressia?
Bisogna opporsi, cioè bisogna porsi con
tale consapevolezza, giudizio e affettività, con tale libertà reale, che si cambi
o si cerchi di cambiare quel che ci sta davanti
(è questa la presenza nell’ambiente, perche quel che ci sta davanti e l’ambiente).
Si tratta anzitutto di cambiarlo come giudizio e quindi di manipolarlo, di
usarlo diversamente.
Per questo il potere odia la liberta. Ciò sta avvenendo in Occidente in una forma tragica e umanamente più deleteria di come sia accaduto in Russia sotto Lenin e Stalin e di quanto accade ancora adesso. Perche in Occidente è tutto liscio. Il discorso sui valori comuni, portato avanti anche da vescovi, la stabilizzazione sui valori comuni e proprio l’abolizione della liberta: e quando uno si muove “divide”! Ma noi dovremmo poter dire: “Liberta andiam cercando, come sa chi per lei vita rifiuta”. E un po’ dura! ( testo del 1988)
Commentando
questo brano, Mons. NEGRI scrive in “Con
Giussani” (Ares, 2021, pag.55)
“ La più terribile tentazione, all’inizio della storia del Movimento di Comunione e Liberazione come adesso, è quella di parlare degli uomini in senso del tutto soggettivistico, emozionale, costruendo attraverso questo soggettivismo sentimentale delle iniziative ricreative o culturali, che hanno più carattere consolatorio che non missionario. Si rischia cioè di percorrere quella strada che porta verso quella “religione del fai da te”(*), dalla quale ci ha messo in guardia Benedetto XVI, perdendo così l’oggettività dell’incontro con Cristo.
Invece seguendo Giussani era chiaro a tutti noi era chiaro che la lotta in cui ci sentivamo implicati non era definita dal suo essere contro, ma dall’affermare la verità di Cristo in ciascuno di noi….; perciò giudicare l’ideologia del mondo è essenziale per l’annuncio.”
Una
dilatazione del cuore e dell’intelligenza caratterizzata dal non avere paura di
nessuno, ovvero quella “baldanza ingenua” , come la definì lo stesso Giussani
nel messaggio della Domenica delle Palme del 1975:
“Man mano che maturiamo, siamo a noi stessi spettacolo e,
Dio lo voglia, anche agli altri. Spettacolo, cioè, di limite e di tradimento, e
perciò di umiliazione, e nello stesso tempo di sicurezza inesauribile nella
Grazia che ci viene Donata e rinnovata ogni mattino. Da qui viene quella
baldanza ingenua che ci caratterizza, per la quale ogni giorno della nostra
vita è concepito come un'offerta a Dio, perché la Chiesa esista dentro i nostri
corpi e le nostre anime, attraverso la materialità della nostra esistenza."
(*)
BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, Mercoledì, 17 ottobre 2012