giovedì 27 gennaio 2022

LA LIBERTA’ NON E’ POSSIBILE SENZA UN GIUDIZIO

 Luigi Giussani

Tratto da: "Ciò che abbiamo di più caro", Rizzoli, Milano 2011, pag. 34-35

 (...)

Intervento: Anche a me questa sembra una questione importante. Vorrei aggiungere che la libertà si impara con una responsabilità, cioè si impara rispondendo.Ma essere responsabili vuole dire rischiare e rischiare vuole dire percepire l’ostacolo, cioè percepire che cosa si pone e che cosa si oppone, e questo è l’ambiente. La liberta si impara come presenza nell’ambiente.

 Giussani: Ripeti questa catena, che è uno shock che è meglio imparare a memoria. Dunque, la liberta si impara...

 Intervento: ...nella responsabilità, cioè rispondendo. Ma rispondere significa rischiare e per rischiare bisogna percepire l’ostacolo, ciò che si pone davanti, che si oppone, vale a dire l’ambiente. La liberta si impara come presenza nell’ambiente. Che cosa ci si oppone oggi? O a che cosa noi ci opponiamo? La risposta non può che essere concreta. La liberta, perciò, non e la pratica di uno schema all’infinito, ma viene in un rischio, perciò nel comprendere contro cosa vai.

Giussani: La liberta non è un sentimento, ma è un dinamismo. 

Comunque, quello che ha detto lui me l’ha detto il professor Lazzati la prima volta che abbiamo fatto, in diciassette ragazzi, a Gressoney, una tre giorni, da cui l’idea di movimento poi e nata. Lui, dopo, ha dimenticato tutto questo.

E quella famosa frase che abbiamo gia citato tante volte: Pour se poser il s’oppose, per porsi uno si oppone. Se non c’e il senso della responsabilità rischiosa, perciò se non ci sono il giudizio e la volontà e l’affettività per andare contro, per cambiare – perche andare contro vuole dire cambiare – ciò che c’e, ciò che mi si oppone, che mi sta davanti, che mi si impone, se non ho questa responsabilità, cioè se io non sono presente nell’ambiente, la libertà diventa un “sogno di una notte di mezza estate” che il vento soffia via.

E dopo viene, come è stato detto, l’anoressia dell’umano. L’anoressia, normalmente, spessissimo, viene alle ragazze che non hanno avuto un rapporto col padre, un rapporto giusto col padre, o con la madre, che è lo stesso. Il padre e la madre sono il potere: se non abbiamo un rapporto giusto con il potere, ci viene l’anoressia dell’umano, la nostra umanità non mangia più, non si ciba più, non dorme più, diventa magra, e c’è soltanto una sembianza che par persona, una cosa inconsistente (non puoi abbracciarla perchè non è consistente). Il mondo adesso e pieno di anoressici dell’umano: per il potere. Ma come si fa a liberarsi da questa soggezione al potere che ci mette in anoressia?

Bisogna opporsi, cioè bisogna porsi con tale consapevolezza, giudizio e affettività, con tale libertà reale, che si cambi o si cerchi di cambiare quel che ci sta davanti (è questa la presenza nell’ambiente, perche quel che ci sta davanti e l’ambiente). Si tratta anzitutto di cambiarlo come giudizio e quindi di manipolarlo, di usarlo diversamente.

Per questo il potere odia la liberta. Ciò sta avvenendo in Occidente in una forma tragica e umanamente più deleteria di come sia accaduto in Russia sotto Lenin e Stalin e di quanto accade ancora adesso. Perche in Occidente è tutto liscio. Il discorso sui valori comuni, portato avanti anche da vescovi, la stabilizzazione sui valori comuni e proprio l’abolizione della liberta: e quando uno si muove “divide”! Ma noi dovremmo poter dire: “Liberta andiam cercando, come sa chi per lei vita rifiuta”. E un po’ dura! ( testo del 1988)

Commentando questo brano, Mons. NEGRI scrive in “Con Giussani” (Ares, 2021, pag.55)


“ La più terribile tentazione, all’inizio della storia del Movimento di Comunione e Liberazione come adesso, è quella di parlare degli uomini in senso del tutto soggettivistico, emozionale, costruendo attraverso questo soggettivismo sentimentale delle iniziative ricreative o culturali, che hanno più carattere consolatorio che non missionario. Si rischia cioè di percorrere quella strada che porta verso quella “religione del fai da te”(*), dalla quale ci ha messo in guardia Benedetto XVI, perdendo così l’oggettività dell’incontro con Cristo.

Invece seguendo Giussani era chiaro a tutti noi era chiaro che la lotta in cui ci sentivamo implicati non era definita dal suo essere contro, ma dall’affermare la verità di Cristo in ciascuno di noi….; perciò giudicare l’ideologia del mondo è essenziale per l’annuncio.”

Una dilatazione del cuore e dell’intelligenza caratterizzata dal non avere paura di nessuno, ovvero quella “baldanza ingenua” , come la definì lo stesso Giussani nel messaggio della Domenica delle Palme del 1975:

Man mano che maturiamo, siamo a noi stessi spettacolo e, Dio lo voglia, anche agli altri. Spettacolo, cioè, di limite e di tradimento, e perciò di umiliazione, e nello stesso tempo di sicurezza inesauribile nella Grazia che ci viene Donata e rinnovata ogni mattino. Da qui viene quella baldanza ingenua che ci caratterizza, per la quale ogni giorno della nostra vita è concepito come un'offerta a Dio, perché la Chiesa esista dentro i nostri corpi e le nostre anime, attraverso la materialità della nostra esistenza."

 

(*) BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, Mercoledì, 17 ottobre 2012

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