Domanda: Che cosa pensi della cultura occidentale? Questa domanda per noi è importante perché viviamo in un Paese che vuole essere l’espressione realizzata dell’Occidente.
Don Giussani: Mi pare che sia una domanda onnicomprensiva. Credo che, innanzitutto, la cultura occidentale possieda dei valori tali per cui si è imposta e come cultura e operativamente, socialmente, a tutto il mondo.
C’è una piccola osservazione da aggiungere: che tutti questi valori la civiltà occidentale li ha ereditati dal cristianesimo:
il valore della
persona, assolutamente inconcepibile in tutta la letteratura del mondo, perché la
persona è concepibile come dignità esclusivamente se è riconosciuta non
derivare integralmente dalla biologia del padre e della madre, altrimenti è
come un sasso dentro il torrente della realtà, una goccia di un’ondata che si
infrange contro la roccia;
il valore del lavoro, che in tutta la
cultura mondiale, in quella antica ma anche per Engels e Marx, è concepito come
una schiavitù, è assimilato a una schiavitù, mentre Cristo definisce il lavoro
come l’attività del Padre, di Dio;
il valore della
materia, vale a dire l’abolizione del dualismo fra un aspetto nobile e un aspetto
ignobile della vita della natura, che non esiste per il cristianesimo;
la frase più rivoluzionaria della storia della cultura
è quella di san Paolo: «Ogni creatura è
bene», per cui Romano Guardini può dire che il cristianesimo è la religione
più “materialista” della storia;
il valore del progresso, del tempo come carico di significato, perché il concetto di storia esige l’idea d’un disegno intelligente. Questi sono i valori fondamentali della civiltà occidentale, a mio avviso.
Non ne ho citato un altro, perché è implicito nel concetto di persona: la libertà. Se l’uomo deriva tutto dai suoi antecedenti biologici, come la cultura imperante pretende, allora l’uomo è schiavo della casualità degli scontri e quindi è schiavo del potere, perché il potere rappresenta l’emergenza provvisoria della fortuna nella storia.
Ma se nell’uomo c’è qualche cosa che deriva direttamente dall’origine delle cose, del mondo, l’anima, allora l’uomo è realmente libero. L’uomo non può concepirsi libero in senso assoluto: siccome prima non c’era e adesso c’è, dipende. Per forza.
L’alternativa è molto semplice: o dipende da Ciò che fa la realtà, cioè da Dio, o dipende dalla casualità del moto della realtà, cioè dal potere. La dipendenza da Dio è la libertà dell’uomo dagli altri uomini.
La mancanza terribile, l’errore terribile della civiltà occidentale è di aver dimenticato e rinnegato questo. Così, in nome della propria autonomia, l’uomo occidentale è diventato schiavo di ogni potere.
E tutto lo sviluppo scaltro degli strumenti della
civiltà aumenta questa schiavitù. La soluzione è una battaglia per salvare: non
la battaglia per fermare la scaltrezza della civiltà, ma la battaglia per riscoprire, per testimoniare,
la dipendenza dell’uomo da Dio.
Quello che è stato in tutti i tempi il vero significato della lotta umana, vale a dire la lotta tra l’affermarsi dell’umano e la strumentalizzazione dell’umano da parte del potere, adesso è giunto all’estremo. Come Giovanni Paolo II ha messo in guardia tante volte, il pericolo più grave di oggi non è neanche la distruzione dei popoli, l’uccisione, l’assassinio, ma il tentativo da parte del potere di distruggere l’umano.
E l’essenza
dell’umano è la libertà, cioè il rapporto con l’infinito.
Perciò è soprattutto nell’Occidente che la grande battaglia deve essere combattuta dall’uomo che si sente uomo: la battaglia tra la religiosità autentica e il potere. Il limite del potere è la religiosità vera - il limite di qualunque potere: civile, politico ed ecclesiastico
“CRISTO, TUTTO CIÒ CHE ABBIAMO”
Appunti da una
conversazione di Luigi Giussani con un gruppo di Comunione e Liberazione. New
York, 8 marzo 1986
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