mercoledì 25 marzo 2020

IL PRESIDENTE CASUALE

Il motto di Conte è: non disturbate il manovratore
di Marco Bertoncini

Il presenzialismo di Giuseppe Conte ostenta un presidenzialismo senza appoggio costituzionale. A palazzo Chigi si accettano soltanto interviste chilometriche nelle quali non si risponde a richieste che la gente comune avanzerebbe, mentre l'intervistato ostenta il proprio ruolo di guida indiscussa della nazione.
Se il mancato supercommissario Domenico Arcuri si è ridotto a semisilente operatore (tuttora da verificare sui risultati) e Angelo Borrelli emerge tristemente nelle angosciose comunicazioni di funeree cifre, in compenso perfino le riunioni del governo si sono ridotte. Senz'altro Conte sente, ormai in videoconferenza, tecnici ed esperti, i quali però, ogni giorno di più, rivelano, almeno sui mezzi di stampa, laceranti difformità di pensiero. E poi colloquia con qualche ministro e pochi politici.
Però di affrontare a viso aperto sia la stampa sia, e soprattutto, il Parlamento, il megapresidente non ha voglia alcuna. Si capisce perfettamente che le obiezioni a fare svolgere, se non normalmente certo adeguatamente, i lavori parlamentari gli servono per evitare confronti sgraditi. Non era finora successo che i gruppi di opposizione dovessero bussare al Quirinale per ottenere il minimo costituzionale nei confronti del governo: rispondere alle Camere.
Vi sono decreti-legge che attendono modifiche richieste dall'interno medesimo della maggioranza, così come si vi sono atti amministrativi, specie dpcm, che sarebbe indispensabile fossero illustrati alle Camere in vista delle future riscritture. Per Conte sarebbe sgradevole. Se al Cav si rimproverava il suo faso-tuto-mi, che dire del presidenzialismo instaurato da chi è salito sulla poltrona per un caso che più casuale non si potrebbe immaginare?
Tratto da ITALIA OGGI

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