GIOVANNI ORSINA
Il coronavirus, lo sanno ormai pure i
sassi, è pericoloso soprattutto per gli organismi debilitati. Ciò che vale per
i corpi fisici sembra valere metaforicamente anche per quelli sociali: l’Italia
è un organismo politico debolissimo e patisce molto il morbo.
Alcune delle nostre debolezze hanno radici
di lungo periodo.
·
L’assenza di coordinamento fra i vari livelli amministrativi e il loro
vizio di scaricare le responsabilità l’uno sull’altro, con effetti devastanti
sulla già scarsissima fiducia degli italiani nelle istituzioni.Il carattere isterico, schizofrenico e cacofonico del dibattito pubblico. L’incapacità patologica di tenere minimamente da conto l’interesse
nazionale.
·
Altri difetti, tuttavia, sono di natura non strutturale ma congiunturale, e
dipendono dalla fragilità politica del secondo gabinetto Conte, che l’emergenza
sta mettendo impietosamente in risalto.
Il governo è debole per almeno tre ragioni.
1.
Innanzitutto perché nei due anni trascorsi dal voto del marzo 2018
l’elettorato è cambiato in profondità. Certo, sappiamo tutti che siamo in un
sistema parlamentare, le elezioni si svolgono ogni cinque anni, e fin quando
c’è una maggioranza la legislatura deve andare avanti. Ma questo è un ragionar
per forme, importantissimo in una democrazia liberale ma insufficiente a
modificare la sostanza: più un parlamento si distanzia dall’opinione pubblica,
più s’indebolisce.
2.
Il governo è fragile, in secondo luogo, perché la prima colonna della
maggioranza, il Movimento 5 stelle, nessuno sa più che cosa sia, chi lo guidi,
dove voglia andare.
3.
Infine, perché la seconda colonna, il Partito democratico, ha subito una
scissione, e il vero padre del Conte bis, Matteo Renzi, punta in maniera sempre
più esplicita all’infanticidio.
Tutto questo rende l’attuale governo inadatto ad affrontare l’emergenza.
Tanto più che finora il virus ha colpito soprattutto il nord, ossia l’area del
Paese nella quale le forze della maggioranza sono meno rappresentate, e più
forte è invece l’opposizione. Si capisce bene, allora, per quale ragione abbia
preso quota da ultimo l’ipotesi di un cambio di maggioranza e di ministero, in
direzione magari di un’ampia convergenza politica, presentata come l’unica
soluzione capace forse di rimediare al collasso strutturale di una legislatura
ormai irrecuperabile. E si capisce il senso dell’incontro di ieri fra il
principale leader dell’opposizione, Matteo Salvini, e il Presidente Mattarella.
Quant’è probabile che una soluzione di
questo tipo prenda forma, in concreto? Molto poco, per il momento. L’emergenza
fra l’altro, se evidenzia la debolezza del governo, sconsiglia pure le
avventure e spinge verso la stabilità. Col tempo le probabilità potrebbero
crescere, però: se la crisi si aggraverà
e il governo si dovesse rivelare palesemente impari; o al contrario, se
usciremo dall’emergenza sanitaria acuta per entrare in una fase di emergenza
economica cronica. Potrebbe aprirsi allora una finestra di opportunità per
Renzi, il cui attivismo, con tutta evidenza, è per il momento soltanto
congelato.
Sarebbe opportuna per il Paese, una
soluzione di ampia convergenza emergenziale? A mio avviso potrebbe esserlo, in
particolare se dovesse disegnare un percorso verso il voto. Questa legislatura – l’ho già detto – non
mi sembra più recuperabile. E non credo che in queste condizioni possa
raggiungere il traguardo dell’elezione del Presidente della Repubblica, nel
2022. Né è illegittimo, per altro, chiedersi fino a che punto sia opportuno che
il Capo dello Stato venga eletto da un parlamento così distante ormai dal
sentire del Paese, e che presto sarà ulteriormente delegittimato –
politicamente, se non giuridicamente – dall’approvazione del taglio dei
parlamentari. Ammesso che queste premesse reggano, non sarebbe male se alle
urne ci si arrivasse con un po’ d’ordine, e con un minimo di riconoscimento
reciproco fra i contendenti.
lastampa 28febbraio
Nessun commento:
Posta un commento