Se cerchi, trovi. Ma se trovi poi devi spiegare bene al mondo cosa hai trovato. Il
governo italiano ha deciso di fare tamponi a tappeto sul coronavirus, una
pioggia di test che è arrivata seguendo cinque fasi politiche.
Prima fase: zero assoluto. È quello che tanto
è un problema cinese e non parliamone perché siamo alleati. È durata
finché due turisti cinesi sono stati ricoverati a Roma. In questa fase il
governo è sull'orlo della caduta, con i renziani che minacciano di uscire e
Conte che cerca una maggioranza alternativa.
Conte in versione "maglioncino da combattimento" |
Seconda fase: tutto sotto controllo. Era il 31 gennaio quando Giuseppe Conte pronunciava questa frase. Niente
era sotto controllo, questa fase politica è quella in cui ci siamo giocati
la salute dell'Italia. Il 2 febbraio, quando all'ospedale Spallanzani, a Roma,
fu isolato il virus, dopo
il "tutto è sotto controllo" il premier aggiunse "siamo tra i
primi al mondo". Seguì tour fotografico del premier allo
Spallanzani, l'annuncio del governo dell'assunzione dei ricercatori
precari. Era l'epico
momento del medico del popolo che con un colpo
di virus provvidenziale chiudeva la crisi nella maggioranza e s'apprestava a
sconfiggere il coronavirus.
Terza fase: il Nord isolato. Il virus si sviluppa nelle regioni governate dalla Lega, Lombardia e
Veneto. Emergenza, il racconto della crisi entra in un plot da conflitto, il premier inaugura la versione
maglioncino da combattimento. Palazzo Chigi si trasferisce nella sede
della Protezione civile, tour televisivo del premier (sempre in maglioncino),
nelle case degli italiani compare Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile, dottore commercialista,
che ci informa (e vedremo come) su un'emergenza sanitaria nella quale in prima
linea ci sono i medici. Surreale. I centri dei focolai vengono isolati, parte
un lock down all'italiana: quarantene che non sono quarantene,
isolamenti in libertà. Il virus è già a spasso per tutto il paese. E niente è
sotto controllo.
Quarta fase: frenata. Mentre i numeri salgono, i fatturati sono da auto-flagellazione e la
Borsa è un film splatter, qualcuno comincia a pensare che la linea politica
tafazzista non sia la via migliore per reagire. Milano entra in
fase di depressione, il Nord che rappresenta metà dell'export italiano rischia
di pagare carissima la crisi del coronavirus. Il sindaco di Milano, Sala,
dice che bisogna far ripartire Milano. Dove? Il governo è in stato confusionale e dalla fase
d'attacco passa a quella difensiva, ma non c'è una strategia. Il governo è in
frenata.
Quinta fase: l'untore. L'Italia diventa il terzo paese del mondo per numero di infetti e
il primo veicolo del contagio in Occidente (anche oggi, in Giordania e
altrove). Le compagnie aeree evitano lo scalo in Lombardia, la Francia
consiglia ai suoi cittadini di non recarsi in Italia, così anche gli Stati
Uniti, il livello di allerta per l'Italia in America è pari a quello della
Corea del Sud e dell'Iran. La Turchia blocca i voli, il Belpaese è
l'epicentro del coronavirus in Europa. A questo punto si cerca di limitare il
danno con un maldestro maquillage del numero dei contagiati. Il capo della Protezione Civile, Borrelli,
non comunica più il numero complessivo dei contagiati (cosa che ha fatto anche
ieri) ma lo depura dei morti e dei guariti. È un giochino che abbassa il numero
dei contagiati da comunicare in televisione. Il governo studia un decreto
da 3,6 miliardi per contrastare il rallentamento dell'economia. Conte si rimette la cravatta e
parte l'operazione "unità nazionale", tutti convocati a Palazzo
Chigi.
TRATTO DA LIST
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