di Ernesto Galli della Loggia
La verità è che
l’attuale epidemia sta rivelando in modo esplosivo ciò che ogni persona non
imbevuta di fantasticherie ideologiche ha sempre saputo
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Dove
sono andati a finire — mi domando da giorni di fronte
allo spettacolo dei tricolori esposti alle finestre, all’inno nazionale
intonato da mille voci — dove sono andati a finire, che cosa hanno da dire
quelli de «L’identità italiana non esiste»? quelli che si proclamavano
orgogliosamente «Contro le radici»? (sono, alla lettera, i titoli di due libri
in commercio)? quelli che fino a ieri proponevano di mettere al bando parole
come nazione e nazionalità perché secondo loro contenenti «un potenziale
violento pronto a giustificare aggressioni civili e guerre»? (come se nel corso
della storia gli esseri umani per scannarsi non avessero utilizzato sempre di
tutto, da Dio alla libertà, al socialismo).
Dove
sono gli intellettuali — in buona parte storici ahimè — che per anni sono
andati sostenendo le idee di cui sopra?
La
verità è che l’attuale epidemia sta rivelando in modo esplosivo ciò che ogni
persona non imbevuta di fantasticherie ideologiche ha sempre saputo. E cioè che quando arrivano i tempi in cui è
questione di vita o di morte (mai espressione fu più appropriata) allora
conta davvero chi parla la tua stessa lingua e condivide il tuo passato, chi ha
familiarità con i tuoi luoghi e ne conosce il sapore e il senso, chi canta le
tue stesse canzoni e usa le tue medesime imprecazioni. Che solo da quello puoi
aspettarti (e anche esigere, non chiedere, esigere!) un aiuto generoso e
immediato. Non si chiama sciovinismo.
Si
chiama nazione, collettività nazionale,
sentimento di appartenenza ad essa, e insieme allo Stato che quella
collettività tanto tempo fa si è data. Cose che possono restare a lungo
nascoste ma che vengono poi fuori a un tratto, all’improvviso: quando è
necessario trovare un posto letto con un respiratore, schierare un gruppo di
soldati sulle strade, o magari mandare semplicemente un aereo a recuperare
qualcuno all’altro capo del mondo e né Lufthansa né Ryanair rispondono al
telefono.
Tratto dal CORRIERE DELLA SERA 16 marzo ’20
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