giovedì 9 dicembre 2010

E' TEMPO PER I CATTOLICI ITALIANI DI TORNARE CON DECISIONE AD ESSERE GUELFI

Concludendo sabato 4 dicembre il decimo Forum del “progetto culturale” della Chiesa italiana, dedicato ai 150 anni dell’unità d’Italia, il cardinale Camillo Ruini ha detto la sua “opinione puramente personale” su come governare il paese.

Ha premesso che, per sua esperienza diretta pluridecennale, governare l’Italia è davvero un’impresa proibitiva:
“Avendo seguito in maniera costante e partecipe le vicende della politica italiana dall’ormai lontano 1948, posso dire che mai, nemmeno nelle situazioni che avrebbero dovuto essere più favorevoli, come ad esempio quelle dei governi De Gasperi dopo le elezioni del ‘48, l’esecutivo ha goduto nell’Italia repubblicana di una vera e sicura stabilità: e questo è un elemento di debolezza dell’Italia in confronto agli altri grandi paesi europei”.

Di conseguenza, il cardinale ha messo in testa al suo programma questi tre punti:
- “un rafforzamento istituzionale dell’esecutivo”;
- il mantenimento di “un sistema elettorale di tipo maggioritario”;
- “l’attuazione del federalismo
”.

Dopo di che Ruini ha indicato nel sostegno alla famiglia l’asse portante dell’auspicata azione di governo.
Un’azione tanto più urgente, ha spiegato, a motivo di un’altra persistente debolezza del nostro paese, la denatalità: “una debolezza di più vasta portata e più difficile da correggere, perché non limitata all’ambito politico ma radicata nel senso della vita, nella cultura e nell’organizzazione sociale”.
Su questo punto, ha detto il cardinale, non bastano provvedimenti politici e legislativi come quelli, pur “efficaci”, adottati da altri paesi europei. È necessaria un’azione a tutto campo, mirata a “valorizzare ben di più quello che rimane un grande punto di forza dell’Italia, e cioè la profondità e la tenacia dei legami familiari, che spesso vengono considerati come un nostro motivo di arretratezza” quando invece, ha esemplificato, proprio il risparmio delle famiglie ha messo in grado l’Italia di resistere all’attuale crisi economica.

Nell’attuare un programma così impegnativo – ha proseguito il cardinale – i cattolici italiani hanno un potenziale di grande ricchezza e valido per tutti, poiché l’idea e la realtà di “italianità” ha come suoi elementi essenziali e più duraturi proprio quelli religiosi e cattolici.

E qui Ruini ha citato il rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, che aveva parlato prima di lui e aveva affermato che “si è aperto il tempo, per i cattolici italiani, di tornare a essere con decisione ‘guelfi’”.
“Al di là del ricorso al termine ‘guelfi’ che può dar luogo a diverse interpretazioni – ha commentato il cardinale – non posso non condividere la convinzione che essere veramente, e vorrei dire semplicemente, cattolici è la premessa ineludibile per un impegno che sia storicamente efficace e al contempo davvero orientato in senso cristiano e cattolico”.

Ma affinché ciò si avveri – ha concluso Ruini – è necessario “reagire a quella ’secolarizzazione interna’ che insidia la Chiesa e intacca il cristianesimo stesso, gli uomini e le forme in cui esso si incarna, svuotandolo del suo vigore e del suo fascino”.
Il discorso del cardinale è da leggere tutto, inquadrato com’è in una visione internazionale di vasto orizzonte e in una visione di Chiesa anch’essa di grande respiro, la stessa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.
Tornando sul terreno politico, un bel quiz è il seguente: quali uomini politici e quali partiti, oggi in Italia, sono pronti a sottoscrivere il programma ruiniano?

Il testo integrale del discorso, assieme agli altri interventi del Forum, è nel sito del “progetto culturaledella conferenza episcopale italiana.

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