Si è svolta a Cesena dal 15 al 21 novembre la “settimana dell’educazione e della pedagogia”.
Con un editoriale intitolato “Le parole mancanti” il Corriere Cesenate ha dato un duro giudizio sulla manifestazione. Ne è seguito un dibattito sulla Pagina Aperta del Corriere, al quale ho partecipato anch’io.
Ecco il mio intervento, e in calce i link per gli altri articoli.
Caro Direttore,
il tuo editoriale su “Le parole mancanti” analizza in modo chiaro e pacato la realtà che abbiamo davanti in questa città..
L’educazione che diffonde il nostro comune è figlia di una cultura che ritiene valido solo quello che è riconosciuto nell’ambito delle scienze naturali, con l’esclusione di tutto ciò che va al di là di esse, per giungere ad un concetto di uomo fine a se stesso, a cui tutto è permesso.
Se vogliamo dare una definizione di quanto accade (anche se le definizioni non colgono mai del tutto la realtà) possiamo dire che questo è il relativismo in senso proprio, cioè quel modo di pensare che deve diventare valido per tutti, perché proveniente dalla ragione.
Recentemente Benedetto XVI ha scritto che: “La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa. C'è il pericolo che la ragione, la cosiddetta ragione occidentale, sostenga di avere finalmente riconosciuto ciò che è giusto e avanzi così una pretesa di totalità che è nemica della libertà. Credo necessario denunciare con forza questa minaccia. Nessuno è costretto ad essere cristiano. Ma nessuno deve essere costretto a vivere secondo la "nuova religione", come fosse l'unica e vera, vincolante per tutta l'umanità”.(“Luce del momndo”, pag.82)
Quella che sta passando è una nuova visione del mondo che sta plasmando tutta la vita. E quale può essere la risposta dei cristiani? Non può più essere quella di “essere cristiani senza dirlo”, ma al contrario quella di “essere cristiani e dirlo”, abbandonando la retorica e il moralismo astratto che impedirebbe di “sbandierare la nostra fede”, perché così facendo alcuni temi potrebbero sembrare “patrimonio di alcuni e non occasioni di confronto”, come scrive la lettrice di venerdì scorso. Se è vero che non possediamo la verità (nel migliore dei casi è lei a possedere noi) tuttavia metterla semplicemente da parte perché ritenuta discriminante mi sembra una rinuncia al nostro compito.
A pag 88 del suo nuovo libro, il Papa dice che i credenti devono trovare “la forza di rendere politicamente più operante la loro fede”. Magari prendendo l’esempio e il coraggio dai cristiani del Pakistan, che sono cristiani e lo dicono.
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