giovedì 11 luglio 2013

ASPETTANDO I BARBARI

COSTANTINO KAVAFIS



“Sull’agorà, qui in folla, chi attendiamo?”

“I Barbari, che devono arrivare”.

“E perché i Senatori non si muovono?”

Che aspettano essi per legiferare?”.

“E’ che devono giungere, oggi, i Barbari.

Perché dettare leggi? Appena giunti,

i Barbari, sarà compito loro”.

“Perché l’Imperatore s’è levato

di buonora ed è fermo sull’ingresso

con la corona in testa?”

“E’ che i Barbari devono arrivare

e anche l’Imperatore sta ad attenderli

per riceverne il Duce; e tiene in mano

tanto di pergamena con la quale

gli offre titoli e onori”.

“E perché mai

sono usciti i due consoli e i pretori

in toghe rosse e ricamate? e portano

anelli tempestati di smeraldi,

braccialetti e ametiste?”.

“E’ che vengono i Barbari e che queste

cose li sbalordiscono”.

“E perchè

gli oratori non son qui, come d’uso,

a parlare, ad esprimere pareri?”

“E’ che giungono i Barbari, e non vogliono

sentire tante chiacchiere”

“E perché

tutti sono nervosi? (I volti intorno

si fanno gravi). Perché piazze e strade

si svuotano ed ognuno torna a casa?”

“E’ che fa buio e i Barbari non vengono,

e chi arriva di là dalla frontiera

dice che non ce n’è più neppure l’ombra”.

“E ora che faremo senza i Barbari?

(Era una soluzione come un’altra,

dopo tutto...)”.

trad. Eugenio Montale

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