Il Cardinale Arcivescovo di Bologna
interviene a proposito delle dichiarazioni del Sindaco sul riconoscimento di
matrimonio e adozioni per le coppie omosessuali
Le affermazioni fatte dal Sindaco di
Bologna riguardanti il matrimonio e diritto all’adozione per le coppie gay sono
di tale gravità, che meritano qualche riflessione.
Quanto da lui profetato come
ineluttabile destino del Paese a diventare definitivamente civile riconoscendo
alle coppie omosessuali il diritto alle nozze e
all’adozione è una battuta
a braccio che costa poco: tanto non dipende dal Sindaco. Ma ciò non toglie la gravità
di tale pubblica presa di posizione da parte di chi rappresenta l’intera città.
E dove mettere il cittadino che non per fobia ma con motivate ragioni ritiene
matrimonio ciò che è stato definito tale fin dagli albori della civiltà o
ritiene non si possa parlare di un diritto ad adottare ma del diritto di ogni
bambino ad avere un padre e una madre?
Davvero questo cittadino, con la sua
cultura e le sue ragioni, è da giudicare incivile e fuori dalla storia,
condannato a sentirsi estraneo in casa sua, perché non riesce a stare al passo
del sedicente progresso?
Naturalmente ci sarà chi,
riempiendosi la bocca di laicità dello Stato (che è cosa ben più seria!), ci
accuserà di voler imporre una dottrina religiosa. Ma qui non c’entra religione
o partito, omofobia o discriminazione: sono i fondamentali di una civiltà
estesa quanto il mondo e antica quanto la storia ad essere minati; e forse non
ci si accorge dell’enormità della posta in gioco.
Affermare che omo ed etero sono coppie
equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare
un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale
oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose. Ad un tale oscuramento del bene
comune da confondere i desideri degli individui coi diritti fondamentali della
persona.
+ Carlo Card. Caffarra
Arcivescovo di Bologna
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