Così oggi le élite
culturali europee
vogliono affermare il laicismo radicale»
vogliono affermare il laicismo radicale»
In che senso?
Bologna ha una tradizione laicista molto forte e radicata. Sui temi legati all’omosessualità il nodo è noto: il presidente storico di Arcigay è bolognese e qui da noi è partita l’ondata di battaglie per i diritti legati alla sessualità.
La misura della Giunta è legata a questo?
La mia impressione è che da parte di Palazzo D’Accursio ci sia stato un tentativo di controbilanciare la spinta leggermente a destra che si era presa per il referendum sui finanziamenti alle scuole paritarie. Come a cercare di rimettere la barra della nave un po’ più a sinistra con un colpo che tocca solo un aspetto nominalistico che non modifica il regolamento e non cambia i criteri di inserimento. Insomma, che non provoca nessuno stravolgimento.
Il messaggio, però, è abbastanza chiaro...
Il modo realistico per leggere il contesto della vicenda credo che l’abbia perfettamente intuito l’arcivescovo Caffarra, che ai giornalisti ha risposto con ironia. Oggi c’è una distanza abissale tra il linguaggio naturale e il linguaggio burocratico. Non verrebbe mai in mente a nessuno, se non al controllore del treno, di dire «ha obliterato il suo titolo di viaggio?». Ci troviamo di fronte alla stessa situazione.
Non ne esce una bella immagine della politica cittadina...
Ma non è un problema solo di Bologna, non esageriamo. È la cultura che si trova nelle cosiddette «elite neoilluministe» europee che si caratterizzano per il recupero di un laicismo radicale che sembra fare a pugni con il senso comune delle persone. Ce lo dice la storia che questo fantomatico "razionalismo" ha dato pessima dimostrazione di sé. Penso alla Francia e all’ennesima richiesta di abolire i simboli religiosi dalla scuola. Azioni come questa dimostrano l’assoluta incapacità da parte della politica di gestire la diversità.
Diversità che si va accentuando...
Si moltiplicano le etiche, le filosofie, i gruppi, le etnie. È un processo inarrestabile che non può essere ignorato. La giunta Merola, che non è la sola, pretendeva di fare lo struzzo e di nascondere la testa sotto la sabbia. Eliminare la differenza ricorrendo alla neutralità non serve.
Una possibile soluzione?
Una via percorribile l’ha indicata papa Francesco nella lettera inviata al fondatore di la Repubblica. Lui ha tirato fuori di nuovo con forza il tema del dialogo. Molti aspetti della società moderna hanno la caratteristica dell’incompatibilità. Ci sono alcuni diritti che sembrano negare i diritti di altri. Non possiamo più considerarci nella logica della mediazione, come avevamo fatto fino ad adesso. Dobbiamo per forza formulare un incontro per arrivare a una verità per tutti. Questo ovviamente implica un cambiamento da parte di tutti.
Caterina Dall'Olio
Avvenire 20 settembre 2013
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