martedì 29 maggio 2012

DIES IRAE

LE ANGOSCE DEL CARDINALE MARTINI

di Sandro Magister
Tratto da Settimo cielo, il blog di Sandro Magister, il 27 maggio 2012
Il giorno di Pentecoste, sul “Corriere della Sera”, nella sua consueta pagina mensile di dialogo con i lettori, il cardinale Carlo Maria Martini risponde così a un lettore impressionato dal “Dies iræ” e dall’idea di un Dio che “castiga e condanna” nel giorno del giudizio finale
“Non credo che ci saranno grandi segni esterni. Questo mondo semplicemente ‘passa’. Perciò lascio in pace la mia immaginazione e mi preparo a ciò che il Signore vorrà mostrarci. In ogni caso vi sarà una proclamazione della gloria del Figlio Risorto, insieme con la certezza che a tutti sarà dato contemplare la bontà di Dio nel suo disegno sul mondo. Il testo cui lei fa riferimento [il 'Dies iræ' - ndr] è una visione distorta delle angosce del tempo ultimo, derivata da paure rinascenti dal cuore umano. Essa ha comandato anche l’arte di quei secoli”.
Rimosso il giudizio finale e fatta balenare l’idea di una beatitudine per tutti, c’è una distanza notevolissima tra queste parole del cardinale Martini sui “novissimi” e quelle, ad esempio, di Benedetto XVI nell’enciclica “Spe salvi“.
Ma anche a proposito del “Dies iræ” tra i due c’è un abisso. Per Martini “è una visione distorta” da relegare nel passato. Per Joseph Ratzinger è tutto l’opposto.
Basta rileggere come il papa commentò il 16 ottobre 2010 il “Requiem” di Verdi da lui ascoltato poco prima in concerto nell’aula delle udienze, citando una strofa proprio del “Dies iræ” come “parola della liturgia cattolica.
“‘Qui Mariam absolvisti, et latronem exaudisti, mihi quoque spem dedisti’, abbiamo ascoltato: ‘Tu che perdonasti Maria Maddalena ed esaudisti il buon ladrone, anche a me hai dato speranza’. Il grande affresco musicale di stasera rinnova in noi la certezza delle parole di sant’Agostino: ‘Inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te’, il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”.
E questa sarebbe l’angosciante “visione distorta”? In un canto tutto intessuto di riferimenti ai profeti dell’Antico Testamento e ai Vangeli, in particolare alla pagina di Matteo 25 sul giudizio finale?

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