VOGLIONO INSEGNARCI COME SI FA A VIVERE E A PENSARE
Ieri
“Il Fatto” ha involontariamente soccorso don Julian Carron e CL. Pubblicando
documenti clamorosi, filtrati dal Vaticano, che capovolgono l’interpretazione
fasulla che era stata data dell’articolo scritto per Repubblica dall’attuale
responsabile di Comunione e liberazione. Quello di Carron – a leggere
“Repubblica” – sembrava quasi un clamoroso mea culpa, un inginocchiarsi di
fronte agli avversari di sempre, seguito da quella sorta di “scelta religiosa”,
fuori dal mondo e dall’incarnazione, che don Giussani aveva avversato fin dagli
anni Settanta.
Soprattutto
Repubblica aveva presentato l’articolo come una “scomunica” a Formigoni (reo di
aver governato bene, ma facendo vacanze in mari esotici) e una rottura con il
passato di impegno dei ciellini. Certi avversari di CL hanno cantato vittoria
come se Carron avesse condannato il movimento identificandolo “con l’attrattiva
del potere, dei soldi, di stili di vita” non cristiani. Sentenza che – va detto
– nessun giornale ha mai emesso su CL, perché tutti sanno che è falsa (posso
dire per esperienza che il popolo ciellino è meraviglioso).
Era
dunque impossibile che fosse lo stesso leader di CL ad avallare insinuazioni
così offensive e generiche. Tanto è vero che – come dicevo – “Il Fatto” ieri ha
pubblicato due documenti inediti filtrati dalle mura vaticane che dissolvono il
colossale equivoco.Il primo documento è una nota del Segretario di stato
cardinal Bertone del 9 dicembre 2011 con la quale informa il segretario del
papa che il Santo Padre ha deciso di accogliere l’invito del Meeting di Rimini
e di recarvisi in visita il prossimo agosto in occasione del trentennale del
riconoscimento pontificio della Fraternità di CL e della visita del suo
predecessore, papa Wojtyla, allo stesso Meeting. Che il papa abbia deciso ai
primi di dicembre del 2011 significa che nessuno potrà adesso leggere
l’eventuale visita dell’estate 2012 come un avallo alla presunta
“purificazione” di CL sbandierata da Repubblica. E significa soprattutto che il
Pontefice a dicembre del 2011 stimava la Fraternità di CL come la stimava
trent’anni fa o nel 2005, quando è morto don Giussani.
Il
secondo documento inedito pubblicato dal “Fatto” è la lettera del marzo 2011
che fu mandata da don Carron al Nunzio apostolico in Italia a proposito della
successione episcopale a Tettamanzi, nella diocesi di Milano. La lettera non è
un’iniziativa di Carron: è la Santa Sede che, secondo la consuetudine, ha
consultato per quella nomina diversi soggetti ecclesiali, compresi i movimenti,
che dovevano dire la loro “in tutta franchezza e confidenza”. Dunque quella di
Carron era la risposta a una richiesta.
Ora
l’ennesima fuoruscita di documenti riservati può essere seccante per Carron, ma
non tutto il male viene per nuocere: questa lettera infatti permette di
interpretare in modo corretto il suo articolo su “Repubblica”.Cosa dice infatti
la missiva? La sintesi del “Fatto” è grossolana e superficiale: “In questa
lettera Carron suggerisce di nominare Scola anche per la sua sensibilità
all’area politica di centrodestra”.In realtà il ragionamento di Carron è molto
più profondo e complesso: egli anzitutto descrive “lo stato della Chiesa
ambrosiana”, “la crisi profonda della fede del popolo di Dio” e la perdurante
“crisi delle vocazioni”. Osserva inoltre: “la presenza dei movimenti è
tollerata, ma essi vengono sempre considerati più come un problema che come una
risorsa”.
Poi
aggiunge: “dal punto di vista della presenza civile della Chiesa non si può non
rilevare una certa unilateralità di interventi sulla giustizia sociale, a scapito
di altri temi fondamentali della Dottrina sociale e un certo sottile, ma
sistematico ‘neocollateralismo’, soprattutto della Curia, verso una sola parte
politica (il centrosinistra) trascurando, se non avversando, i tentativi di
cattolici impegnati in politica, anche con altissime responsabilità nel governo
locale in altri schieramenti”.Ovviamente, come sottolinea il giornale di
Padellaro, Carron si riferisce qui principalmente a Formigoni. Il sacerdote
prosegue: “questa unilateralità di fatto… finisce per rendere poco incisivo il
contributo educativo della Chiesa al bene comune, all’unità del popolo e alla
convivenza pacifica”. Per tutte queste ragioni, Carron, a nome del suo
movimento, indicava nel patriarca di Venezia Scola “l’unica candidatura” che
riteneva adeguata, precisando che “con questa indicazione non intendo
privilegiare il legame di amicizia e la vicinanza del Patriarca al movimento di
Comunione e liberazione, ma sottolineare il profilo di una personalità di
grande prestigio e esperienza”.
Potremmo
notare che la manina che ha fatto uscire fuori dalle mura vaticane questa
lettera riservata probabilmente aveva intenzione di danneggiare il cardinale
Scola, sottolineandone la vicinanza a CL.Ma questi giochetti curiali qui non ci
interessano. La lettera pubblicata dal “Fatto” spazza via quanto riportato su
Repubblica da Gad Lerner, il quale afferma che dei “dirigenti ciellini” – che
sarebbero “vicini” a Carron e che “chiedono di preservare l’anonimato” – gli
avrebbero testualmente dichiarato: “Carron ha sofferto tanto negli ultimi anni
per la deturpazione che alcune figure di spicco infliggono alla vera natura del
movimento”.La lettera riservata di Carron alla Santa Sede, del marzo 2011, dice
esattamente l’opposto. Sempre i soliti anonimi, che dicono di essere stati
vicinissimi anche a don Giussani, avrebbero rivelato a Gad che “da un decennio
almeno c’era chi, dall’interno, invano si opponeva al disegno politico
impersonato da Formigoni e, in seguito, da Maurizio Lupi”.
Qui
c’è veramente da ridere perché di questa “opposizione” dentro CL a Milano non
si era mai accorto nessuno. Che sia perfino ridicola posso testimoniarlo
personalmente perché essendo stato io il primo e unico ciellino ad aver
pubblicamente, e per diversi anni, contestato l’eccessiva presenza di politici,
di Cdo e imprenditori al Meeting, posso affermare che mai nessuno di questi
sedicenti “oppositori” si appalesò. Anzi, diversi colonnelli ciellini sui
giornali mi risposero polemicamente, qualcuno duramente. Mi viene dunque da
sorridere oggi, quando leggo nell’articolo di Lerner che, a proposito della
forte presenza dei ciellini nei centri decisionali lombardi e nelle opere, in
questo decennio, “Don Carron sopportava, ma non apprezzava. E con lui il
portavoce Alberto Savorana” e poi “Davide Prosperi, Michele Faldi, Roberto
Fontolan, il presidente della Compagnia delle Opere, Bernard Scholz e Giorgio
Vittadini” (che della Cdo è il fondatore). Tuttavia Lerner – che è un
osservatore intelligente – va letto bene. Nel suo articolo è evidente la
volontà di dividere CL in cattivi (i formigoniani da scomunicare) e buoni che
magari scrivono sull’Unità e dovrebbero portare CL in uno schieramento di
centrosinistra che ambisce a governare la Lombardia.
Analogamente
ieri Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere” pretende che l’impegno politico
dei ciellini ora si indirizzi verso una coalizione più vasta (Monti?), uscendo
dal ghetto minoritario (lo storico non è stato informato che già da venti anni
i politici di CL lavorano in un partito laico-liberale che ha avuto fino ad
ieri il 38 per cento e – checché si pensi di Berlusconi – è stato per anni
maggioritario nel Paese).Ma a tutto questo l’articolo di Carron è estraneo.
Egli, come faceva don Giussani quando più forte era l’impegno dei suoi in opere
culturali, sociali, educative, politiche, ha semplicemente ricordato che la
salvezza non viene da progetti e azioni proprie, ma da Cristo. Che ogni giorno
occorre ripartire da Lui e seguirlo (cosicché anche le malignità altrui o le
accuse ingiuste o il riconoscimento delle proprie miserie possono aiutare la
conversione). CL, dice Carron, non insegue l’egemonia o il potere, ma vuole
solo testimoniare umilmente Cristo, salvezza della vita.
Antonio Socci Da Libero, 6 maggio 2012
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