L’unione gay è una scelta di vita privata da rispettare
e magari da regolamentare. Il matrimonio, invece, è la fonte della famiglia
che è l’unica struttura naturale e culturale su cui si fonda, si rigenera e si
perpetua una società e ogni civiltà
Sulla copertina di Newsweek l’hanno
fatto con l’aureola, santo patrono delle coppie gay.
Dico di Obama che sostiene il
matrimonio omosessuale.
E penso ai suoi devoti, anche
nostrani; penso pure a Battisti che sul Corsera ha sostenuto le nozze gay.
Togliamo subito di mezzo ogni
demonizzazione; ci sono omo migliori degli etero e altri peggiori, la
personalità non si riduce al sesso. Bando a ogni fobia. L’unione gay è una
scelta di vita privata da rispettare e magari da regolamentare. Il matrimonio, invece,
è la fonte della famiglia che è l’unica struttura naturale e culturale su cui
si fonda, si rigenera e si perpetua una società e ogni civiltà. È dunque un
bene pubblico da riconoscere, da tutelare e da distinguere da ogni altro tipo
di unione.
Se la famiglia è un bene,l’unione
gay è un fatto privato, che può avere valore soggettivo per quelle coppie;
mentre la famiglia è un bene che ha valore etico, civile e religioso per la
comunità, la sua storia e il suo avvenire. Quella distinzione va salvaguardata,
per il bene della famiglia, non per il male dei gay.
A favore delle nozze gay c’è Obama e
il Potente Spirito del Tempo, mentre alle spalle di chi distingue il matrimonio
dall’unione gay c’è, sola e inerme, la civiltà come finora l’abbiamo conosciuta
e la nostra tradizione in uso da qualche millennio, anche precristiana. Se la
famiglia oggi è molto malata, non è una buona ragione per seppellirla nella
fossa comune delle unioni. Semmai una ragione in più per tutelarla e per
volerle bene, come a una madre o a un figlio.
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