mercoledì 28 agosto 2013

SIRIA : IL SUICIDIO DELL'OCCIDENTE



Gli editoriali di SamizdatOnLine 

Di nuovo siamo di fronte all'imminenza di un conflitto mondiale i cui esiti sono imprevedibili.
Papa Francesco più volte ha espresso la sua preoccupazione per l'amico popolo siriano, ed ha più volte esortato affinché non si ceda alla facile 'soluzione' delle armi che porterebbe ancor più sofferenza, distruzione e divisione.
Facciamo nostro il suo appello lanciato in occasione dell'Angelus di domenica 25 agosto affinché i governanti del mondo, ascoltando la nostra voce, riprendano la via del negoziato, unica soluzione "realmente" democratica.

 
Qualcuno fermi l'attacco alla Siria: sarebbe il suicidio dell'Occidente.
SamizdatOnLine - Cultura Cattolica.it
una di CULTURA CATTOLICA come gesto di solidarietà
una di TEMPI che invierà le firme raccolte ai parlamentari ed a Emma Bonino
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PACIFICAZIONE



Il golpe legale e quelle necessarie larghe intese contro la vecchia magistratura politicizzata

Perché pacificazione 

Da Mani pulite in poi. Storia del patto scellerato (e inconfessabile) tra la politica, le procure e i giornali che i politici di oggi fingono ancora di non vedere 

L’obbligatorietà dell’azione penale genera mostri; il più colossale, e vergognoso, dei quali – che ha, di fatto, trasformato la nostra Repubblica in una Repubblichetta delle banane nelle mani di caudilli in toga – è la distinzione, che una parte della magistratura fa, quando apre un fascicolo su qualcuno, fra “chi non sapeva”, che è ontologicamente non colpevole (innocente in se stesso), e chi “non poteva non sapere”, che è teoricamente colpevole (per deduzione accusatoria). E’ con la (legittima) autonomia e indipendenza di cui giustamente gode – ma anche, diciamolo, con discrezionalità e arbitrarietà spesso extra legem e contro ogni senso comune – di propendere per l’una o per l’altra delle due interpretazioni che essa tiene sotto permanente ricatto chiunque ed esercita il suo dominio sul paese. La politica, a sua volta, per viltà e quieto vivere, ha abdicato alle proprie funzioni.
D’altra parte, non saremmo il paese che siamo se la parte della magistratura politicamente radicale e impegnata non godesse di certe complicità fra gli stessi soggetti ricattabili. Diciamola, allora, tutta. Tangentopoli e Mani pulite non sono state (solo) l’auspicabile lavacro di un paese allora devastato dalla diffusa corruzione, ma (anche, e soprattutto), al riparo della legalità, un golpe, il sovvertimento di ogni ordine costituzionale, legale e politico razionale. Il “controllo di legalità”, che qualcuno, adesso, vorrebbe addirittura assegnare alla magistratura inquirente, è il modo col quale ogni regime illiberale tiene sotto il proprio tallone la propria popolazione e sovrintende ad ogni zona grigia nei comportamenti regolati dalla moralità individuale e da principi etici universalmente riconosciuti nei paesi di più matura democrazia liberale. Il controllo di legalità sarebbe l’ultimo passo verso il totalitarismo di un cammino già da tempo in corso.
Come ha scritto Guido Carli, un ex presidente della Confindustria (!), nelle sue memorie, il mondo degli affari aveva compensato l’ingresso dell’Italia nella Comunità europea, e l’apertura del suo mercato alla concorrenza esterna, con la complicità col mondo della politica e la diffusione della corruzione; di fatto, le tangenti avevano cancellato il mercato interno e ogni possibilità di corretta concorrenza. Con Tangentopoli e Mani pulite, la magistratura aveva cercato di fare piazza pulita del malcostume imperante ma – per le ambizioni politiche, o la vanità, di alcuni dei suoi stessi esponenti – ne era stata, a sua volta, coinvolta e politicamente inquinata. Non c’era alcun uomo d’affari che, per la natura stessa delle sue attività, non avesse qualcosa da nascondere al principio di legalità. Chiunque, perciò, avrebbe potuto finire nella rete di Mani pulite e potrebbe ancora cadere sotto la mannaia del “non poteva non sapere”. Dipendeva (dipende) unicamente dall’obbligatorietà dell’azione penale e dal conseguente incontrollato potere discrezionale, leggi arbitrarietà, di cui la magistratura disponeva e dispone. Né ne era esente alcun partito politico, come avrebbe detto Bettino Craxi in un memorabile discorso alla Camera nel 1993. Ma nessuno gli aveva dato retta; Dc e Pci avevano pensato di potersene tenere fuori e di guadagnarci persino in reputazione e voti; Craxi sarebbe morto in esilio, cui l’aveva condannato l’accusa, peraltro da lui stesso confessata in Parlamento (!), che “non poteva non sapere”; il Partito socialista, con tutti gli altri, era stato spazzato via a vantaggio di uno solo, il Pci, che avrebbe cambiato nome per la bisogna e per opportunismo, ma non avrebbe mai vinto le elezioni, né riflettuto su se stesso e la propria storia.
Nacque, così, tacitamente una sorta di pactum sceleris fra il mondo dell’informazione – di proprietà di quello degli affari non sempre esente da qualche peccato, piccolo o grande che fosse – e la parte della magistratura interessata a sovvertire gli equilibri politici esistenti e a portare al governo il Partito comunista che ne era rimasto fuori per i suoi rapporti con l’Unione sovietica dalla quale aveva ricevuto sostegno finanziario, peraltro senza che a nessun magistrato fosse mai venuto neppure in mente di aprire un relativo fascicolo sul caso. “Voi – dissero i media a magistrati ormai più interessati a cogliere e a mettere a frutto la portata sovvertitrice dell’alleanza che veniva loro proposta e ad accrescere il proprio potere che ad amministrare la giustizia – tenete fuori da Mani pulite i nostri editori e noi vi aiutiamo a mettere le mani, e a far fuori, i loro concorrenti e ad attribuire tutta la responsabilità della corruzione alla politica; fidatevi, sosterremo la vostra azione”. Fu ciò che puntualmente avvenne.
Dietro la parvenza di un’informazione “civile”, e legalitaria, si consumò la condanna dello stato di diritto, si realizzò la trasformazione dell’Italia in un paese nelle mani di una magistratura inquirente e di un sistema informativo che ignoravano l’Habeas corpus e istruivano processi e comminavano condanne sulle pagine dei giornali prima che a farlo fossero i tribunali. I giornalisti che si occupavano di vicende giudiziarie diventarono il megafono delle procure e, dalla santificazione di un uomo ambiguo come Antonio Di Pietro, acquistarono, a loro volta, un potere di pressione nei confronti dei loro stessi direttori. La cui permanenza al proprio posto, da quel momento, sarebbe dipesa dal grado del loro rispetto del pactum sceleris e dallo spazio dato a scandali e ruberie senza, però, che se ne spiegassero le ragioni intrinseche alla estensione dei poteri pubblici, come, in realtà, era. Spuntarono i direttori di professione, uomini d’ordine – che passavano, indipendentemente dalla loro linea politica, da una testata all’altra, come i questori passano da una città all’altra col compito di evitare disordini – per i quali la linea editoriale era quella fissata dal pactum sceleris.
Il giornalismo entrò in coma e, poco per volta, morì per carenza di pensiero; forse, per la natura dei rapporti di produzione capitalistici, direbbe Marx, non era mai stato libero e indipendente come qualche anima candida aveva preteso fosse; ma, almeno, fino a quel momento, aveva conservato una accettabile funzione informatrice e, in se stessa, liberatoria e una parvenza di dignità rispetto a quello dei paesi di socialismo reale. Di questo ha via via assunto la funzione, invece di darle, di nascondere ai lettori le informazioni e le idee non gradite al regime, mantenendoli in uno stato di permanente ignoranza e soggezione. Ad esso sta progressivamente assomigliando sempre più, senza che nessuno, né editori, né giornalisti mostri di accorgersene e di preoccuparsi. E, poi, si dice – senza aggiungere a quali, ad evitare anche solo di alludere al pactum sceleris – che gli italiani sarebbero incapaci di mantenere fede ai patti.
di Piero Ostellino da il foglio quotidiano

lunedì 26 agosto 2013

LA LEGGE SULL’OMOFOBIA AVVIA L’ITALIA VERSO UN NUOVO TOTALITARISMO NAZICOMUNISTA




Abbandonare le letture storiche per affrontare temi di attualità. Ritorno ad argomentare sulla legge dell’omofobia, che è in discussione alla Camera e che si vuole approvare velocemente, perché secondo gli estensori, c’è una forte emergenza di discriminazione nei confronti del mondo omosessuale, naturalmente non è vero.
Infatti, non si comprende perché il nostro Governo con tante vere emergenze, prima tra tutte, la crisi economica, il lavoro per i giovani e tanto altro, non trova di meglio che far approvare in tempi rapidi la legge contro le discriminazioni sessuali.
Come è stato bene spiegato nei diversi articoli apparsi soprattutto sul quotidiano online LaNuovabussolaquotidiana. it. questa legge intende estendere in modo automatico la “legge Mancino” del 1993 alle “discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima”. Lo spiega bene, l’ex sottosegretario agli interni, Alfredo Mantovano: “La “legge Mancino”, a sua volta, punisce con la reclusione fino a un anno e mezzo chi “propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico” o istiga in tale direzione, e con la reclusione fino a quattro anni chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi. La stessa legge vieta ogni associazione che fra i propri scopi abbia quelli appena indicati: per chi ne fa parte la reclusione è fino a quattro anni; per chi le promuove fino a sei anni. Il tutto è accompagnato da una serie di previsioni sul sequestro e sulla confisca dei mezzi adoperati per compiere tali attività. Le proposte di legge all’esame della Camera estendono queste disposizioni, come si è detto, alle “discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima”. (A. Mantovano, Legge omofobia: ecco cosa potrà accadere, 14. 7. 13, LaNuovabq. it)
Pertanto la legge anche quella appena modificata, è estremamente pericolosa, perché è una forte minaccia della libertà di opinione, anzi chi si azzarda a manifestare a favore della famiglia naturale, quella tra un uomo e una donna, e di criticare l’unione di coppie gay, rischia fortemente di essere perseguito penalmente e condannato a mesi o anni di reclusione. Le figure che rischiano più di tutti sono gli insegnanti, i religiosi, parroci in particolare e i giornalisti, chi scrive o fa opinione. Del resto quello che potrà succedere ce lo ha descritto bene il professore Massimo Introvigne, presentando il libro “La répression pour tous?”, “La repressione per tutti?”, dell'imprenditore e attivista politico François Billot de Lochner (Lethielleux, Parigi 2013). Il volume - il cui titolo evoca il «matrimonio per tutti», omosessuali compresi, introdotto in Francia dalla legge Taubira, e la «manifestazione per tutti» che vi si è opposta - parla da solo.
La collezione di violenze poliziesche contro chi manifesta per la famiglia criticando il matrimonio e le adozioni omosessuali in Francia è impressionante, ma rischia di fare perdere di vista un passaggio essenziale, che pure il volume spiega. La polizia - opportunamente istruita dal potere esecutivo - non interviene in nome di presunte leggi che vietino di manifestare contro il governo o il Parlamento. Non ci sono leggi simili in Francia. Interviene, bastona e usa i gas lacrimogeni perché in Francia c'è una legge sull'omofobia. Una legge del 2004 che permette d'intervenire in modo duro contro chi promuove la discriminazione razziale o fondata sul genere, emendata a due riprese nel 2008 e nel 2012. Oggi la legge punisce anche chi - così recita l'articolo 1 - «crea un clima ostile» a un'etnia, una razza o un «orientamento sessuale». Chi ha manifestato contro la legge Taubira è stato accusato di «creare un clima ostile» agli omosessuali, crimine che è punito con la prigione e permette l'arresto del pericoloso criminale colto in flagrante mentre esprime la sua ostilità”. (M. Introvigne, Dalla Francia sappiamo come andrà a finire, 22. 7. 13 La Nuova BQ. it)
E’tragicamente interessante come attraverso il concetto di “clima ostile” verso gli omosessuali, la polizia potrà arrestarvi in ogni momento. Il libro di Billot e Lochner fa alcuni esempi che sembrerebbero presi dal romanzo di George Orwell, basta una banale discussione tra amici e vi sfugge qualche commento contro la legge Taubira, sarete subito dispersi dalla polizia (sembra essere ritornati al tempo della gestapo o del Kgb). Avete la maglietta addosso del Manif pour tous, senza fare male a nessuno, i gendarmi per “clima ostile” vi caricano sul cellulare. “Siete un'handicappata e, confidando nella legge che protegge i disabili, aspettate con qualche amico alla stazione di Caen l'arrivo di un ministro con le bandiere della «Manifestazione per tutti»? Confidate male: vi accusano di «clima ostile», la polizia vi butta a terra e continua a picchiarvi dopo che siete caduta - tutto filmato e documentato su YouTube. Siete dei politici francesi - accompagnati da uno italiano, Luca Volonté - e portate anche voi una maglietta della «Manifestazione per tutti»? Arrestati e tenuti in guardina tutta la notte. Reagite in modo non violento, cantando nel cellulare che vi porta in prigione? La polizia getta un candelotto lacrimogeno nel cellulare per impedirvi di cantare e perpetuare il «clima ostile»”. (Ibidem)
Gli esempi potrebbero continuare, si sono viste mamme con bambini e passeggini insultate e apostrofate come “fasciste” e “puttane”. Emblematico quello che è successo il 13 maggio 2013 a Parigi con le violenze “da parte di tifosi di calcio che hanno distrutto automobili e saccheggiato negozi, trasformando - come ha detto un commerciante - «una zona di Parigi in Beirut», sono state affrontate dalla polizia con estrema tolleranza. Qui non si applica la legge sull'omofobia, - scrive Introvigne - e dunque un ultras del calcio che sfascia un'automobile è considerato meno pericoloso di una mamma che si mette una maglietta pro-famiglia. O meglio, qualche tifoso di calcio è arrestato, come scopre un tale che l'8 maggio festeggia la vittoria della sua squadra. Lo arrestano perché ha commesso un errore: forse nella fretta, è sceso in strada a festeggiare con una maglietta della «Manifestazione per tutti»”. Due pesi e due misure. Ma soprattutto si mostra a che cosa servono le leggi sull’omofobia e come saranno applicate. Oggi in Francia, domani in Italia.
A questo punto ha ragione monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio che vede una deriva totalitaria nell’attuale testo della legge, che è contro la libertà di espressione e contro la libertà religiosa. Ma questo tema lo affronteremo la prossima volta. Per il momento, segnalo per domenica prossima, la tavola rotonda sulla legge liberticida dell’omofobia che potrete ascoltare sull’emittente cattolica Radio Maria, a partire dalle ore 21.
S. Teresa di Riva, 26 luglio 2013

QUESTI CIELLINI



I ciellinini sono integralisti, bigotti, affaristi, omofobi, fascisti e persino casinisti. Su quest'ultimo punto, direttore, sono assolutamente certo
 di Marco Cobianchi  

Caro direttore,
si dice che i ciellini sono integralisti, antiscientifici, bigotti, affaristi e omofobi. Per verificare ho preso il programma del Meeting di quest'anno e ho controllato. Sul fatto che siano integralisti, mi pare, non ci possano essere dubbi. Sono certamente degli integralisti della peggior specie. Già. Ma allora perché hanno invitato a parlare Joseph Weiler (ebreo), Vladimir Vorob'ev (ortodosso), Shodo Habukawa (buddista), Archie Spencer (battista) e 6 musulmani, compreso Tahali Al Gebani, ex presidente della Corte Costituzionale egiziana che non c'è solo perchè in Egitto c'è una strage in corso?
Seconda accusa: sono antiscientifici. Su questo, ammetterai, non c'è ombra di dubbio: sono dei veri e propri oscurantisti. Già. Ma allora come mai hanno fatto parlare Domenico Coviello (genetista), Paul Davies (cosmologo) José Ignacio Latorre (fisico) e Marco Bersanelli (astrofisico)? Andiamo avanti. Sono bigotti. Su questo non ci piove. Lo dicono tutti: bigotti, moralisti e bacchettoni. Ho messo da parte il programma e mi sono fatto un giro in Fiera. Ho visto volontarie, con tanto di tesserino girare vestine in un modo che perfino Belen definirebbe inappropriato. Ne ho vista una con non più di 30 cmq di vestiti addosso abbracciata a un tipo (con dei tatuaggi che nemmeno i Sex Pistols) passeggiare davanti allo stand dei frati domenicani. A prima vista non mi sembrano bigotti, ma non voglio convincerti.

Quindi se non sono integralisti, oscurantisti e nemmeno bigotti, saranno certamente degli affaristi. Su questo, figurati, nemmeno a parlarne. Sono degli affaristi della peggior specie. Già. Ma allora come mai quest'anno hanno avuto 2 milioni di sponsorizzazioni in meno rispetto all'anno scorso e il Meeting è più piccolo di due padiglioni perché non avevano i soldi per affittarli? Se sono affaristi, sarà meglio che si specializzino meglio perchè per una lobby così potente trovare 2 milioni dovrebbe essere uno scherzo. Vorrà dire, ho pensato, che rubano. Possibile. Ma se sono ladri, vuol dire che rubano da 34 anni (tante sono le edizioni del Meeting) e nessuno li ha ancora beccati. Più bravi di Tanzi? A naso mi sembra improbabile, e a te?
Ok, ci sono: sono omofobi. Odiano i gay, le lesbiche i transessuali, insomma, il popolo Lgtb. Non c'è dubbio. Già. E come mai allora adorano Giovanni Testori (gay) e Pierpaolo Pasolini (gay e pure comunista)? Spiegamelo tu. O mi vuoi dire che non sei omofono solo se apprezzi la profondità culturale di Vladimir Luxuria e vai al gay pride vestito di arcobaleno? Ah, già, c'è la storia della raccolta di firme contro la legge sull'omofobia. Giusto. Solo che l'ha lanciata Tempi, la rivista diretta da Luigi Amicone. Devi sapere che Tempi sta a Cl come Il Manifesto sta al Pd, per capirci. Prenderesti la linea editoriale de Il Manifesto dicendo che è quella del Pd?
Dimenticavo: sono dei fascisti. Sì, fascisti nostalgici e violenti. Ti ricordi la storia del banchetto dove si vendevano i gadget del Duce? Il venditore ha chiuso la baracca dicendo: «Diobò (non è una bestemmia, è un intercalare romagnolo, ndr) qua non si vende un c_».
Però un difetto i ciellini ce l'hanno. Sono casinisti (nel senso di confusionari, cos'hai capito?). Ad esempio: tu fai una domanda a uno e poi la rifai a un altro e a un altro ancora avrai tre risposte diverse. Tipo: «Voti Formigoni?». Uno dice sì, l'altro dice no l'altro dice forse. «Renzi?» Uno dice sì, l'altro dice no l'altro dice «decide mia moglie». «Vai a Messa la domenica?» Uno dice sì, uno dice «quando posso» e uno dice «che palle». «Alfano»? Uno dice sì, uno dice no e il terzo non sa chi sia. «Berlusconi?» Uno dice sìììììì, l'altro dice nooooo e il terzo dice vedremo. Per cui dimmi: nel prossimo pezzo vuoi che ti dimostri che i ciellini sono favorevoli alle larghe intese o vuoi che ti scriva che sono per le elezioni subito? Basta chiedere e io ti trovo mille persone che dicono una cosa e mille persone che dicono l'altra, poi ti cito quelli che servono alla bisogna e ti faccio un pezzo inattaccabile. Insomma: qui manca il centralismo democratico. Questi sono anarchici. Credimi. Qui ognuno fa il cazzo che vuole.
P.S. Ricordi che ti ho detto della comunità ciellina L'Imprevisto di Pesaro che strappa i minorenni dalla strada facendogli recitare l'Amleto? Ne ho trovata un'altra. Si chiama la Piazza dei Mestieri e sta a Torino. Fa la stessa cosa insegnando ai ragazzi a fare cioccolato e birra. Credimi: anarchici.

DA ITALIA OGGI