di Marco Bertoncini
C'è un aspetto perfino avvilente nel
tormentone sull'Imu. Il governo è incapace di reperire 2 miliardi. Tutto ruota
intorno alla pessima volontà del Pd di appagare una battaglia sostenuta, e con
ragione, dal Pdl. Davvero grave è che da settimane politici e tecnici sbattano
la testa contro il muro della carenza di fondi.
Se ne ricavano alcune tristi
lezioni. La maggioranza, con eccezioni, non intende accedere all'esigenza di
diminuire il carico fiscale. Quando si parla di far diminuire un'imposta (è il
caso dell'Imu sulla prima casa), subito vengono fuori compensazioni e
rimodulazioni, cioè aggravamenti tributari a carico di varie categorie.
Populismo e demagogia dominano, all'insegna così del «chi più ha più paghi»
come dell'applicare criteri reddituali a imposte patrimoniali.
La verità è semplice: non si fanno
le riforme. Al più, si parla di tagli. Di incidere, con provvedimenti validi
non contingentemente bensì permanentemente, sulle grandi fonti di spesa,
nessuno parla. Liberalizzazioni, privatizzazioni, ristrutturazioni, costi della
politica, soppressione di enti pubblici: prevale il silenzio, o al più si
mendicano scuse per rinviare i provvedimenti. Il debito pubblico sale ogni
giorno, e tutto si riduce a prendere atto, a ogni comunicato ufficiale,
dell'incremento registrato.
Ad aggravare la situazione c'è
l'esistenza di una maggioranza che, mercé le larghe intese, fruisce di una base
parlamentare quasi senza precedenti. Avrebbe i numeri per assumere decisioni
tanto impopolari, quanto indispensabili. Viceversa, balbetta di revisioni delle
accise o di balzelli su giochi o sigarette. Esemplare è la vicenda del
finanziamento ai partiti, che rimarrà con la sola (e falsa) aggiunta
dell'aggettivo «indiretto»
DA Italia Oggi
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