E’ ormai la
mania dei media: attribuire a papa Francesco idee opposte a quelle di Benedetto
XVI, soprattutto sui temi più cari al mainstream giornalistico, cioè gay,
donne, Chiesa, ambiente, capitalismo, povertà.
Lo si è
visto dopo la famosa conferenza stampa sull’aereo. Il salotto radical-chic è
così convinto che Francesco stia rovesciando l’insegnamento del predecessore
che ieri perfino uno che non sa nulla di cristianesimo – come Claudio Sabelli
Fioretti – su un magazine di “Repubblica” lo rappresentava come “uno
straordinario folle che potrà finalmente mettere in crisi la Chiesa”.
Visto
l’andazzo, al di qua e al di là dell’Atlantico, Pat Archbold nel suo blog, sul
sito americano del “National Catholic Register”, si è divertito a farsi beffe
del pigro conformismo liberal, secondo cui Francesco dice il contrario di
Ratzinger.
LO SCHERZO
DI PAT
Ha scritto
che – ebbene sì – il Papa si schiera con i gay. Ecco le parole che lo provano:
“È
deplorabile che le persone omosessuali siano state e siano oggetto di odio
violento nei discorsi o nelle azioni. Un simile trattamento merita la condanna
da parte dei pastori della Chiesa ogni qual volta si verifichi”.
Ha
proseguito affermando che il Papa spara a zero sui ricchi ed esalta la causa
dei poveri. Eccone la prova:
“Se ci
rifiutiamo di condividere ciò che abbiamo con il povero e l’affamato, rendiamo
il nostro possesso un falso dio. Quante voci nella nostra società materialista
ci dicono che la felicità si trova nell’accumulare proprietà e lussi! Ma questo
è rendere il possesso un falso dio. Invece di portare la vita, essi portano la
morte”.
Non solo.
Egli demolisce l’idea teocratica del papato ed è un papa umile. Ecco la
dimostrazione: “L’autorità del Papa non è illimitata”. “I signori cardinali
hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi
consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti
insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere”.
E
l’insegnamento del Papa finalmente riconosce il giusto posto della donna nella
Chiesa:
“È
importante dal punto di vista teologico e antropologico che la donna sia al
centro della cristianità. Attraverso Maria, e le altre donne sante, l’elemento
femminile è posto al centro della religione cristiana”.
Infine il
Papa preferisce ai “bigotti” la carità: “Se nella mia vita trascuro completamente
l’attenzione agli altri, tutto preso dalla brama di essere ‘devoto’ e di
compiere i miei ‘doveri religiosi’, allora la mia relazione con Dio sarà arida.
Diventerà più ‘appropriata’, ma senza amore”.
E poi è
ambientalista (“Ascoltate la voce della terra…”) e condanna il capitalismo (“La
prevalenza di una mentalità egoista e individualistica che trova espressione
anche in un capitalismo sregolato”).
Parrebbe
evidente da questi pronunciamenti che Francesco è l’opposto del predecessore e
di tutti gli altri papi. C’è solo un piccolo problema, ha spiegato il
sarcastico americano: tutte le citazioni che avete letto non sono di
Francesco, ma di Benedetto XVI.
Quel
Ratzinger che i media non hanno mai ascoltato e quindi non conoscono. Come quei
cattolici – di destra e di sinistra – che contrappongono lui e Francesco.
BENEDETTO
RIVOLUZIONARIO
Sentite
queste fiammeggianti parole:
“Ma non
dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?
A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto
e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi
stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene
distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote!
Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel
sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta
autosufficienza!”.
Parole di
Francesco? No, di Ratzinger. Come pure queste che – se fossero pronunciate oggi
da Francesco – susciterebbero gli anatemi dei tradizionalisti:
“Al di sopra
del papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità
ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere
obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste
dell’autorità ecclesiastica. L’enfasi sull’individuo, a cui la coscienza si fa
innanzi come supremo e ultimo tribunale, e che in ultima istanza è al di là di
ogni pretesa da parte di gruppi sociali, compresa la Chiesa ufficiale,
stabilisce inoltre un principio che si oppone al crescente totalitarismo”.
Vi piace la
tenerezza di Francesco che preferisce i sofferenti ai potenti? Sentite questa
perla:
“Le vie di
Dio sono diverse: il suo successo è la croce… non è la Chiesa di chi ha avuto
successo ad impressionarci, la Chiesa dei papi o dei signori del mondo, ma è la
Chiesa dei sofferenti che ci porta a credere, è rimasta durevole, ci dà
speranza. Essa è ancora oggi segno del fatto che Dio esiste e che l’uomo non è
solo un fallimento, ma può essere salvato”.
Di nuovo
sono parole di Ratzinger. Che possono sorprendere solo chi non lo ha mai
ascoltato.
CHIESA
POVERA
Come ha
osservato Andrea Gagliarducci, gli stessi che oggi si entusiasmano quando papa
Francesco chiede “una chiesa povera per i poveri” o spiega che “le istituzioni
(come lo Ior) servono, ma fino a un certo punto” o quando fulmina la
“mondanizzazione” e “l’autoreferenzialità” della Chiesa, ignorano gli strali di
papa Benedetto contro “carrierismo e clericalismo”, contro “una Chiesa
soddisfatta di se stessa, che si accontenta in questo mondo, è autosufficiente
e si adatta ai criteri del mondo. Non di rado dà così all’organizzazione e
all’istituzionalizzazione” proseguiva Benedetto “un’importanza maggiore che non
alla sua chiamata, all’essere aperta verso Dio e ad un aprire il mondo verso il
prossimo”.
In quel
fondamentale discorso a Friburgo, Benedetto concludeva: “Liberata dai fardelli
e dai privilegi materiali e politici, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo
veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo”.
FRANCESCO
RATZINGERIANO
Ovviamente
si può fare anche il gioco inverso. Per mancanza di spazio farò un paio di
esempi recenti.
Il “Corriere
della sera” del 6 agosto – in un servizio che magnificava la vita “childfree”,
cioè libera dal generare figli – ha preteso di arruolare pure Francesco in
questa moda perché – stando al giornale – il papa ritiene che i pastori della
Chiesa “non hanno diritto di intromettersi nella vita privata di nessuno”.
Ma il
vaticanista Magister giudicando “molto fantasiosa” questa idea ha ricordato che
– appena pochi giorni prima, il 27 maggio – Francesco nella sua omelia
riportata dall’ “Osservatore romano”, ha tuonato proprio contro quella “cultura
del benessere che ci fa poco coraggiosi, ci fa pigri, ci fa anche egoisti…” e
come esempio ha riprodotto il dialogo di una coppia che decide di non avere un
figlio per non rinunciare alle comodità.
Un altro
esempio è la lettera che papa Francesco ha fatto recapitare il 9 agosto ai
“Cavalieri di Colombo”, riuniti in Texas. Sembra Ratzinger. Infatti li esorta a
continuare la “testimonianza dell’autentica natura del matrimonio e della
famiglia, della santità e della dignità inviolabile della vita umana, e della
bellezza e verità della sessualità umana”.
Bisogna
sapere che questa organizzazione negli Usa è al centro di polemiche per la sua
vigorosa opposizione alle leggi sulle unioni omosessuali.
Alla fine la
verità è quella che Benedetto XVI – secondo il giornale tedesco “Bild” del 5
giugno – ha confidato a due amici, il cardinale Paul Cordes e il teologo
psichiatra Manfred Lutz, che gli hanno fatto visita nel suo eremo vaticano:
“Dal punto di vista teologico siamo perfettamente d’accordo”. Parlava di lui e
Francesco.
La loro è la
stessa Chiesa e la stessa fede. Benedetto doveva ridare ragioni ai cristiani,
mentre Francesco cerca di parlare alle 99 pecorelle che sono fuori dall’ovile,
per farle incontrare con Cristo e la sua misericordia. Tutto qua.
Antonio
Socci
Da “Libero”,
11 agosto 2013
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