domenica 18 agosto
2013
Ho sempre pensato – confortato
dall’esperienza – che la Chiesa, nella sua autorità suprema, è la più grande
risorsa per il credente. Non mi nascondo le difficoltà, certo, ma ritengo che
il Signore, affidando a Pietro le chiavi, abbia fatto il più grande servizio al
bene dell’uomo. E penso anche che tra le tante ragioni di crisi che si vivono
oggi, una non piccola sia l’avere sottostimato il magistero supremo, per
favorire piccole e meschine opinioni. Pensate alla grandezza dell’insegnamento
morale di Papa Giovanni Paolo II, e alla superba e meschina messa in
discussione da parte dei “famosi” (?) 63 teologi che, scimmiottando le critiche
del mondo tedesco, hanno sottoscritto una «Lettera» per ribadire la loro
inconsistente teologia. [Beh, c’è da dire che il mondo – quello dei rotocalchi
alla moda, ma, ahimè, anche quello ecclesiastichese – li ha pure premiati… Del
resto, ognuno sceglie a chi obbedire, e di questo sarà giudicato da un Giudice
più serio del mondo e della carriera].
Ho letto il messaggio di Papa Francesco al Meeting di Rimini che si è aperto oggi: che respiro! Che grazia!
Avremo certo modo di riprendere tutti i temi indicati. E desideriamo non ripetere il «mantra» di parole dette che non cambiano nulla. Non vogliamo in qualche modo dire che il Papa ci dà ragione, svilendo così la portata del suo straordinario messaggio.
Come non rimanere commossi, però, per il fatto che questo Papa – che ci tiene a sottolineare la continuità con i suoi predecessori – ci testimonia una fede più grande degli slogan, gli schemi e gli stereotipi in cui una certa cultura vuole ingabbiarlo?
Basterebbero queste parole per mettere quel «fuoco» che proprio la liturgia di questa domenica ci mostra come desiderio di Gesù: «Andiamo con coraggio incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai bambini e agli anziani, ai “dotti” e alla gente senza alcuna istruzione, ai giovani e alle famiglie. Andiamo incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci! Imitiamo in questo il nostro divino Maestro, che ha lasciato il suo cielo per farsi uomo ed essere vicino ad ognuno. Non solo nelle chiese e nelle parrocchie, dunque, ma in ogni ambiente portiamo il profumo dell’amore di Cristo (cfr 2 Cor 2,15). Nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle carceri; ma anche nelle piazze, sulle strade, nei centri sportivi e nei locali dove la gente si ritrova. […] Non dobbiamo avere paura di annunciare Cristo nelle occasioni opportune come in quelle inopportune (cfr 2 Tm 4,2), con rispetto e con franchezza.
È questo il compito della Chiesa, è questo il compito di ogni cristiano: servire l’uomo andando a cercarlo fin nei meandri sociali e spirituali più nascosti. La condizione di credibilità della Chiesa in questa sua missione di madre e maestra è, però, la sua fedeltà a Cristo. L’apertura verso il mondo è accompagnata, e in un certo senso resa possibile, dall’obbedienza alla verità di cui la Chiesa stessa non può disporre».
Non è stato il richiamo all’ambiente ciò che ha caratterizzato l’insegnamento di Don Giussani? E non è il desiderio di comunicare Cristo ovunque, ciò che ci ha fatto subire la stupida accusa di integralismo, di cui tanti cattolici «adulti» si sono fatti paladini, per annacquare l’identità cristiana nel mondo?
Al lavoro, dunque, con questo grande maestro e guida che è Papa Francesco, con la fierezza della nostra storia, con la gioia di tanti testimoni cristiani educati dal carisma di Don Giussani! Al lavoro, con una certezza in più, e con una responsabilità maggiore!
Autore: Mangiarotti, Don Gabriele Curatore:
Saro, Luisella
Fonte: CulturaCattolica.it
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