Segretario apolitico
del Pd, guida con fermezza la transizione verso il nulla, senza indicare una
linea o un progetto
Come spiega il suo cognome, Epifani è l'apparizione finale che chiude il
presepe della sinistra. Inodore, insapore, incolore, costruito in vetroresina,
Guglielmo Epifani è esponente di spicco della corrente inespressionista ed è
portavoce del mutismo del Pd.
Non indica una linea o un progetto, si limita a ripetere il foglio
d'istruzione per il montaggio della segreteria, come se fosse un mobile
dell'Ikea. Applica l'antiberlusconismo in modo meccanico, senza pathos né
alcuno sforzo di aggiornamento, come se fosse un modulo da compilare e da
consegnare.
La sua immagine buca lo schermo nel senso che lascia un vuoto al centro del
video. La sua parola ha la capacità di passare da un orecchio all'altro senza
lasciare traccia nella mente. Si dice che provenga dal partito socialista, ma
finora non si è riuscito a individuare da quale costola del socialismo egli
discenda, probabilmente dall'arto fantasma. Zelante funzionario della Cgil,
Epifani rappresenta oggi la Sede Vacante del Pd.
A sproposito qualcuno parlando di lui ha citato la frase terribile di Craxi
secondo cui i sindacalisti sono rompicoglioni quando fanno i sindacalisti e
solo coglioni quando si danno alla politica. Epifani non rientra nella
categoria, ha una sua dignitosa evanescenza. Funge da segretario apolitico del
Pd e guida con fermezza la transizione verso il nulla. La politica, penserà,
tocca ai magistrati, a noi segretari tocca solo il ruolo di cancelleria. Lo
chiameranno Cassandra per le sciagure che annuncia nel nome della Cassazione.
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