lunedì 24 febbraio 2020

IL RUGGITO DELLA TIGRE



Dov'è la tigre?
Da lontano ho udito il suo ruggito,
ora inatteso mi risuona accanto.

Dov'è la tigre?
sono passi che ho sentito,
è il suo odore nel vento?



Chissà chi l'avrebbe detto, qualche mese fa, che la maschera caratteristica di questo carnevale sarebbe stata quella ospedaliera. Ben pochi. Ormai però gli uccelli sono scappati dalla gabbia, e hai voglia a rimetterceli. Il pensiero più immediato che mi viene è che, nonostante tutta la nostra arroganza e la nostra scienza, siamo ancora la scimmia che si rintana in cima all'albero più alto quando, nella notte, ode il ruggito della tigre.


E' inevitabile; è istinto di sopravvivenza. Anche se questa non è la peste che sterminava i popoli non troppi anni fa - tanto per dire, quattrocento anni fa, sei vite d'uomo, metà del mio paese cessò di esistere - di fronte al pericolo il prudente si nasconde, si approvvigiona, allontana e si allontana da ciò che lo minaccia.

Improvvisamente la mancanza di certezze di cui si andava tanto fieri la si scopre inutile di fronte alla domanda di vita, e si mendica una risposta. Una salvezza. Che la scienza non riesce a dare. Ti sa dire cosa ti sta uccidendo, ma poco altro. L'epidemia allora diventa un memento mori, di quelli fuori moda, di quelli che si è cercato in ogni maniera di cancellare.
Chi li ha voluti cancellare - compresa certa Chiesa - scopre oggi di non avere risposte. Perché ha perso, ha voluto perdere quelle che aveva.

Verrà il Coronavirus, non si fermerà; e passerà. Chissà se quantomeno serverà a farci riflettere che, presto o tardi, per quanto prudenti siamo, la tigre troverà comunque la strada per la nostra tana. Danzeremo con lei. E' nella natura della tigre, e in quella nostra.
Ma la nostra natura è anche domandarsi: cosa c'è dopo la tigre? E comprendere che essa non è tutto.

BERLICCHE

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