di Emanuele Boffi
Chissà se
adesso tutti quelli che come il sindaco di Firenze Dario Nardella lanciavano
sui social network l’hashtag #abbracciauncinese torneranno a farci la morale
sul nostro razzismo da cavernicoli.
( #siamotutticinesi #virusnontitemo #abbracciauncinese #jenesuispasunvirus #nopsicosi #norazzismo #noignoranza )
Chissà se
oggi tutti quelli che hanno applaudito il presidente Mattarella per il suo beau
geste nella scuola con bambini orientali, torneranno a farci il fervorino sugli
italiani cafoni e psicotici. Ma il problema non è mai stato il razzismo verso i
cinesi, ma cosa dalla Cina poteva arrivare.
ALLORA SEI UN FASCIOLEGHISTA
Ovvio, il
richiamo a non criminalizzarli è sacrosanto. Ma c’è uno strano riflesso nel
modo di affrontare le emergenze in Italia come la querelle tra la Regione
Toscana e il virologo Burioni ha ben mostrato.
Il medico ha
infatti sempre invitato alla prudenza, a non sottovalutare le possibilità di
contagio, a mettere in quarantena chi arrivasse in Italia da zone colpite dal
Covid-19.
Cosa che non ha fatto la Regione guidata dal
presidente piddino Enrico Rossi che non ha voluto prendere provvedimenti con le
2.500 persone giunte dalla Cina. Ne è seguito uno scambio di battute concluso dal
governatore toscano con gli attacchi al virologo di essere o «in malafede» o
«un fascioleghista». Ma Burioni mica chiedeva di gettare la gente in gattabuia
e di buttare la chiave, ma solo che si facesse in modo che rimanesse in casa un
paio di settimane.
TUTTO BELLO, TUTTO GIUSTO
È strana
questa cosa per cui si scambia la prudenza per razzismo.
Come se la
priorità numero uno fosse quella di dimostrare di essere open minded, come le
sardine che fanno la passeggiata in via Paolo Sarpi a Milano o la street artist
Laika che celebra sui muri romani la superiorità intellettuale di chi non si fa
«contagiare dall’epidemia dell’ignoranza».
Tutto bello,
tutto giusto, ma che c’entra con la realtà di un virus di cui si sa poco e di
un regime, la Cina, di cui non ci si può fidare perché non sa (opzione
benevola), non può (opzione mediana) o non vuole (opzione malevola) dare
informazioni credibili sul fenomeno?
LA QUARANTENA NON È DISCRIMINAZIONE
In ogni
caso, come ripetono ormai da settimane praticamente tutti i virologi, da Ilaria
Capua a Carlo Federico Perno, occorre essere molto accorti (che vuole dire
realisti, non allarmisti); eppure la prima reazione di certa stampa e certi
settori della nostra società sembra essere quella di non voler apparire
“razzisti”.
Ma che
c’entra? Come ha detto ancora Burioni non è questione di destra o sinistra, ma
solo di prendere tutte le precauzioni adatte.
Quindi: no
panico, no razzismo, ma nemmeno antirazzismo facile. «La quarantena non è
discriminazione o razzismo, ma l’unica difesa contro questo virus».
da Tempi on
line, 22 febbraio 2020
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