Politica_Insieme rientra in quella medesima sfera di iniziative civili
volte a rianimare il Pd, e il centro sinistra in genere, di cui le “Sardine”
sono la novità più clamorosa
ROBI RONZA
PRIMO ARTICOLO 26 DICEMBRE 2019
Oggi occorre
innanzitutto ricostruire le ragioni della speranza, senza la quale – diciamolo
ancora una volta — non si esce né dalla crisi dell’economia né da quella della
politica. Quindi è tra l’altro urgente che una grande autorità morale
come la Chiesa faccia nel suo insieme la propria parte senza dimenticarsi
di essere, prima di tante altre cose, Mater et Magistra.
Non si tratta beninteso di ricostruire un partito come
la Dc, frutto necessario dell’epoca della Guerra fredda e perciò venuto meno
insieme ad essa ( in tale prospettiva
sarebbe fra l’altro l’ora di rendersi conto di quanto Tangentopoli non fu la
causa bensì la conseguenza della fine della Prima Repubblica).
Ciò fermo restando, a
valle resta poi il problema di come, ormai a trent’anni dal tramonto della Dc,
una nuova presenza dei cristiani possa riconfigurarsi sulla scena politica del
nostro Paese. Non va bene per i diretti interessati ma nemmeno per nessun altro
che una presenza così marcata nel concreto della società italiana resti
priva di proporzionati riflessi anche sulla scena politica: ne risulta infatti
una democrazia incompleta nella sostanza perché non rappresentativa del Paese
nel suo insieme. E ciò non solo e non tanto per motivi per così dire difensivi
ma innanzitutto per il rilevante contributo specifico che la gente di fede può
dare al bene comune del Paese ( Appunti sugli specifici
contributi che possono dare i cristiani alla costruzione della casa comune di
tutti gli uomini, 17 giugno 2019).
“Il cristianesimo (…)
non ha fissato il messianismo nel politico. Si è sempre impegnato, fin
dall’inizio, a lasciare il politico nella sfera della razionalità e dell’etica.
Ha insegnato l’accettazione dell’imperfetto e l’ha resa possibile. In altri
termini il Nuovo Testamento conosce un ethos politico, ma nessuna teologia
politica” (Joseph Ratzinger, Chiesa, ecumenismo e politica).
E’ chiaro quindi che non ha senso puntare a ricostruire un
partito di raccolta di tutti i cattolici, una forzatura a suo tempo
storicamente giustificata dalla realtà della Guerra fredda e dalla delicata e
cruciale posizione che l’Italia aveva in tale contesto, ma che oggi sarebbe
improvvida. Si tratta tuttavia di far riemergere un adeguato spazio pubblico
come luogo privilegiato della condivisione di quell’ethos politico; e perciò
luogo di fraterno ascolto reciproco delle ragioni di scelte politiche
immediate anche molto diverse. (…)
Politica_Insieme: Una novità
interessante ma insufficiente
In questo quadro, con
riguardo alla riemersione della presenza cristiana nella vita pubblica
del Paese tra i cattolici impegnati nell’area di centro-sinistra qualcosa già
si muove. Nel loro Generativi di tutto il mondo unitevi!, Feltrinelli 2018, Mauro Magatti e Chiara Giaccardi propongono un
“Manifesto per la società dei liberi” originale nell’impianto e ricco di spunti
interessanti. Il caso più strutturato è però quello di Politica_Insieme,( https://www.politicainsieme.com), un’iniziativa lanciata
lo scorso 1 novembre da Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti e altri.
Politica_Insieme è salita alla ribalta con la pubblicazione del manifesto
programmatico “per una presenza pubblica ispirata cristianamente”, http://www.politicainsieme.com/il-manifesto-per-un-nuovo-soggetto-politico-dispirazione-cristiana,
che nell’arco di una trentina di giorni dalla sua uscita aveva già raccolto
circa 500 firme.
Il manifesto di Politica_Insieme delinea una proposta largamente
condivisibile da chiunque avverta l’urgenza e l’utilità di una nuova presenza
cristiana sulla scena politica del nostro Paese. A prima vista sembrava dunque proporre la creazione
di una «piattaforma» senza un orientamento partitico prestabilito. In seguito
però è emersa una scelta di campo assai più ristretta: “Chiaramente il Manifesto e il percorso politico che presuppone è
ontologicamente alternativo alla destra, questo è del tutto chiaro”, si è
preoccupato di ribadire un altro dei primi firmatari del Manifesto, l’ex
presidente della Provincia Autonoma di Trento e ex deputato Lorenzo Dellai, per
quasi trent’anni al centro della scena politica del Trentino dapprima come
figura di spicco della Democrazia Cristiana poi de La Margherita e infine di un
piccolo partito alleato del Pd.
Grazie alle parole di Dellai è insomma diventato chiaro che, seppur con
altro spirito e altri obiettivi, Politica_Insieme rientra in quella medesima
sfera di iniziative civili volte a rianimare il Pd, e il centro sinistra in
genere, di cui le “Sardine” sono la novità più clamorosa.
Politica_Insieme non riesce insomma
a liberarsi dal luogo comune post-giacobino secondo cui chi non è di sinistra
non è qualcuno che pensa anch’egli al bene comune seppur in modo diverso da me.
E’ invece prima di tutto e sostanzialmente una persona indegna al servizio di
sordidi interessi. È la mentalità in
forza della quale, come si vede in questi giorni, si può impunemente accusare
un ministro dell’Interno in carica (ossia Salvini al tempo dei fatti) di
sequestro di persona perché negò il permesso di sbarco in Italia di un gruppo
di migranti irregolari. Vietando loro di sbarcare si sostiene infatti, al di là
non solo del diritto ma prima ancora del buon senso, che egli li abbia perciò
tenuti sotto sequestro nella nave sulla quale si trovavano.
Da luoghi comuni un po’ manichei come
quelli cui ha dato voce Dellai sarebbe ora di emanciparsi, e la prossima
Settimana Sociale dei Cattolici Italiani potrebbe anche essere una buona
occasione per farlo. In tale prospettiva ciò che occorre non è tanto un forum
in cui stabilire chi ha ragione e chi ha torto bensì un luogo di reciproco ascolto in cui ciascuno, singola persona o
gruppo, renda ragione delle proprie convinzioni e delle proprie scelte
prudenziali immediate alla luce della dottrina sociale della Chiesa e prima
ancora della fede comune. Senza avere alcuna funzione e quindi
nessuna importanza dal punto di vista specificamente politico, un tale
luogo potrebbe però divenire una grande testimonianza pubblica di comunione.
Matteo Salvini e il Cardinale
Per il momento però non si affaccia ancora all’orizzonte niente del genere. Politica_Insieme si è preclusa a priori
la possibilità di diventare quella comune piattaforma dei cristiani in politica
di cui più sopra si diceva. Ferme restando le buone ragioni di chi, avendo
interesse e titolo per farlo, intende rianimare il Pd, rimane pertanto aperto
il problema della costruzione di una piattaforma in cui si possano riconoscere
tutti i cristiani presenti nella vita pubblica. Anche coloro i quali ritengono,
come ha affermato il cardinale Camillo
Ruini, che con Salvini sia doveroso dialogare. In una sua intervista
apparsa sul Corriere della Sera dello scorso 3
novembre all’intervistatore che gli domandava:
“Salvini è così
cattivo come lo dipingono? E’ possibile il dialogo con lui? O deve cambiare
idea sui migranti?” il Cardinale rispose infatti: “Non condivido l’immagine
tutta negativa di Salvini che viene proposta da certi ambienti. Penso che abbia
notevoli prospettive davanti a sé; e che però abbia bisogno di maturare sotto
vari aspetti. Il dialogo con lui mi sembra pertanto doveroso (…)”.
Seppur con lo stile
diplomatico che è il suo, il cardinale Ruini dà così voce autorevole a quella
parte dell’episcopato che — senza lasciarsi convincere dal “politicamente
corretto” e dalle buone maniere che sono di rigore in un ambiente di élite come
quello di sinistra – guardando alla sostanza delle cose riconosce nel leader
della Lega una grande capacità di parlare alla gente comune e di comprenderne i
valori e le necessità. In questo senso il Cardinale dà nuovo respiro a un
giudizio di cui fu pioniere una personalità eminente dell’episcopato italiano,
il vescovo di Como Alessandro Maggiolini (1931-2008). Su di lui si veda di
Laura D’Incalci l’interessante Alessandro Maggiolini, un vescovo da prima pagina, Cantagalli 2019.
Salvini è senza dubbio
grezzo; a meno che — come già a suo tempo Umberto Bossi – faccia il
grezzo più di quanto in realtà sia perché ciò gli rende da un punto di vista
elettorale. Non è però così truculento e forcaiolo come appare se lo si
guarda soltanto attraverso la lente deformante della campagna denigratoria di cui è costantemente oggetto da parte della
potente flotta mediatica guidata da una parte da la Repubblica e dall’altra dal grosso dei
telegiornali, dei giornali radio e dei salotti televisivi e radiofonici della
Rai.
Il caso complicato
Venendo infine alle esperienze cristiane
più compiutamente vissute – come è il
caso di Cl ma non solo — resta infine
da considerare come giudizi e scelte politiche differenti possano convivere
fraternamente all’interno di una medesima esperienza di comunione, con tutta la
densità di relazioni interpersonali e sociali che ne deriva. Beninteso, la consonanza anche in tema di
scelte politiche contingenti non è un di meno ma anzi un di più per chi vive
un’esperienza di comunione cristiana. Ci sono però epoche e situazioni in cui
una tale unanimità è purtroppo storicamente impossibile; e la nostra è una di
queste. Si tratta allora di affrontare fraternamente ma anche con chiarezza
i problemi che ne derivano; non di fuggirli e nemmeno di eluderli. Da un punto
di vista teorico risulta facile se è vero come è vero che quello di laicità è
un principio tipicamente cristiano. Venne introdotto nella storia da Gesù
Cristo e dal suo “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di
Dio”. E non a caso, seppur spesso paradossalmente in forme anticlericali, il principio
di laicità si è dapprima affermato nei Paesi di tradizione cristiana ed ivi più
facilmente permane.
Da un punto di vista esistenziale la questione risulta invece assai più
ardua. Ai tempi della Guerra fredda in Italia
veniva per così dire sommersa dall’invito a votare comunque per la Democrazia
Cristiana; ora però non può più essere così. Come una rete intensa di relazioni
ecclesiali comunitarie può venire pacificamente percorsa da messaggi politici e
da inviti al voto di segno diverso se non opposto? La questione è seria; e non ci si può rassegnare a risolverla
empiricamente facendo serpeggiare per così dire sottobanco una scelta ufficiosa
e tollerando, ma di fatto negando la medesima possibilità di espressione alle
altre. Occorre dunque affrontarla per tempo, prima che di nuovo le urgenze
elettorali costringano a soluzioni pratiche né molto serie né molto
educative.
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