Oggi
è la ricorrenza della morte di Eluana Englaro. Ripropongo un volantino di
Comunione e Liberazione del novembre 2008, scritto prima della morte, in
occasione della annunciata sospensione dell’alimentazione, che esprime bene il
giudizio sui fatti della realtà. Esso è quanto mai attuale, visto che oggi il
suicidio assistito sta diventando un fatto “normale”.
«Capire
le ragioni della fatica è la suprema cosa nella vita, perché l’obiezione più
grande alla vita è la morte e l’obiezione più grande al vivere è la fatica del
vivere; l’obiezione più grande alla gioia sono i sacrifici… Il sacrificio più
grande è la morte» (don Giussani).
Avorio Bizantino del 5° secolo |
Che
società è quella che chiama la vita “un inferno” e la morte “una liberazione”?
Dov’è il punto di origine di una ragione impazzita, capace di ribaltare bene e
male e, quindi, incapace di dare alle cose il loro vero nome? L’annunciata
sospensione dell’alimentazione di Eluana è un omicidio. La cosa è tanto più
grave in quanto impedisce l’esercizio della carità, perché c’è chi si è preso
cura di lei e continuerebbe a farlo.
Nella
lunga storia della medicina il suo sviluppo è diventato più fecondo quando, in
epoca cristiana, è cominciata l’assistenza proprio agli “inguaribili”, che
prima venivano espulsi dalla comunità degli uomini “sani”, lasciati morire
fuori dalle mura della città o eliminati. Chi se ne fosse occupato avrebbe
messo a rischio la propria vita. Per questo chi cominciò a prendersi cura degli
inguaribili lo fece per una ragione che era più potente della vita stessa: una
passione per il destino dell’altro uomo, per il suo valore infinito perché
immagine di Dio creatore.
Così
il caso Eluana ci mette davanti alla prima evidenza che emerge nella nostra
vita: non ci facciamo da soli. Siamo voluti da un Altro. Siamo strappati al
nulla da Qualcuno che ci ama e che ha detto: «Persino i capelli del vostro capo
sono contati».
Rifiutare
questa evidenza vuol dire, prima o poi, rifiutare la realtà. Persino quando
questa realtà ha il volto delle persone che amiamo.
Ecco
perché arrivare fino a riconoscere Chi ci sta donando la presenza di Eluana non
è un’aggiunta “spirituale” per chi ha fede. È una necessità per tutti coloro
che, avendo la ragione, cercano un significato. Senza questo riconoscimento
diventa impossibile abbracciare Eluana e vivere il sacrificio di accompagnarla;
anzi, diventa possibile ucciderla e scambiare questo gesto, in buona fede, per
amore.
Il
cristianesimo è nato precisamente come passione per l’uomo: Dio si è fatto uomo
per rispondere all’esigenza drammatica – che ognuno avverte, credente o no – di
un significato per vivere e per morire; Cristo ha avuto pietà del nostro niente
fino a dare la vita per affermare il valore infinito di ciascuno di noi,
qualunque sia la nostra condizione.
Abbiamo
bisogno di Lui, per essere noi stessi. E abbiamo bisogno di essere educati a
riconoscerLo, per vivere.
Comunione e Liberazione
Novembre
2008
ripreso dal blog di Sabino Paciolla
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