NEL SUO SITO INTERNET Socci pubblica un testo di Peguy è rivolto al “partito dei devoti”, cioè a quelli che pretendevano – in nome di una presunta purezza della loro fede – di non sporcarsi le mani con la realtà, un testo letto e rilanciato più al tempo di don Giussani nei confronti di quei cattolici che avevano fatto “la scelta religiosa”.
“Poiché essi non hanno la forza (e la grazia) di essere della natura, credono di essere della grazia.
Poiché non hanno il coraggio temporale, credono di essere entrati nella penetrazione dell’eterno.
Poiché non hanno il coraggio di essere del mondo, credono di essere di Dio.
Poiché non hanno il coraggio di essere di uno dei partiti dell’uomo, credono di essere del partito di Dio.
Poiché non sono dell’uomo credono di essere di Dio.
Poiché non amano nessuno, credono di amare Dio”.
Questi “devoti” sono quelli che non hanno nessuna apertura nella corazza della loro sicumera e, pertanto, non permettono alla Grazia di penetrare nella propria dura scorza.
Così ridotti, i devoti non sono più disponibili a nessun cambiamento e – quel che è più grave – non riescono a cogliere niente della continua iniziativa dell’Eterno,dell’Infinito che prende iniziativa verso noi limitati. Restano rigidi, ma non vogliono ammettere di essere tali e si vantano della loro devozione che non si sporca mai le mani con la vita concreta.
“Mi pare che questa sia una delle attuali tentazioni di un "movimento" che si pone agli antipodi ella sua storia”, conclude Socci.
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