PAPA FRANCESCO
All’Associazione Medici Cattolici italiani
15 novembre 2014
(...) Non c’è dubbio che, ai nostri giorni, a motivo dei progressi scientifici e
tecnici, sono notevolmente aumentate le possibilità di guarigione fisica; e
tuttavia, per alcuni aspetti sembra
diminuire la capacità di “prendersi cura” della persona, soprattutto quando è
sofferente, fragile e indifesa. In effetti, le conquiste della scienza e
della medicina possono contribuire al miglioramento della vita umana nella
misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline. Per
questa ragione, voi medici cattolici vi impegnate a vivere la vostra
professione come una missione umana e spirituale, come un vero e proprio apostolato
laicale.
(...) Il pensiero dominante
propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla
donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una
conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece
di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per
salvarne presumibilmente altre.
La compassione evangelica invece è
quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano,
che “vede”, “ha compassione”, si avvicina e offre aiuto concreto (cfr Lc 10,33).
La vostra missione di medici vi mette a quotidiano contatto con tante forme
di sofferenza: vi incoraggio a farvene carico come “buoni samaritani”, avendo
cura in modo particolare degli anziani, degli infermi e dei disabili. La
fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte
richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze,
possono giungere all’obiezione di coscienza. E a tante conseguenze sociali che
tale fedeltà comporta. Noi stiamo vivendo un tempo di sperimentazioni con la
vita.
Ma uno sperimentare male. Fare figli invece di accoglierli come dono, come ho detto. Giocare con la vita. Siate attenti, perché questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così.
Ma uno sperimentare male. Fare figli invece di accoglierli come dono, come ho detto. Giocare con la vita. Siate attenti, perché questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così.
Quando tante volte nella mia vita di sacerdote ho sentito obiezioni. “Ma,
dimmi, perché la Chiesa si oppone all’aborto, per esempio? E’ un problema
religioso?” – “No, no. Non è un problema religioso” – “E’ un problema
filosofico?” – “No, non è un problema filosofico”. E’ un problema scientifico,
perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per
risolvere un problema. “Ma no, il pensiero moderno…” – “Ma, senti, nel pensiero
antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!”. Lo stesso vale per
l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta.
Ma, anche c’è l’altra. E questo è dire a Dio: “No, la fine della vita la faccio
io, come io voglio”. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo.
Vi auguro che i settant’anni di vita della vostra Associazione stimolino un
ulteriore cammino di crescita e di maturazione. Possiate collaborare in modo
costruttivo con tutte le persone e le istituzioni che con voi condividono
l’amore alla vita e si adoperano per servirla nella sua dignità, sacralità e
inviolabilità. San Camillo de Lellis, nel suggerire il metodo più efficace
nella cura dell’ammalato, diceva semplicemente: «Mettete più cuore in quelle
mani». Mettete più cuore in quelle mani.
È questo anche il mio auspicio. La Vergine Santa, la Salus infirmorum, sostenga i propositi con i quali intendete proseguire la vostra azione.
Vi chiedo per favore di pregare per me e di cuore vi benedico. Grazie.
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