giovedì 10 dicembre 2015

PORTARE LA MISERICORDIA


DAL BLOG DI  PIERO GHEDDO

Con Papa Francesco, fin dall’inizio la Misericordia di Dio è il tema centrale e fondamentale del suo Pontificato.
Egli sa che l’Occidente cristiano si è allontanato dalla Chiesa e dalla vita cristiana e questo ha imbarbarito le nostre società e i nostri popoli ancora nominalmente cristiani (espressione massima di questa barbarie è la teoria del “gender”).
È stato mandato dallo Spirito per riportarci tutti a Dio e a Cristo, accettando la misericordia e il perdono di Dio.
Francesco è un Papa missionario (ha un’esperienza pastorale come nelle missioni), ma parla poco della missione alle genti. Lui ha una visione globale dell’umanità ed è convinto che se l’Occidente ritorna a Cristo, solo così si evangelizza il mondo dei non cristiani. Ha affidato l’organizzazione dell’Anno della Misericordia di Dio al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, che riguarda appunto i paesi e i popoli cristiani.
 
Beato Clemente vismara, missionario Pime
Insomma, tutto il Pontificato di Francesco è impostato per riportare i cristiani a ritrovare le radici biblico-evangeliche della nostra civiltà, orientando la cultura e l’educazione di conseguenza. Come diceva Tony Blair in un discorso al Parlamento dell’Unione Europea all’inizio degli anni 2000: «L’Europa può superare le sue crisi solo ritornando al Vangelo, che ha fatto grande la nostra civiltà».

Nel novembre 2014, parlando al Consiglio delle Conferenze episcopali europee, Francesco ha ricordato i mali che oggi feriscono l’Europa e la mettono in crisi, ma ha aggiunto che «l’Europa ha tante risorse per andare avanti… E la risorsa più grande è la persona di Gesù. Europa, torna a Gesù! Questo è il lavoro dei pastori: predicare la missione: predicare Gesù Cristo, senza vergogna. Lui è disposto ad aprire le porte del suo cuore, perché Lui manifesta la sua onnipotenza soprattutto nella misericordia e nel perdono… All’Europa ferita soltanto Gesù Cristo può dire oggi una parola di salvezza».

La fede di Papa Francesco è una fede “che sposta le montagne”. Lui sa che nulla è impossibile a Dio e crede davvero che l’Anno della Misericordia di Dio può iniziare un graduale ritorno dell’Europa, dell’Italia a Cristo. Crede nello Spirito Santo, “protagonista della missione”, ed è convinto che se la Chiesa e i fedeli si convertono veramente a Cristo, lo Spirito può fare cose straordinarie, miracolose, come in altri popoli dove nasce la Chiesa.

Parlo con un parroco d Vicenza che mi dice: «Tutti, o quasi tutti, ammirano e applaudono Papa Francesco, ma il suo appello alla conversione personale non ha ancora scosso e morsicato la carne viva dei nostri fedeli. Noi siamo i puri, andiamo in chiesa, la conversione riguarda i peccatori».
Temo che questo appello di convertirci personalmente a Dio che perdona e al Vangelo che ci propone il modello della vita cristiana, non venga colto proprio da non pochi di noi, preti e cristiani “praticanti”. 

I mass media, in genere, leggono le parole e gli atti di Francesco in modo diciamo “laico”, dove non c’è posto per temi come peccato, conversione a Cristo, confessione delle proprie colpe; danno ai suoi atti un significato sociale-politico che non coglie il centro del pontificato di Francesco. Ci si chiede se egli è un conservatore o un progressista e non si capisce che questi termini non hanno senso nel giudicare il Papa. Francesco è un uomo peccatore, come tutti noi, innamorato di Gesù Cristo, perché ha sperimentato nella sua vita la bontà e misericordia infinita del Padre. E chiama tutti a cambiare vita per diventare veri cristiani, cioè innamorati di Gesù e simili a Lui nella nostra vita.


Nella Lettera Apostolica ai Consacrati (21 novembre 2014) si legge: «La domanda che siamo chiamati a rivolgerci in questo Anno è se e come anche noi ci lasciamo interpellare dal Vangelo; e se esso è davvero il vademecum per la vita di ogni giorno e per le scelte che siamo chiamati ad operare. Esso è esigente e chiede di essere vissuto con radicalità e sincerità. Non basta leggerlo, non basta meditarlo, Gesù ci chiede di attuarlo, di vivere le sue parole».

leggi tutti i tre articoli di Gheddo contenenti anche un articolo del Beato Vismara



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