03 Luglio 2016 L’Occidentale
Nell’ultimo
degli attentati dei terroristi islamici, a Dacca, sono stati torturati
con armi da taglio e poi uccisi tutti gli ostaggi che non erano in grado di
recitare i versetti del Corano. Venti i morti,
sgozzati con lame affilate. Fra questi, nove italiani. I musulmani invece
sono stati identificati e rilasciati.
Per questo è sempre più inadeguato, e
questo sì, pericoloso, continuare a recitare inutili mantra, tipo: “I
nostri valori sono più forti delle loro fobie”, “Noi più forti dell’odio”.
Niente di questo è vero: le loro non sono fobie, ma decisioni pianificate da
tempo.
Non è vero che siamo più forti del loro odio. Sono loro a ammazzarci, in tutto
il mondo, e il loro odio sta vincendo, perché noi non riusciamo a fermarli. E
basta con le ipocrisie, il buonismo, il politicamente
corretto:
questi sono MU-SUL-MA-NI che vogliono distruggere l’occidente cristiano in
particolare e tutti i non musulmani, in generale. Punto e basta.
Continuando
a negare questa immensa evidenza – i terroristi che stanno insanguinando il
pianeta lo fanno in nome del loro credo musulmano, inneggiando ogni volta ad
Allah mentre uccidono – i nostri
governanti non fanno che ottenere l’effetto opposto a quello che vorrebbero,
e cioè contribuiscono ad aumentare la
paura e la diffidenza e finanche l’odio verso tutti gli stranieri,
indistintamente.
Chi
si ostina a parlare di dialogo con chi sgozza i non musulmani e solo questo
vuole fare, non fa che alimentare il successo e la credibilità di quelle forze
politiche che vogliono alzare muri e respingere indistintamente tutti i migranti: di fronte a un nemico che avanza con l’unico scopo di ucciderci, non si
può rispondere che il nemico non esiste, che ad uccidere sono solo dei matti, e
che i confini non servono.
Il populismo lo stanno alimentando in
primis i nostri governanti e intellettuali politicamente corretti, quelli che
negano l’evidenza storica di un movimento importante all’interno della comunità
musulmana che sta facendo guerra all’occidente, e che sta sistematicamente
eliminando ogni presenza di cristiani in oriente. Lo stanno
facendo crescere quelli che non chiedono il rilascio immediato di Asia Bibi,
quelli che non si pongono l’enorme problema dei cristiani macellati. Sono i cantori del politically correct che
hanno fatto vincere Brexit, che faranno vincere Hofer in Austria e che stanno
portando l’Europa all’implosione.
Perché
noi, tutti noi abbiamo ben capito quel che sta succedendo, abbiamo ben capito
che questi ci vogliono morti e che non c’è partita, perché non ci sono margini
con chi ci dice “Crociati, voi, le vostre famiglie e i vostri amici siete tutti
nostri obiettivi. Vi uccideremo, anche nei vostri sogni”. Noi abbiamo
sinceramente paura dei terroristi islamici, tutti abbiamo capito
che non si tratta di povertà – ma quando mai i veri poveri creano stati,
organizzano eserciti, fanno assalti con le molotov e sgozzano chi non recita il
Corano (?!) – e che parlare di dialogo è
semplicemente ridicolo, quando non offensivo nei confronti delle migliaia di
morti trucidati.
Quando qualcuno ti dichiara guerra, non
puoi rispondere: non è vero, tu sei matto, cambiamo discorso. Dobbiamo
innanzitutto chiamare le cose con il loro nome, e reagire in modo adeguato. Ma
in attesa che i governi si decidano dal punto di vista militare e strategico,
la politica e la società civile possono già mobilitarsi concretamente.
La
politica deve avere ben chiaro che per combattere il terrorismo islamico deve
entrare in agenda la difesa della libertà religiosa. Gli stati e le società
canaglia che hanno fatto crescere al Qaeda prima e poi l’Isis, e che nutrono il
terrorismo islamico sono quelli in cui cresce e prospera l’intolleranza verso i
non musulmani, quelli in cui la sharia è legge, quelli in cui le donne sono
subalterne, quando non prossime a vere e proprie forme di schiavitù.
E
per combattere tutto questo noi abbiamo un’arma ben precisa ed efficace: la
reciprocità. Per ogni moschea costruita nel nostro
paese, gli stati canaglia devono costruire una chiesa per ogni credo religioso
nel loro, altrimenti niente moschea.
Se
vogliono pregare Allah nel nostro paese, devono consentire a cristiani e
credenti di tutte le religioni di pregare liberamente nel loro, altrimenti se
ne tornino a casa. Se vogliono emigrare nel nostro paese con le loro famiglie,
devono consentire la libertà di scegliere chi sposare e di cambiare religione
nel loro, altrimenti niente visto.
Solo
esigendo reciprocità nelle libertà possiamo togliere l’acqua in cui cresce e
prospera il terrorismo islamico, che trae dall’intolleranza dell’Islam il proprio alimento. E
solo così possiamo veramente aiutare i musulmani, facendo emergere un islam
moderato e democratico e isolando gli intolleranti.
E
alla società civile musulmana dobbiamo chiedere quello che chiediamo alla società
civile italiana: così come noi chiediamo agli italiani che vivono in zone ad
alta criminalità di denunciare i mafiosi, i camorristi, di non
pagare il pizzo, di isolare i criminali, così
noi chiediamo ai musulmani di isolare e denunciare tutti i loro correligionari
che condividono intolleranza e violenza. Non possiamo tollerare zone grigie.
Non basta dire timidamente che questo non è Islam. Serve altro: non
devono essere conniventi con gli assassini, ma devono denunciarli alle
autorità, in qualsiasi paese essi siano.
Chi non denuncia i
criminali è connivente con loro, e ha le loro stesse responsabilità. Così come
abbiamo giudicato conniventi con i nazisti quelli
che sapevano dei rastrellamenti, e dei campi di concentramento e delle camere a
gas, e che pur non partecipando direttamente allo sterminio degli ebrei, hanno
girato la testa dall’altra parte, facendo finta di non vedere: chi è connivente
con gli assassini, diventa egli stesso un assassino. Sempre, anche adesso, con
gli assassini del terrorismo islamico.
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