Il Foglio ha interrogato alcuni intellettuali cattolici americani su un
continente che “vuole morire in pace” . Ecco quanto ha dichirato George Weigel,
biografo del Papa San Giovanni Paolo II
(…) Per George Weigel il problema dell’occidente è nel comprendere chi ha di fronte. “La mancanza di volontà di nominare
questa minaccia per quello che è va considerata parte del problema della
incapacità dell’occidente di affrontare la minaccia con successo,
sconfiggendola”, dice al Foglio Weigel, acclamato biografo di Karol Wojtyla
e considerato uno dei più influenti e ascoltati intellettuali cattolici degli
Stati Uniti. “Se l’occidente non è disposto ad affrontare il fatto che è stato
il ritiro della propria potenza militare da Iraq e Afghanistan ad aver creato
il vuoto da cui è emerso il veleno dell’Isis, non ci sarà risposta
soddisfacente alla minaccia islamista o alla crisi dei rifugiati che paralizza
l’Europa. Il presidente Obama,
naturalmente, ha la responsabilità maggiore per questo ritiro e per il
conseguente vuoto riempito dall’Isis, e ciò che è ancora peggio è stata la sua
mancanza di volontà di imparare dagli errori”. Dieci anni fa, Weigel fu uno dei
primi a inquadrare il conflitto interno all’Europa nel best-seller “La
cattedrale e il cubo”. Dove il Cubo è La Grande Arche de la Défense, l’edificio
voluto a Parigi da Mitterrand come monumento alla laicità, mentre la Cattedrale
è quella cattolica di Notre-Dame.
“Quando ho provato a
discutere di questi problemi morali e culturali con gli europarlamentari a
Bruxelles, mi è stato detto, in poche parole: ‘Non venire qui a provocare,
sappiamo che siamo finiti, ma preferiamo morire in pace’”, continua Weigel al
Foglio. “Questo messaggio mi ossessiona fin da allora. Se l’Europa e
l’occidente in generale ridurranno la libertà a mero arbitrio personale – la
‘Repubblica del Me’ – allora non c’è motivo di pensare che andremo a resistere
con successo alla sfida esistenziale posta dai jihadisti dell’islam. O a
risolvere i nostri molteplici problemi. O a invertire un inverno demografico
auto-indotto. Sarebbe utile che i leader della chiesa cattolica in
tutta l’Europa occidentale si concentrassero su tali questioni piuttosto che
perdere tempo a stabilire la morale sessuale cattolica e l’etica del matrimonio.
La crisi morale della civiltà in Europa è, in fondo, una crisi di un
secolarismo inacidito in un nichilismo e in uno scetticismo che alla fine
producono ciò che il cardinal Joseph Ratzinger ha chiamato nel 2005 la
‘dittatura del relativismo’. La
decadenza spirituale e intellettuale, a quanto pare, è invalidante per la
civiltà come la decadenza materiale”.
Secondo Weigel, il
problema è anche ormai una incapacità europea nel giustificare una eventuale
guerra al terrore islamista. “L’occidente ha bisogno di giustificare i propri
impegni verso la democrazia liberale. Questo è il presupposto assoluto per la
difesa della democrazia liberale. E sembra ormai chiaro che la licenziosità
nelle sue varie forme non fornisce tale giustificazione. La visione biblica
della persona umana e quella della società umana sono tra i fondamenti
culturali dell’occidente e, a meno che non venga recuperata, l’occidente è nei
guai. Stiamo andando verso un periodo molto difficile. La mancanza di leadership politica in tutto
l’occidente – e certamente includo gli Stati Uniti in questa accusa – è
assolutamente spaventosa. Abbiamo
bisogno di una figura come quella di Giovanni Paolo II per recuperare le parti
più nobili del nostro patrimonio culturale, compreso l’impegno per la
tolleranza e il pluralismo, e quindi ricostruire le democrazie su basi forti.
Democrazie che sanno che possono e devono sconfiggere l’islamismo terrorista”.
(…)
tratto da il Foglio del 20 luglio, di Giulio Meotti
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