La strage di Barcellona ha scosso la Spagna,
dove fino adesso erano stati sventati altri attentati dello Stato islamico, e
riportato il Vecchio Continente nella dinamica della guerra interna ad una
Europa che non sembra intenzionata ad interrogarsi sull’origine dei mali che la
insidiano.
Davanti alla furia di cui è fatta oggetto periodicamente la popolazione
degli stati europei, l’establishment politico e mediatico continentale sembra in
grado di esprimere soltanto proclami di circostanza e reazioni emotive. Si
tratta di esternazioni e manifestazioni che appaiono sempre più una fiera di
ipocrisia e una elusione del male che affligge le nostre società, che permane e
si diffonde.
Tracce per una riflessione più profonda potrebbero invece ritrovarsi nel
simposio tenuto lo scorso 19 aprile a Varsavia per i 90 anni di Benedetto XVI. Promosso dalla Conferenza episcopale e dal Presidente polacco Andrzej
Duda, il convegno, intitolato “Il concetto di Stato nella prospettiva
dell’insegnamento del cardinal Joseph Ratzinger - Benedetto XVI”, ha visto
anche la lettura di un messaggio inviato dal Papa emerito.
"Il confronto fra concezioni radicalmente atee dello Stato e il
sorgere di uno Stato radicalmente religioso nei movimenti islamistici – sottolinea nel messaggio Joseph Ratzinger – conduce il nostro tempo in una
situazione esplosiva, le cui conseguenze sperimentiamo ogni giorno”. E le
conseguenze purtroppo le abbiamo viste ancora ultimamente nei fatti che hanno
insanguinato la Spagna.
"Questi radicalismi – continua Benedetto XVI – esigono urgentemente
che noi sviluppiamo una concezione convincente dello Stato, che sostenga il
confronto con queste sfide e possa superarle”. Una nuova concezione dello Stato
che significa anche, in prospettiva più ampia, un ripensamento dello spazio pubblico europeo. Per il pensatore e teologo bavarese,
si tratta infatti di “una questione essenziale per il futuro del nostro
Continente”.
La miscela esplosiva fra il vuoto valoriale – ben esemplificato dalle note
di Imagine suonate dopo le stragi di Parigi – la
penetrazione dell’islamismo in società ormai indifferenti al proprio passato e
al proprio futuro, pare destinata a generare episodi tragici anziché la
decantata integrazione.
Dinnanzi alla mancanza di una filosofia civile europea capace di rispondere
alle nuove emergenze, forse bisogna far parlare meno i sociologi – con le loro
spiegazioni politically correct sulle cause
socioeconomiche del terrorismo – e più i discorsi di Benedetto XVI a Ratisbona,
Parigi, Westminster e al Bundestag tedesco. Un pensiero fecondo anche per la
riflessione “secolare”.
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