Anni di disprezzo per
i propri elettori non si recuperano con un’acrobazia
Il controesodo «bello e istruttivo» dei transfughi
ALFREDO MANTOVANO da Tempi
Funziona così? Vieni eletto in un partito e grazie a questo
vai al governo.
Resti in carica pur quando quel partito, dopo pochi mesi,
esce dalla coalizione e sceglie l’opposizione: un’inezia, all’incirca quattro
anni.
Nel frattempo fai di
tutto: approvi il divorzio facile e il divorzio breve, la legge sul
matrimonio same-sex, la droga “leggera” e accessibile a tutti, la fecondazione
eterologa a carico del Servizio sanitario nazionale, tagli le risorse
necessarie per la salute, ti disinteressi della persecuzione dei medici
obiettori, non alzi un dito di fronte alla diffusione del gender nelle scuole,
dai il tuo contributo perché in un ramo del Parlamento passi l’eutanasia, hai
qualche ripensamento in prossimità del traguardo dello ius soli dopo averlo
votato solo perché hai visto qualche sondaggio, col tuo voto favorisci fiscalmente
le multinazionali e deprimi la famiglia, rinunci a governare l’emergenza
immigrazione e ignori l’anoressia demografica che interessa la nazione di cui
saresti una delle guide.
Senza trascurare il sostegno attivo che hai dato a una
riforma costituzionale – per fortuna abortita – che affievoliva la
sussidiarietà.
Di più, hai ignorato gli allarmi e le richieste di dissociarti
da questo o da quel provvedimento provenienti da piazze affollate di famiglie
non rappresentate da nessuno; anzi, le hai illuse e le hai prese in giro, salvo
optare sempre per l’esatto contrario di quel che ti sollecitavano quei luoghi
civili e responsabili di esercizio di democrazia.
Il voto è una
sentenza definitiva
Alla fine, come nel
gioco dell’oca, torni al punto di partenza e riprendi posizione esattamente nel
recinto dal quale hai preso le mosse nella primavera del 2013, come se nulla
fosse stato. Come direbbe Guareschi, è «bello e istruttivo» questo tuo
disinteressato ri-passaggio a un’area politica che pare avere oggi le maggiori
prospettive di vittoria elettorale. Sul piano oggettivo, è l’equivalente di un
sondaggio interno al Palazzo: segnala la percezione che dell’esito delle
prossime politiche hanno gli inquilini di quel condominio.
Sul piano soggettivo, è difficile da seguire senza ricorrere
a generose dosi di antivomito.
Funziona così? Le esperienze elettorali più recenti, dentro
e fuori i confini nazionali, suggeriscono di contenere lo sfruculiamento del
cittadino che vota. Perché costui deciderà poco di quel che accade nella sua
quotidianità, ma quando decide mostra una maturità mediamente superiore a
quella che presume chi ne sollecita il consenso. Lo scorso 4 dicembre media e
influencer di vario tipo davano per certa la vittoria del “sì” al referendum
costituzionale, e sappiamo come è andata; e anche i risultati delle ultime
amministrative, che hanno aperto gli occhi e il cuore alla transumanza in
corso, sono andati in controtendenza con le previsioni, soprattutto in luoghi
simbolici come Genova o in giro fra Toscana, Emilia e Abruzzo.
Dunque, se c’è qualcosa di sicuro, un po’ più sicuro di
quella poltrona alla cui riconferma stai puntando con sprezzo del pericolo e
spirito di abnegazione, è che l’urna elettorale è l’equivalente di una sentenza
definitiva: quando arriva non la puoi modificare. E se nei fatti hai
disprezzato per quattro anni fasce importanti del tuo potenziale elettorato,
non puoi pensare che ti riscatti con un’acrobazia all’ultimo (o al penultimo)
giorno utile.
Il vizietto del
tradimento
Vale per il
transfuga. Vale per chi lo accoglie, e anzi organizza i tour del rientro. Chi
l’ha detto che l’algebra non si applica pure in politica? I gitanti che tornano
a casa non solo non aggiungono nulla, ma vanno in sottrazione: quanti dei
partecipanti alle manifestazioni di piazza San Giovanni e del Circo Massimo
sono pronti a sostenere un partito che riprenda nelle proprie fila personaggi
col curriculum prima riassunto? Per avere la garanzia del rinnovato
rinnegamento dei princìpi cari a quel popolo?
Chi ha tradito così tante volte dà la certezza che alla
prima utile continuerà a farlo. Idem se il rientro fosse non nel partito
originario ma in una formazione messa su ad hoc per questi reduci non
combattenti. Quale attrattiva ha una bad company?
Nei pochi mesi di legislatura che restano ci si opponga
veramente alle leggi ostili alla vita e alla famiglia (in primis quella sulle
dat) ancora pendenti, e si provi a dare voce all’Italia vera, come è stato
fatto con successo in più d’una città alle ultime amministrative. Chi cerca, e
magari ottiene, il riciclo dopo una parvenza di “differenziata” non per questo
cessa di essere un rifiuto.
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