di
Robi Ronza
LA NUOVA BUSSOLA 17-08-2017
Il fiasco della prima delle
manifestazioni organizzate dagli animalisti per protestare contro il recente
abbattimento in Trentino dell’orsa KJ12, che nel luglio scorso aveva aggredito un
escursionista, è un buon segnale. I cronisti presenti riferiscono che l’altro
ieri l’autocolonna partita da Brescia, che i promotori si aspettavano
diventasse un “serpentone” di centinaia di veicoli, a Riva del Garda contava
soltanto sei auto. Lungo la strada verso Trento se ne sono aggiunte altre due.
A bordo delle otto auto c’erano complessivamente circa venti persone.
E’ forse il segno che il buon senso
comincia di nuovo a prevalere sui furori ideologici degli animalisti, devotamente fatti propri e
amplificati dall’ordine costituito di quell’intellighenzija
metropolitana laica-progressista che è la vera razza padrona del mondo
della stampa nel nostro Paese. Ciononostante il cammino sarà di certo ancora
lungo. Basti dire ad esempio che il Tg1 delle 13,30 dello scorso 14 agosto, ha
usato per due volte la parola “omicidio” per definire tale abbattimento. Tutti i giornali e i
telegiornali più diffusi stanno sostanzialmente dalla parte degli
animalisti, che non esitano a dare dell’assassino al presidente della
Provincia Autonoma di Trento reo di aver dato ordine di abbattere l’animale, la
cui pericolosità per l’uomo era ormai evidente.
E’ d’altra parte impressionante quanto
il presidente della Provincia di Trento – il quale non ha esitato a dire
che le persone contano più degli animali - sia stato lasciato solo anche
dal mondo della politica. Da destra a sinistra i politici sono evidentemente
soprattutto preoccupati di piacere a
masse urbane che degli orsi (e dei lupi) sanno solo quello che hanno
visto nei cartoni animati. E questo malgrado già da qualche anno a questa
parte in Italia le aggressioni e le intrusioni di grandi carnivori si
moltiplichino.
Nel Trentino dal 2014 a oggi si sono già registrate quattro aggressioni di orsi a singoli escursionisti o cercatori di funghi. Uno degli aggrediti ha subito ferite invalidanti. Il dilagare facilitato e protetto dei grandi carnivori (e anche di altri grandi animali selvatici) al di fuori dei parchi nazionali e delle riserve naturali, ove in precedenza sussistevano in modo controllato, è ormai un problema di rilevanza nazionale. La loro presenza dilagante è infatti insostenibile in un Paese come il nostro, che ha una densità demografica pari a oltre 231 abitanti per chilometro quadro, e non (tanto per fare un paragone) di soli 34 come gli Stati Uniti.
Nel Trentino dal 2014 a oggi si sono già registrate quattro aggressioni di orsi a singoli escursionisti o cercatori di funghi. Uno degli aggrediti ha subito ferite invalidanti. Il dilagare facilitato e protetto dei grandi carnivori (e anche di altri grandi animali selvatici) al di fuori dei parchi nazionali e delle riserve naturali, ove in precedenza sussistevano in modo controllato, è ormai un problema di rilevanza nazionale. La loro presenza dilagante è infatti insostenibile in un Paese come il nostro, che ha una densità demografica pari a oltre 231 abitanti per chilometro quadro, e non (tanto per fare un paragone) di soli 34 come gli Stati Uniti.
La questione in effetti è tutt’altro che
pittoresca o “di nicchia”. Si tratta di uno dei tanti esiti
rilevanti della crisi di civiltà con cui
oggi dobbiamo fare i conti. A chi non ne fosse ancora convinto suggeriamo
l’attento esame dell’immagine qui sopra, tratta da Il Fatto Quotidiano del
17 maggio scorso. Già è significativo il travestimento di sapore totemico dei
manifestanti, mascherati da lupi. Ancor più significativi però sono i testi dei
cartelli che i manifestanti espongono. Si vedano in particolare “Non temere il
lupo / Temi piuttosto l’uomo” e l’immagine di una testa di lupo di profilo
dalla cui bocca escono le parole “Io sono la natura, voi il suo danno”.
Siamo di fronte a una testimonianza
plastica del baratro in cui è precipitata la moderna cultura laica, passata in meno di
due secoli dall’esaltazione prometeica dell’uomo al cupio dissolvi. Nell’immediato
i primi chiamati a farne le spese sono i pastori, gli allevatori e i contadini
di montagna e di collina. Oggi sono loro la vera specie a rischio di
estinzione; non i lupi, gli orsi e le linci. A lungo termine siamo però a
rischio tutti quanti. E’ a rischio l’uomo in quanto tale che, secondo quel che
si legge su uno dei cartelli, è di danno alla natura, mentre invece il lupo ne
fa parte a pieno titolo, anzi ne è l’essenza.
La superstizione totemica dei “verdi”
non basterebbe tuttavia da sola a creare questa situazione
se ad essa non si aggiungesse l’ignoranza
di massa di popolazioni urbane che –dicevamo - non hanno più né
esperienza né memoria familiare recente della realtà degli spazi aperti; e la
cui immagine del lupo e dell’orso deriva tutta quanta dal mondo dei cartoni
animati, da Lupo Alberto, dall’Orso Yoghi e dai loro più recenti derivati. E’
un’ignoranza cui è ormai urgente porre rimedio.
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