LA CONFUSIONE
FRA IL PIANO POLITICO E IL PIANO ETICO E’ LA CONFERMA CHE
“LA PARTE MIGLIORE
DEL PAESE” NON SI E’ ANCORA RESA CONTO DELLA CATASTROFE CHE L’HA PORTATA ALLA
SCONFITTA IL 4 MARZO
Vedremo come andrà a
finire il braccio di ferro tra il ministro Salvini e i sindaci ribelli, che non
intendono attenersi al decreto sicurezza perché lo ritengono “criminogeno”,
“inumano”, “incostituzionale”, qualcuno arriva persino a dire “razzista”. Vedremo,
soprattutto, se la Corte Costituzionale, investita della questione, individuerà
qualche profilo di incostituzionalità.
Orlando l'Africano |
Quel che possiamo
osservare fin da ora, invece, è come le forze politiche si stanno posizionando.
Qui, in barba alla presunta scomparsa della distinzione fra destra e sinistra,
le cose sono piuttosto chiare. Forza Italia e Fratelli d’Italia difendono il
decreto sicurezza e il principio secondo cui le leggi si rispettano anche se
non le si condivide. La sinistra, per quel che è dato capire fin qui, pare
schierata piuttosto compattamente a fianco dei sindaci ribelli, e in qualche
caso torna persino ad agitare il dovere della “disobbedienza civile”.
Non mi sembra un
segnale particolarmente incoraggiante per il futuro, non solo in vista delle
elezioni Europee, ma più in generale per il processo di ricostruzione della
sinistra stessa, faticosamente avviato dopo la catastrofe del 4 marzo.
L’atteggiamento assunto in questi giorni da tanti esponenti della sinistra,
infatti, non fa che reiterare, portandolo alle estreme conseguenze, l’errore
politico di fondo che l’ha condotta alla sconfitta, consegnando il paese alle
forze populiste.
In che cosa consiste tale errore?
L’errore è di trattare un problema
politico cruciale, quello della gestione dei flussi migratori, come se si
trattasse di un problema morale, ovvero di una scelta etica: da una parte il
bene, fatto di apertura, accoglienza, integrazione, dall’altra il male, fatto
di chiusura, ostilità, intolleranza per il diverso.
Senza rendersi conto che, per sua
natura, la politica è chiamata a scegliere fra soluzioni diverse, ciascuna con
i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza, e non fra il Bene assoluto e
il Male assoluto. Se accettasse la
prima prospettiva, pragmatica anziché etica, non le sarebbe difficile
riconoscere che sia il decreto sicurezza sia le politiche precedenti, basate
sull’accoglienza, hanno enormi limiti, e che nessuna delle due è la soluzione
perfetta, se non altro perché entrambe sono basate su un mix di misure di segno
opposto, alcune delle quali incentivano l’irregolarità, mentre altre la
disincentivano. Continuare con l’accoglienza indiscriminata avrebbe
moltiplicato l’esercito degli irregolari senza permesso, bloccare o ostacolare
i percorsi di integrazione di chi è già arrivato produrrà a sua volta nuova
irregolarità.
Quanto sia pericoloso
il registro manicheo con cui, da sinistra, si discute di immigrazione, è
divenuto particolarmente evidente in questi giorni, quando il legittimo (e in
gran parte condivisibile) scetticismo sulle conseguenze effettive del decreto
sicurezza ha condotto a invocare la sua disapplicazione o inosservanza. Qui l’impostazione etica del discorso
politico arriva a dare la peggiore prova di sé: si è talmente certi del valore
morale delle proprie convinzioni, che ci si sente autorizzati a non rispettare
la legge. Come se una sinistra moderna potesse scendere in piazza a difesa
della legalità in certi casi, e al tempo stesso invitare a disobbedire alla
legge in altri casi, naturalmente a
proprio insindacabile giudizio. Come se la condizione del cittadino
italiano oggi fosse quella di un perseguitato da un potere politico
dittatoriale, e non semplicemente quella di un cittadino che disapprova una
legge dello Stato, regolarmente votata dal Parlamento e promulgata dal
Presidente della Repubblica. A tanto
conduce, purtroppo, la confusione fra il piano politico, delle decisioni
collettive, e il piano etico, della coscienza individuale.
Né vale ricordare che,
anche nel nostro ordinamento, in caso di leggi votate dal Parlamento ma di
dubbia costituzionalità, esistono vari meccanismi di “sospensione cautelare
della legge”. Tali meccanismi, infatti, possono essere messi in moto solo dai
giudici, non certo dai comuni cittadini o dagli amministratori locali, quale
che sia il loro rango: un punto di cui pochi, a sinistra, sembrano consapevoli.
Fra essi vale la pena ricordare la voce di un altro primo cittadino, il sindaco
Pd di Montepulciano, Andrea Rossi, che a proposito del decreto sicurezza, che
non condivide e di cui denuncia gli “effetti nefasti”, ha avuto la correttezza
di aggiungere: “si tratta di una legge dello Stato che un Sindaco non può non
rispettare: anche questo è un principio fondamentale del nostro ordinamento, al
quale non si può derogare se non immaginando scenari da repubblica delle
banane”.
Temo che, nel Pd che
Zingaretti si accinge a riorganizzare, gli Andrea Rossi siano destinati a
restare una minoranza. Un vero peccato, perché la loro assenza non fa che
ritardare la nascita di una sinistra
moderna, capace di pensare sé stessa semplicemente come portatrice di un
progetto politico progressista, anziché come l’incarnazione del Bene o, peggio,
come la rappresentante esclusiva della “parte migliore del Paese”.
Luca Ricolfi – Fondazione Hume
7 gennaio 2019 -
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