LORENZO
PLUMARI, CAPOGRUPPO PD A CESENA VOTERA’ NO.
IL
CROCEVIA CONDIVIDE LE SUE MOTIVAZIONI E INVITA A VOTARE NO
Io voto NO al Referendum Costituzionale del
20/21 settembre!
Voglio metterci la faccia. Siamo di fronte a una riforma pensata e strutturata male, e che verrebbe attuata completamente al buio. Non basta infatti affiancarla a una “auspicata” nuova legge elettorale.
Con la vittoria del SI il Parlamento passerebbe dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. Vista aritmeticamente sembrerebbe una conquista. In verità sarebbe una grande sconfitta per la democrazia. Non per altro i fautori di questa riforma la supportano esclusivamente per pura demagogia tattica, senza alcuna motivazione che presupponga un miglioramento del funzionamento delle nostre istituzioni. Insomma, nessun beneficio sostanziale.
Il problema poi non è solo il numero dei parlamentari, ma come questa riduzione inciderebbe sulla rappresentatività e sul funzionamento delle camere. In entrambi gli aspetti ci sono grosse criticità. Con la vittoria del SI l’Italia diventerebbe il Paese europeo con il numero più basso di eletti in rapporto al numero di elettori, ovviamente a discapito della rappresentanza dei cittadini (che poi gli eletti vadano misurati sulle loro presenze, sulla loro serietà e sul loro lavoro è giusto, ma è tutto un altro discorso, che non c'entra con il numero complessivo). A essere colpite sarebbero in particolar modo le minoranze linguistiche, i partiti più piccoli, le forze all’opposizione nei governi regionali.
Inoltre, tagliare in questo modo il numero dei parlamentari significherebbe tagliare il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Anzi, si provocherebbe un ulteriore indebolimento del rapporto tra eletto ed elettori, mentre si consentirebbero più facilmente interventi “lobbystici” a sostegno del candidato e del futuro parlamentare.
Un’altra motivazione non convincente è quella del risparmio economico. Si risparmierebbero circa 285 milioni di euro, pari allo 0.007% della spesa pubblica (dati dell’Osservatorio dei Conti Pubblici). Nulla. Nessun risparmio tangibile anzi, al contrario, si darebbe solo adito a coloro i quali pensano che i costi per far funzionare la democrazia siano sprechi.
Insomma, una riforma tanto inutile quanto dannosa.
Inutile perché le vere deformazioni del sistema sono altre e ben note, come il bicameralismo perfetto. Su questo ci sarebbe da ragionare e lavorare. Senza banalizzazioni e semplificazioni populiste, da cui poi non si potrà tornare indietro così facilmente.
Ricordiamoci che la democrazia parlamentare è stata una conquista di libertà che ci è stata donata dalla Resistenza con tanti morti e tanta sofferenza.
Voglio metterci la faccia. Siamo di fronte a una riforma pensata e strutturata male, e che verrebbe attuata completamente al buio. Non basta infatti affiancarla a una “auspicata” nuova legge elettorale.
Con la vittoria del SI il Parlamento passerebbe dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. Vista aritmeticamente sembrerebbe una conquista. In verità sarebbe una grande sconfitta per la democrazia. Non per altro i fautori di questa riforma la supportano esclusivamente per pura demagogia tattica, senza alcuna motivazione che presupponga un miglioramento del funzionamento delle nostre istituzioni. Insomma, nessun beneficio sostanziale.
Il problema poi non è solo il numero dei parlamentari, ma come questa riduzione inciderebbe sulla rappresentatività e sul funzionamento delle camere. In entrambi gli aspetti ci sono grosse criticità. Con la vittoria del SI l’Italia diventerebbe il Paese europeo con il numero più basso di eletti in rapporto al numero di elettori, ovviamente a discapito della rappresentanza dei cittadini (che poi gli eletti vadano misurati sulle loro presenze, sulla loro serietà e sul loro lavoro è giusto, ma è tutto un altro discorso, che non c'entra con il numero complessivo). A essere colpite sarebbero in particolar modo le minoranze linguistiche, i partiti più piccoli, le forze all’opposizione nei governi regionali.
Inoltre, tagliare in questo modo il numero dei parlamentari significherebbe tagliare il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Anzi, si provocherebbe un ulteriore indebolimento del rapporto tra eletto ed elettori, mentre si consentirebbero più facilmente interventi “lobbystici” a sostegno del candidato e del futuro parlamentare.
Un’altra motivazione non convincente è quella del risparmio economico. Si risparmierebbero circa 285 milioni di euro, pari allo 0.007% della spesa pubblica (dati dell’Osservatorio dei Conti Pubblici). Nulla. Nessun risparmio tangibile anzi, al contrario, si darebbe solo adito a coloro i quali pensano che i costi per far funzionare la democrazia siano sprechi.
Insomma, una riforma tanto inutile quanto dannosa.
Inutile perché le vere deformazioni del sistema sono altre e ben note, come il bicameralismo perfetto. Su questo ci sarebbe da ragionare e lavorare. Senza banalizzazioni e semplificazioni populiste, da cui poi non si potrà tornare indietro così facilmente.
Ricordiamoci che la democrazia parlamentare è stata una conquista di libertà che ci è stata donata dalla Resistenza con tanti morti e tanta sofferenza.
Dunque, non ho dubbi: voto NO al taglio della democrazia!
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