Intervista
a MONS. NICOLA BUX
«L’ Europa contro il
Natale? Chi se ne meraviglia è cieco»
«A
Bruxelles pesa una visione antireligiosa, non può sorprendere nessuno la censura dei nomi
cristiani. Né la mancata reazione di una Chiesa in balia del mondo»
La memoria di don
Nicola Bux corre ai primi anni del Duemila, al «gran rifiuto» di Valery Giscard
d’Estaing, allora presidente della Convenzione europea, che non accolse
l'appello di San Giovanni Paolo ll a inserire nella mai nata Costituzione
comunitaria i riferimenti alle radici giudaico-cristiane. «La previsione di
papa Wojtyla si è avverata: l'Europa ha compiuto una grave apostasia, un
distacco dalla sua stessa storia», spiega il teologo ed esperto di liturgia,
nominato Benedetto XVI consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche e
del culto divino.
D. Don Bux, i
riferimenti al Natale sono salvi, almeno per ora. Dopo le polemiche, sono stato
ritirate le «Linee guida per una comunicazione inclusiva nelle istituzioni
europee», realizzate a Bruxelles. L'ha sorpresa questo «attacco» a uno dei
valori più cari alla tradizione cristiana?
“ Chi conosce l’involuzione che l'Unione europea ha subito
negli ultimi decenni, non si stupisce più di questi fatti. Nelle organizzazioni europee è presente una influente componente
anticristiana. Non aprire gli occhi su questa realtà, significa non
comprendere certi pronunciamenti, comportamenti
e favoritismi nei confronti di gruppi assolutamente minoritari, che vogliono
imporre una visione anticattolica».
A furia di includere
si è finito per escludere, se non addirittura rinnegare, certi valori?
«Come ha spiegato Benedetto XVI, l'Europa ha palesato un odio verso sé stessa, presumendo di
diventare una realtà più accogliente o, come si dice oggi, inclusiva. Sta
pagando questa visione con un'invasione incontrollata e non mirata, alla quale
va aggiunto un inverno demografico che la condannerà all'estinzione. Mancherà
la forza giovane in grado di fronteggiare la forza giovanissima che entra nel
continente europeo. Per poter includere, bisogna avere un ambito ben definito entro il quale muoversi».
Non c'è questo ambito?
«Il paradosso attuale è che si invoca l’inclusione dei
migranti provenienti dai Paesi islamici, ma si finisce per proporre loro il
modello Lgbt, cioè un'impostazione che la gran parte di queste persone rifiuta.
Se non si considera la fisionomia del corpo che accoglie, il processo di
integrazione finirà con un violento rigetto, proprio come un trapianto andato
male».
Sta prevedendo il
fallimento di ogni tentativo di integrazione?
«L’integrazione può
avvenire se c'è compatibilità tra le culture. Quale compatibilità può
esistere tra l’islamismo e il cristianesimo? Al massimo, può esserci
tolleranza. Oggi l'Europa pecca di una grave intolleranza nei confronti di chi,
egualmente europeo, non la pensa come i gruppi di potere che dettano l’agenda.
Se non siamo in grado di proporre tolleranza tra noi stessi, come possiamo
pretendere di essere inclusivi verso le altre culture?».
Nelle linee guida
della Commissione europea, c'è l'invito a evitare «nomi cristiani» come Maria e
Giovanni. Meglio utilizzare Malika e Giulio. Cosa ne pensa?
«I latini dicevano:
“Nomen est omen”, il nome è veicolo di significato, ha un contenuto. Negli
anni del paganesimo, i nomi cristiani che venivano dati a chi si battezzava
indicavano una vocazione, una visione. Non un'emozione, come avviene oggi».
Che cosa intende?
«I nomi vengono scelti emotivamente, senza una motivazione
che potrebbe essere, ad esempio, il ricordo di una persona cara o la venerazione
di un santo. Questo processo di secolarizzazione è in atto da tempo, nonostante
i tentativi di quei pochi sacerdoti che provano ancora a suggerire l’uso di
nomi cristiani. Cancellarli significa distruggere la memoria del cristianesìmo».
A chi giova la
continua ricerca di omologazione? |
NOTRE DAME BRUCIA |
«A chi progetta un
mondo senza Dio. Ma anche a chi, in modo miope, crede di poter costruire un
mondo esclusivamente a misura d'uomo. Un'utopia».
Per quale motivo?
«Ogni volta che si opera in tal senso, si creano le premesse
della frana. A farlo è chi ha escluso Dio dal proprio orizzonte, affidandosi
esclusivamente al potere, al dio denaro o ad altri paradigmi del genere. E la
famosa statua apparsa in sogno al profeta Daniele, che poi spiegò al re Dario:
pur essendo fatta di oro, argento, bronzo, ferro e rame, la statua aveva i
piedi d argilla; a causa di un piccolo sasso staccatosi dalla montagna, crollò.
Il piccolo sasso sarà sempre quel cristianesimo che ha a cuore la persona di
Cristo, non quello che si confonde con le
mode correnti del mondo».
Sì sarebbe aspettato
una presa di posizione più netta da parte del Vaticano di fronte all'ultima
follia dell'Europa?
«Sinceramente no. La leadership che guida la Chiesa è distopica: non mette al centro la
forza del Vangelo e la potenza di Gesù Cristo, ma è in gran parte preda dell’ideologia
di turno, che oggi è colorata di verde come ieri lo era di rosso. Di
fronte a una tale distopìa, non illudiamoci di assistere a una reazione adeguata.
Del resto, cosa ci si può aspettare se non è più conosciuto nemmeno il senso
del Natale?”.
Cioè?
«Il senso del Natale è la verità che Dio entra nella storia
facendosi carne. Perfino Dostoevskij, che non era certo l’espressione del
cattolicesimo, diceva che la condizione per la salvezza della storia del mondo
risiede nelle parole “il Verbo si è fatto carne”. Se gli uomini di Chiesa si
allontanano da tutto ciò, falliscono nella loro missione. Oggi, come ha scritto
Benedetto XVI, c'è una deformazione della coscienza: si propone come bene ciò
che è intrinsecamente male”
Per esempio?
«Pensiamo
alla proposta di unioni omosessuali. E evidente che è contro la natura, ma oggi
tutto è naturale tranne quel che riguarda l'uomo. C'è bisogno di un'ecologia
dell’uomo. C'è un'ecologia per tutto: animali, acqua, terra, aria. Se non
facciamo l'ecologia dell'uomo, abbiamo fallito. E l'uomo che manovra tutto il
resto.
Non esiste
alcuna autoregolamentazione, salvo ovviamente le forze incontrollabili
dell'Universo che sono sottomesse solamente al Creatore. Checché ne pensino
Greta e gli altri».
Si stanno mettendo le
basi per una nuova Torre di Babele?
«Le Torri di Babele costellano la storia dell'umanità.
Quando si è parlato di “Grande reset",
mi sono permesso di osservare che questi tipi di progetti ci sono sempre stati.
Si tenta una ristrutturazione dell'umanità, in nome di un progetto che qualcuno
immagina di poter portare avanti. Sono decenni che ascoltiamo promesse di un
nuovo ordine mondiale o di un nuovo umanesimo, sappiamo bene che si tratta di
proposte inconsistenti».
Perché?
«Non tengono conto di due fattori: il primo è
l’insopprimibile bisogno di libertà dell'uomo”
E il secondo?
«Credono di poter costruire una nuova Torre di Babele senza Dio,
ma non si accorgono che l'assenza di uno sguardo superiore è la premessa per
l'incompiutezza del progetto, se non addirittura per la sua autodistruzione.
Perché ci sia uno sguardo superiore, ci vuole una conversione a Dio, ciò che
propone il cristianesimo.
La condizione per essere tutti fratelli è quella di riconoscere un unico Padre.
Per farlo, c'è bisogno che qualcuno lo predichi, lo faccia conoscere. Una parte
della Chiesa ha rinunciato a evangelizzare».
Qual è il motivo,
secondo lei?
«Perché
ritiene che il processo di affratellamento dei popoli, come lo ha proposto Gesù
Cristo, sia utopistico. Pensano sia più facile raggiungerlo attraverso una
serie di accordi e dichiarazioni. Nell'ultimo documento firmato in Vaticano dai
capi religiosi, non si pronuncia una sola volta la parola Dio. E questo la dice
lunga».
Abbiamo visto Babbo
Natale in tutù o intento in baci omosessuali; ritiene che anche i simboli del
Natale, che siano essi sacri oppure no, vengano utilizzati per finalità
politiche?
«Azzardo un’ipotesi: tutte queste manifestazioni nascondono una nostalgia del sacro. Questa specie
di assalto ai simboli sacri è in realtà un grido, il sintomo della mancanza di
qualcosa. Probabilmente in questo processo siamo colpevoli anche noi cristiani,
perché abbiamo smesso di annunciare, di proporre Gesù. Perché oggi, di fronte
alla pandemia, c'è tutta questa disperazione? Perché l'uomo non sa più che Dio
è con noi. E se non lo annuncia la Chiesa, da chi ascolteranno questa notizia? La fede viene dall'ascolto e l’ascolto
viene dalla predicazione: il compito della Chiesa deve essere ripreso».
A proposito di
predicazione, pensa che la catechesi non sia più in grado di raggiungere chi si
approccia alla religione, come i bambini?
«La catechesi dei fanciulli è un tasto dolente nella
formazione odierna dei cristiani. Se i bambini non vengono catechizzati, comunicando loro le verità
fondamentali, diventano vulnerabili. Certo, ci si converte a Dio anche
da grandi, ma il ruolo degli adulti, dei catechisti e dei sacerdoti resta
fondamentale per confermare su cosa ci si debba istruire e formare.”
di ANTONIO DI FRANCESCO (La Verità 6 dicembre 2021)