Monsignor Regattieri interviene su vaccini Ddl Zan, denatalità e armi.
L'appello accorato della Chiesa è rivolto a tutti
(OMISSIS)
Dopo gli interventi del Santo Padre, della Conferenza Episcopale Italiana, del nostro settimanale diocesano, sollecitato da diversi fratelli e sorelle, sento il dovere di dire una parola chiara su alcuni temi che in questi giorni sono assurti alle cronache e che vorrei porre all’attenzione della comunità diocesana. Sono temi importanti che – benché molto diversi tra di loro – tuttavia fanno tutti riferimento al dono della vita, alla dignità della persona e della famiglia. Sento il bisogno di parlare per esprimere l’amore che anch’io nutro per il mio popolo, affidato alle mie cure pastorali, pensando così di assolvere al compito di essere come la sentinella (cfr. Is 21, 6.8).
La
dignità della persona e della famigliaMons. Douglas Regattieri
Il primo
tema su cui desidero intervenire si riferisce al disegno di legge sulla
omotransfobia in materia di violenza e discriminazione per motivi di
orientamento sessuale o identità di genere (il cosiddetto ddl Zan), in
discussione in questi giorni al Senato, dopo aver ricevuto l’approvazione della
Camera.
Non si
tratta solo di opporsi alla violenza nei confronti delle persone in ragione del
loro orientamento sessuale: questo già è previsto dalla Costituzione (vedi art.
3 e Codice penale). Il testo va oltre e induce a ritenere che il solo
pensare ed esprimersi diversamente rispetto alle definizioni contenute nel
disegno di legge potrebbero apparire come una istigazione e una
discriminazione, quindi possano esporre all’accusa di omotransfobia.
Nella
definizione dei termini pare ci sia, inoltre, una pericolosa sovrapposizione
della dimensione soggettiva con quella oggettiva. Questo
è evidente soprattutto quando il ddl definisce l’identità di genere: cioè,
«identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se
non corrisponde al sesso, indipendentemente dall’aver concluso il percorso di
transizione»[6]. Si chiedeva sulle pagine di «Avvenire» Francesca Izzo: «È
progresso consentire di dichiararsi donna o uomo in base alla propria
percezione soggettiva annullando il sesso? O è progresso agire perché donne e
uomini, i due sessi che costituiscono l’umanità, siano riconosciuti entrambi
pari e liberi?»[7].
L’espressione
‘identità di genere’ mira chiaramente ad annullare la differenza, il dualismo
uomo-donna, a vantaggio di un’autopercezione individuale, tesa a cancellare la
differenza sessuale, a creare una confusione antropologica che confonde e
sicuramente lede il principio di condivisione, reciprocità uomo-donna, su cui
si fondano la famiglia e l’educazione. Anche solo a partire da queste
poche osservazioni sul ddl Zan non possiamo esprimere che forti perplessità e
dubbi.
Noi ci
richiamiamo piuttosto a quanto la Dottrina della Chiesa espone con chiarezza a
proposito di questi temi. Mi limito a tre citazioni: «Ogni genere di
discriminazione circa i diritti fondamentali della persona, sia in campo
sociale che culturale, in ragione del sesso, della razza, del colore, della
condizione sociale, della lingua o della religione, deve essere superato ed
eliminato, come contrario al disegno di Dio»[8]. «Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere e accettare
la propria identità sessuale. La differenza e
la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate ai beni del
matrimonio e allo sviluppo della vita familiare. L'armonia della coppia e della
società dipende in parte dal modo in cui si vivono tra i sessi la
complementarità, il bisogno vicendevole e il reciproco aiuto»[9]. «La Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di
omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge
naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto
di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere
approvati»[10].
[8] Gaudium et spes, n. 29.
[9] Catechismo della Chiesa Cattolica, n.
2333.
[10] Ivi, n. 2357.
La lettera pastorale è del 21 maggio 2021
qui la lettera pastorale
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