venerdì 25 febbraio 2022

IL DOLORE DEI RUSSI

I tank russi sono entrati nelle due regioni ucraine proclamatesi indipendenti, e questo ha prodotto nella popolazione una nuova pesante lacerazione. Se la maggioranza (forse) è sensibile al patriottismo ufficiale, una parte cospicua dei russi vive una dolorosa estraneazione in casa propria. Molti russi oggi protestano in nome della verità, dell’antica fratellanza, della dignità dell’altro. Sono voci di profondo dolore. (...) 

Ma come insegna la storia del dissenso sovietico, il peso globale delle minoranze diversamente pensanti non è direttamente proporzionale all’infima percentuale che rappresentano nel tutto.

La forza del pensiero libero sta nella verità che persegue (e non pretende di possedere o di imporre a nessuno), nel fascino della dignità e nell’apertura. Il guaio è che per penetrare il conformismo e la paura, e per cambiare il clima sociale, aprendo degli autentici spazi di pacificazione, il pensiero indipendente ha da percorrere strade imprevedibili, probabilmente lunghe.

L’unica cosa che si può fare oggi è dar voce a queste singole persone; dar voce a un punto di vista diverso che non soccombe alla logica geopolitica, di contrapposizione e di potenza. 

La voce degli uomini liberi in Russia.

 

Mosca piazza Arbat 20 febbraio 2022


Tomsk  febbraio 2022


St. Peterburg  febbraio 2022

Vladivostok  febbraio 2022

Un dramma collettivo

«Siamo in molti a non aver dormito queste ultime notti – scrive Svetlana Panič, – ad aver guardato ogni ora e anche più spesso le ultime notizie, a vivere in ansia perpetua per gli amici a Kiev, Doneck, L’vov, Char’kov, Marjupol’, a ribellarci – ciascuno a suo modo – contro questa guerra assurda. Le parole più usate sono: vergogna e paura. È quasi impossibile pensare ad altro…
Quando si verifica qualcosa di vergognoso, che grida vendetta al cielo, è naturale piangere e morire di vergogna. Ed è inutile discutere con chi pensa che non sia successo nulla, che si sente “superiore a queste cose”, che piantato comodamente sul divano dirige le vite umane come pedine sul campo geopolitico…

Inutile spiegare a chi è convinto che “il popolo russo approva l’invasione in Ucraina” e che protestano solo quattro emarginati, che nel paese dominato dalle forze dell’ordine chiunque rischi di scendere in strada con un cartello, chiunque rischi una protesta con la parola o il gesto, lo fa in nome di centinaia, migliaia di altri, perché l’eroismo lo si può chiedere solo a se stessi.

Non ha senso cercar di spiegare perché in un mondo a compartimenti stagni le parole non arrivano. È ben più importante altro. Noi che oggi soffochiamo dalla vergogna, che non troviamo parole per esprimere il dolore, siamo molti, moltissimi. E siamo insieme».

A quanto sembra queste parole non sono solo un auspicio ma un fatto, basta seguire gli hashtag di facebook #нетвойне#нетвойнесукраиной, che di ora in ora stanno raccogliendo migliaia di messaggi, proteste, grida di disperazione.

Continua la Panič: «Ci aspetta una vita molto difficile, piena di vergogna e di ansia. Bisognerà risolvere ardui problemi morali, essere più esigenti con noi stessi, resistere continuamente al cinismo, non solo quello esterno, ma quello che si intrude nella mente e nel cuore.

Però c’è anche dell’altro: la condivisione che in tempi come i nostri acquista davvero i tratti della grazia, la musica, i libri, la parola e il pensiero liberi. E c’è la speranza, che sembra non reggersi su nulla. Ci sono la vergona, il dolore, le lacrime come reazione sana al male. E finché è così, siamo vivi. C’è il riso, come reazione sana all’idiozia di Stato, mezzo per scacciare la paura.
Ma soprattutto, siamo molti e siamo insieme; e finché potremo reggerci gli uni agli altri il male non sarà onnipotente. Supereremo anche questo disastro.

Noi che ci diciamo cristiani abbiamo talmente svalutato la Sua parola, banalizzato le nostre parole a Lui, che ora possiamo mostrare la fede solo con la nostra persona, senza retorica religiosa. A quella nessuno crede più, e giustamente. È colpa nostra se abbiamo trasformato la parola di misericordia in una melassa da baciapile».

Il contributo dei cristiani si vede oggi in queste coscienze sensibili e straziate, segno di una testimonianza essenziale che corrisponde esattamente a ciò cui richiamava domenica 20 febbraio all’Angelus papa Francesco: «Mai il Signore ci chiede qualcosa che Lui non ci dà prima. Quando mi dice di amare i nemici, vuole darmi la capacità di farlo. Senza quella capacità noi non potremmo, ma Lui ti dice “ama il nemico” e ti dà la capacità di amare». (...)

 (...)

"E queste vite umane? I destini di queste famiglie? L’umanità? La giustizia?".

A questa domanda non retorica bisogna rispondere per e con i russi, gli ucraini, per il bene di tutti. Per scongiurare una guerra che riguarda tutti.

«Cari amici ucraini, perdonate se non siamo riusciti a fermare tutto questo…
Povera patria nostra, e poveri noi tutti, a prescindere da dove viviamo. È una disgrazia comune. Signore, che vergogna!» (Svetlana Panič).

MARTA DELL’ASTA

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https://www.lanuovaeuropa.org/societa/2022/02/23/il-dolore-dei-russi/

 

 

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