sabato 18 gennaio 2014

I CRETINI DAI CAPELLI LUNGHI

SIAMO TORNATI AGLI ANNI DI PIOMBO?

Un professore, dalla penna sempre allegra e problematica, stende un editoriale per il Corriere sul tema dell’immigrazione.

Di certo, uno di quei temi, che interessano molto, e non solo per il caso Lampedusa, ma anche per quello che (a torto o a ragione) il Ministro Kyenge ha riproposto al centro del dibattito. Il Professore, al secolo Angelo Panebianco, ha scritto che l’Italia non può considerare tutta l’immigrazione alla stessa misura e che sarebbe preferibile favorire l’ingresso degli stranieri che hanno un’origine cattolica/ortodossa più simile a quella che è la nostra base culturale. Di fatto, permettetemi, ha scritto una sacrosanta verità che è, al contempo, anche un’ovvietà: se si devono integrare delle culture diverse, pare ovvio che sia più facile integrare quelle che hanno un background simile rispetto a quelle che partono da posizioni diametralmente opposte.

Comunque per questo suo editoriale il Prof. Panebianco è stato attaccato da alcuni “sedicenti studenti di Scienze Politicheche tacciandolo di razzismo, xenofobia (Panebianco???) lo hanno “invitato” a lasciare l’Università in quanto fascista. Come se non bastasse, gli studenti hanno poi pensato di ridipingere, come fossero dei Michelangelo mutilati, la porta dell’ufficio di Panebianco, con della vernice rossa (“rossa come il sangue dei migranti” tuonavano).

Aldilà delle opinioni sull’editoriale, preoccupano due aspetti: il primo è la continua delegittimazione dell’Università che si lascia rappresentare da questi sedicenti studenti che, non avendo letto nemmeno una riga di quell’editoriale, colgono l’occasione per darsi una giornata di notorietà da raccontare la sera alla propria amata e poi chissà, conservare nel cassetto dei ricordi, e tramandare ai propri posteri.

Il secondo, ben più grave, è che ciò dà l’idea di esser tornati agli anni di piombo. Un piombo che non lacera il costato, non gambizza le ginocchia, non sequestra in nome di una giustizia sociale perché è un piombo ignorante, progettato dalle mani di chi tra whatsapp, twitter e un selfie da gattamorta, decide che è venuto il tempo del cazzeggio reale, rispetto a quello virtuale, e lo fa con l’ignoranza di chi, in fondo, sarebbe disposto a battersi per un’ideale di cui però non conosce il nome, il sorriso, se non per sentito dire da Wikipedia.

Nessun commento:

Posta un commento