Il
Tar e il voto in Piemonte. L’Italia è in mano a una minoranza di sfascisti e di
azzeccagarbugli
Gennaio 10, 2014 Luigi Amicone
Non si lascia ai tribunali l’onere di decidere chi deve
governare un paese, una regione, un comune. Non si lascia ai magistrati il
potere di scrivere le leggi elettorali e quello di fucilare il primo degli
eletti.
Siamo in regime di colpo di stato permanente.
Questo e solo questo
significa la sentenza del Tar Piemonte che dopo
quasi quattro anni annulla il voto delle regionali a causa di firme falsificate
in sede di presentazione della lista Pensionati. Perché dovrebbe essere
annullato il voto di 27 mila cittadini? Gli autori del falso sono già stati
individuati e giustamente condannati in sede giudiziaria. Ma i 27 mila voti sono veri. Autentica e libera è stata
l’espressione della volontà dei cittadini. Dunque?
Dunque un’ennesima
sentenza ciceronica, nel senso di Cicerone: «Il massimo del diritto è il massimo dell’ingiustizia».
Dunque la verità è
che lo Stato italiano è al capolinea, la democrazia è sospesa, le libertà sono
appese a un’amministrazione della legge che, grazie un’interpretazione della
stessa in maniera più o meno elastica (dimmi di che partito sei e di quale
consiglio regionale, banca, associazione, gruppo industriale fai parte e ti
dirò che sentenza avrai), decidono tutta la vita della società, della politica
e dell’impresa in Italia.
E L’Ilva. E
Finmeccanica. E il calcio. E la legge 40. E le coppie gay. E la marijuana. E le
moschee. E Dolce&Gabbana. E le P2, le P3, le P36. E i Di Pietro, e i De
Magistris, e gli Ingroia. Siamo sempre lì: hai voglia tu italiano a eleggere
governi, parlamenti, consigli regionali e comunali. Comandano loro. Funzionari
statali che il 27 del mese ricevono lauti stipendi e, cadesse il mondo, venisse
una crisi che non dà più lavoro a nessuno, loro ottengono i loro begli scatti
di carriera e anzianità, a prescindere da ogni valutazione di merito e di
qualità. Funzionari che non rispondono a nessuno. Che non sono controllati da
nessuno. Che sono impiegati in Torri Statali in cui non è consentita nessuna
trasparenza né alcuna vigilanza da parte di organi e istituzioni
rappresentative.
Quanto al merito
della vicenda non si capisce perché, stando così le cose in Piemonte (e, vedi
caso Formigoni, in Lombardia), perché i Tar di tutte le altre regioni, come
denunciato per tempo dai radicali, non vanno a verificare le firme che hanno
prodotto consigli regionali, comunali e provinciali. Infatti, come scrissero i
radicali in un dossier presentato proprio alla vigilia delle regionali del
2010, le leggi che regolano la presentazione delle liste sono farraginose, sono
compromesse da procedure opache e producono falsi di vario genere. Ovunque.
È proprio così, come
scrivono i pannelliani: «L’onere della raccolta firme, nato per arginare le
candidature temerarie e le liste senza rappresentatività, è diventato uno
strumento per impedire l’accesso alle elezioni di quelle forze politiche che
vivono fuori dal recinto partitocratico. In Inghilterra, ad esempio, si paga
una semplice cauzione».
Ma se è così, non si
lascia ai tribunali l’onere di decidere chi deve governare un paese, una
regione, un comune. Non si lascia ai
magistrati il potere di scrivere le leggi elettorali e quello di fucilare il
primo degli eletti che ha un colore politico che non garba a lorsignori. Il
potere di determinare le politiche industriali e quelle sull’immigrazione. Il
potere di stabilire i protocolli clinici e perfino il potere di come si deve
parlare al telefono se si vuole continuare a giocare a calcio.
Se per vent’anni è
stato così, bisogna fare in modo che non sia più così. Si devono cambiare le
leggi, si devono fare le riforme, si deve avere un parlamento e governi che
legiferino e governino sul serio. E forse, come ha suggerito Romano Prodi, se si
vuole combinare qualcosa in un paese paralizzato da una minoranza di sfascisti
e di azzeccagarbugli, bisogna anche abolire i Tar.
Presidente Napolitano, non è forse per questo che l’Italia
non conosce da vent’anni né stabilità, né benessere, né pacificazione
nazionale? Non è per questo che affondiamo e non c’è verso di risalire la
china, perché appena appena si stabilizza una situazione, c’è subito una
sentenza che riapre il circo del caos?
La vogliono fare o
no questa benedetta riforma della giustizia? L’alternativa non c’è. Perché gli
italiani possono votare tutti i Renzi e i Berlusconi e i Grillo che vogliono.
Ma se al dunque, sopra il nostro voto e dietro a qualsiasi leader, è appostato
sempre e comunque un magistrato che non potrà mai essere né controllato né
sanzionato per i suoi errori o invasioni di campo (in ambiti spettanti agli
altri poteri), in realtà gli italiani votano uno, nessuno… e centomila casi
giudiziari che, da vent’anni a questa parte, non hanno solo distrutto lo stato
di diritto, ma hanno azzerato ogni possibilità di stabilità e di ripartenza
operosa in ogni comparto.
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