Ci sono stati grandi papi il cui pontificato
è stato praticamente affossato dagli errori degli ecclesiastici del loro
entourage. Anche per papa Francesco si presenta questo rischio.
Sconcertano
infatti episodi, decisioni e “sparate” di alcuni prelati, penso al cardinale
Maradiaga e al cardinale Braz de Aviz, che si sentono così potenti in Vaticano
da usare il bastone sia contro il Prefetto dell’ex S. Uffizio Müller, sia
contro i “Francescani dell’Immacolata”.
CONTRO BENEDETTO
I bersagli delle loro “randellate”
(assestate ovviamente in nome della misericordia) sono coloro che, a diverso
titolo, vengono individuati come paladini dell’ortodossia cattolica e che hanno
avuto a che fare con papa Benedetto XVI.
Il vero bersaglio infatti sembra
proprio lui, “reo” di tante cose, dalla storica condanna della teologia della
liberazione, alla difesa della retta dottrina, al Motu proprio sulla liturgia.
Il cardinale Oscar Maradiaga è
arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, diocesi in decadenza. Ma il prelato,
che gira per i palcoscenici mediatici del mondo, nei giorni scorsi ha fatto
clamore per una sua intervista a un giornale tedesco dove – fra corbellerie new
age e banalità terzomondiste – ha attaccato pubblicamente il Prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede, Müller, a cui il papa ha appena dato
la porpora cardinalizia. Un fatto clamoroso, anche perché Maradiaga è il capo
della commissione che dovrebbe riformare la Curia.
Cosa era accaduto? Müller, chiamato
a quell’incarico da Benedetto XVI e confermato da Francesco, nei mesi scorsi
aveva ribadito che – pur cercando nuove vie pastorali (già indicate anche da
Benedetto XVI) – il prossimo sinodo sulla famiglia non può sovvertire, con “un
falso richiamo alla misericordia”, la legge di Dio sulla famiglia uomo-donna,
affermata da Gesù nel Vangelo e sempre insegnata dalla Chiesa.
Müller, che era già stato attaccato
personalmente da Hans Küng, è stato liquidato da Maradiaga con queste parole:
“è un tedesco e per giunta un professore di teologia tedesco. Nella sua
mentalità c’è solo il vero e il falso. Basta. Io però rispondo: fratello mio,
il mondo non è così, tu dovresti essere un po’ flessibile”.
Parole che hanno scandalizzato molti
fedeli. Anzitutto perché l’accenno polemico al “professore di teologia tedesco”
fa pensare inevitabilmente che il bersaglio fosse Benedetto XVI, che chiamò
Müller a quell’incarico.
Poi perché è del tutto irrituale un
attacco pubblico fra cardinali, come se Müller fosse lì a sostenere una sua
teologia personale e non l’insegnamento costante della Chiesa e di tutti i
papi.
Infine Maradiaga – secondo cui
sarebbe sbagliato vagliare la realtà in termini di vero e di falso – dimentica
che Gesù Cristo nel Vangelo dette questo preciso comandamento: “il vostro
parlare sia sì (se è) sì e no (se è) no. Il di più viene dal Maligno” (Mt
5,37).
Maradiaga preferisce quel “di più”
all’annuncio della Verità? Sui temi della famiglia, su cui c’è un’offensiva
ideologica simile a quella marxista degli anni Settanta, diversi ecclesiastici
sono pronti – proprio come allora – a calare le braghe.
E lo fanno anche con i sofismi di
Maradiaga, il quale dice che le parole di Gesù sul matrimonio sono vincolanti,
sì, “però si possono interpretare” e siccome oggi ci sono tante nuove
situazioni di convivenza occorrono “risposte che non possono più fondarsi
sull’autoritarismo e il moralismo”.
Questa frase da sola liquida tutto
il Magistero della Chiesa: evidentemente per Maradiaga era autoritario e
moralista anche Gesù, che si espresse con tanta nettezza.
Ma che significa chiedere “più cura
pastorale che dottrina”? Ogni grande pastore, da S. Ambrogio a S. Carlo, da don
Bosco a padre Pio, è stato un paladino della dottrina.
Maradiaga dice che occorrono sulla
famiglia “risposte adatte al mondo di oggi”. Sono frasi vuote e allusive che
alimentano confusione e dubbi.
E’ il tipico modo, che oggi dilaga
nella Chiesa, di sollevare domande senza fornire risposte.
A tal proposito san Tommaso d’Aquino
si espresse così: “Ebbene costoro sono falsi profeti , o falsi dottori, in
quanto sollevare un dubbio e non risolverlo è lo stesso che concederlo”
(Sermone “Attendite a falsis prophetis”).
Oggi c’è chi, nella Chiesa, alle parole di Gesù riportate nel Vangelo preferisce il famoso questionario relativo al Sinodo, che è stato mandato a tutte le diocesi del mondo e viene presentato da taluno come un sondaggio, come se la Verità rivelata dovesse essere sostituita dalle più diverse opinioni.
Oggi c’è chi, nella Chiesa, alle parole di Gesù riportate nel Vangelo preferisce il famoso questionario relativo al Sinodo, che è stato mandato a tutte le diocesi del mondo e viene presentato da taluno come un sondaggio, come se la Verità rivelata dovesse essere sostituita dalle più diverse opinioni.
AUTODEMOLIZIONE
Anche questo ci riporta agli anni
Settanta, quando Paolo VI denunciava allarmato:
“Così la verità cristiana subisce
oggi scosse e crisi paurose. Insofferenti dell’insegnamento del magistero (…)
v’è chi cerca una fede facile vuotandola, la fede integra e vera, di quelle
verità, che non sembrano accettabili dalla mentalità moderna, e scegliendo a
proprio talento una qualche verità ritenuta ammissibile; altri cerca una fede
nuova, specialmente circa la Chiesa, tentando di conformarla alle idee della
sociologia moderna e della storia profana”.
E’ come spazzar via di colpo i
pontificati di Paolo VI, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI per tornare ai
cupi anni Settanta, all’autodemolizione della Chiesa (come la definì Paolo VI).
Non è un rinnovamento, ma il ritorno
del vecchio più rovinoso.
LA VERGOGNA
Un altro episodio di autodemolizione
della Chiesa è la persecuzione dei “Francescani dell’Immacolata”, una delle
famiglie religiose più ortodosse, più vive (piene di vocazioni), più ascetiche
e missionarie.
Ma alla quale – come ho già scritto
su queste colonne – non è stata perdonata la zelante fedeltà a Benedetto XVI, a
cominciare dal suo Motu proprio sulla liturgia.
Il rovesciamento delle parti è
clamoroso. Infatti sul banco degli accusati ci sono dei cattolici ubbidienti e
nella parte dell’inquisitore c’è il cardinale brasiliano João Braz de Aviz che,
in una lunga intervista, ha avuto nostalgiche parole di elogio per la
disastrosa stagione della Teologia della liberazione, fregandosene della
condanna di Ratzinger e Giovanni Paolo II.
Braz de Aviz confessò
tranquillamente che – in quegli anni – era pronto anche a lasciare il seminario
per quelle idee sociali. Però ha fatto carriera. Oggi è a capo della
Congregazione per i religiosi, lui che non è nemmeno un religioso.
Il prelato, che si proclama molto
amico della Comunità di S. Egidio, ha una strana idea del dialogo che – per lui
– vale verso tutti, meno che verso i cattolici più fedeli al Magistero.
Quando era arcivescovo di Brasilia
partecipò tranquillamente fra i relatori a un convegno del “Forum Espiritual
Mondial” con l’ex frate Leonardo Boff, leader della Tdl, Nestor Masotti,
presidente della Federazione Spiritista Brasiliana, Ricardo Lindemann,
presidente della Società Teosofica in Brasile e Hélio Pereira Leite, Gran
Maestro del Grande Oriente.
Appena arrivato a capo della
Congregazione per i religiosi ha subito iniziato il dialogo con le “vivaci”
Congregazioni religiose femminili degli Stati Uniti che tanto filo da torcere
dettero a Benedetto XVI.
Braz ha fatto una specie di critica
alla Santa Sede: “abbiamo ricominciato ad ascoltare… Senza condanne
preventive”.
Invece i “Francescani
dell’Immacolata”, che non hanno mai dato alcun problema, non sono mai stati da
lui chiamati e ascoltati. La condanna preventiva contro di loro c’è stata e
pesante.
Curioso, no? Giorni fa “Vatican
Insider” titolava: “In Italia ci sono sempre meno frati e suore”. Credete che
Braz de Aviz si preoccupi di questo? Nient’affatto. Pensa a punire uno dei
pochi ordini le cui vocazioni aumentano.
Sul primo numero di “Jesus” del 2014
si fa un monumento a Vito Mancuso, noto per negare “circa una dozzina di dogmi”
(come scrisse “La Civiltà cattolica”). Ma state certi che nessuno farà
obiezione ai paolini.
Invece vengono repressi i
“Francescani dell’Immacolata” per averli difesi i dogmi della Chiesa.
L’autodemolizione è ripresa con forza.
Antonio Socci
Da “Libero”, 26 gennaio 2014
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