Mettiamola così. Berlusconi invita a casa
sua le ragazze e gli amici e si diverte senza commettere reati dimostrabili con
prove (giudizio morale e politico sono altra cosa). E’ un impresario, oltre che
un imprenditore: ama piacere, regalare, mostrarsi generoso da decenni e con
mille del suo circuito amicale. Le donne sono care, lo dicono anche i
librettisti delle grandi opere dell’Ottocento. Gli vengono addebitati reati
infamanti. Lo si persegue in giudizio e lo si condanna spicciativamente.
Dominique Strauss-Kahn, sul quale insiste il sospetto di un reato infamante e
un’accusa circostanziata della vittima della violenza in altri contesti beccata
a mentire, incappa in una giustizia che usa le prove e, quando non le ha per
difetto di credibilità del teste d’accusa, desiste nonostante un quadro accusatorio
allarmante (quello di Berlusconi invece è grottesco).
Gli amici di Berlusconi vengono
infangati, le donne in particolare sono letteralmente sputtanate. Si dice:
queste mignotte mentono perché lui le paga. Lui è sempre stato liberale e
generoso con loro, non sono signore della buona società, si sa. Ha sempre fatto
tutto in chiaro, non da conti segreti, e ne ha parlato mille volte alla stampa
e in sedi pubbliche. Anzi, si lamenta perché la sua generosità ora, con
l’azione giudiziaria, è diventata un obbligo di assistenza a persone in
difficoltà, senza futuro e senza lavoro.
Il tribunale che lo condanna nel modo
detto aggiunge alla sentenza un sottotesto inquisitorio: se aiuta quelle
persone sue amiche, che invitava alle sue bisbocce, vuol dire che le paga per
dire il falso e dunque commette corruzione in atti di giustizia, lui e tutto il
suo corteggio di amici e avvocati. Indagate, colleghi! E i colleghi indagano, i
giornali sputtanano ulteriormente, i nemici sperano che a forza di premere da
qualche parte spunti, e non è in teoria difficile vista la varietà ed
eterogeneità del gruppo festaiolo, qualche accusa di quelle che non sono venute
fuori ma non hanno impedito per questo, con la loro assenza, la condanna. E’ un
circuito infernale, come ognuno vede, e si chiama malagiustizia.
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