venerdì 20 settembre 2024

DONARE E’ GIA’ CAMBIARE IL MONDO

ORIZZONTI CESENA

INCONTRO DEL 22.08.24

PARTE PRIMA

Orizzonti è il frutto di una amicizia operativa: amici mossi dalla passione per l’uomo, in particolare per l’uomo in condizioni di bisogno, passione nata seguendo l’esperienza cristiana.

https://www.orizzonti.org/

Esiste una rete informale di persone e gruppi che vivono con una intensa passione missionaria e si impegnano, in modi molto vari, a sostenere presenze in alcuni paesi del mondo

il gesto di questa sera e’ espressione di questa realta’ viva e dinamica. Sono con noi:

Gli amici di Orizzonti

La Fraternità dell’Uganda con Giorgio Taglietti e i suoi amici

Pro Terra Sancta con Tommaso Saltini Direttore e Andrea Avveduto

Fraternità san Carlo: Don Sandro Bonicalzi, don Valerio Valeri, Seminaristi Carlo Quattri e Alessandro Milanesi, Suor Eleonora Ceresoli

Confraternita con Enrico Tiozzo

Coordinamento per il Venezuela con Monica Poletto

CdO sociale con Stefano Gheno

TEMPI con Rodolfo Casadei e Leone Grotti

Amici di Enzo (Piccinini) con Anna

Gruppi Nazarat col coordinatore Marco Ferrini

 

TESTIMONIANZE

TOMMASO SALTINI      direttore PRO-TERRA SANCTA https://www.proterrasancta.org/it

Arturo Alberti Qualcosa di cui giornali e tv non parlano mai, come vivono i cristiani questa situazione drammatica in cui si trovano?

Tommaso Saltini (al centro) a Betania
Terra Sancta è una ONG nata nel 2006. Sono stato il primo nell’amicizia con Padre Pizzaballa (allora Custode di Terra Santa) che aveva già conosciuto alcuni del Movimento e di Avsi e chiese aiuto per far partire una realtà laica che aiutasse a sviluppare progetti nella regione. Occorre ricordare che per Terra Santa non si intende solo Israele e Palestina, attualmente questa terra è piena di confini, che in realtà storicamente non sono mai esistiti, anche se oggi ci sono e bisogna tenerne conto. In realtà si tratta di un’area unita, e la Chiesa, e i frati in particolare, continuano a guardare tutta l’area in modo unitario.

Anche noi, che ci muoviamo sulla scia dei Francescani, e di tutta la Chiesa, siamo presenti in Israele, Palestina, Giordania, Egitto, Gaza, Siria, Libano, Cipro e, ripercorrendo i viaggi di Paolo e Barnaba, anche Turchia, Grecia (fino a Roma). In effetti siamo presenti anche in Grecia, nelle isole di Rodi e Kos, dove la Custodia mantiene un presidio in continuità con la presenza dei Crociati, quando si ritirarono da Gerusalemme e da Acri per arrivare a Rodi, e poi furono esiliati a Malta, dove scomparirono.

Per venire alla domanda iniziale sulla situazione attuale, come ci ricorda sempre il cardinal Pizzaballa, i cristiani sono parte di diversi popoli, quindi oggi, come ricordato dal Cardinale nell’incontro inaugurale del Meeting, la piccola comunità cristiana di Israele e Palestina è presente in tante situazioni diverse. A Gaza ci sono cristiani arabi a tutti gli effetti, e ci sono cristiani in Cisgiordania e in Israele, anche arruolati a svolgere il servizio militare nell’esercito. E’ una situazione molto complessa, in quanto il cristiano è chiamato a vivere da cristiano nella situazione in cui si trova.

Spesso ci si chiede quale sia il compito dei cristiani in Terra Santa. Oggi la situazione è talmente tragica che non si può dire qual è il loro compito specifico se non essere uomini e, forse, ascoltare, almeno questa è la cosa più vera che mi pare di poter dire considerando la mia esperienza. Sicuramente a partire da coloro che hanno più responsabilità nella Chiesa e tra i religiosi, ma anche il cristiano del popolo è forse quello che è più capace di ascoltare questi mondi che fanno tanta fatica a parlarsi e che hanno tante ferite. Chi è convinto di essere dalla parte giusta, e anche in nome di questo fa il male, alla fine soffre tantissimo, anche se non lo fa vedere. Noi abbiamo saputo, anche attraverso preti che fanno una pastorale di ascolto, di ragazzi israeliani che sono disperati per quello che comunque gli è toccato fare e vivere.

Arturo Alberti Ci diceva padre Gabriel Romanelli, parroco della parrocchia di Gaza, che l’esperienza drammatica che hanno fatto si è svolta comunque dentro una consapevolezza di fede molto grande.

Sì, è vero, anche nel bisogno c’è la libertà di abbracciare l’altro. Ci sono anche i mussulmani a cui ho visto fare atti di carità molto belli ma il cristiano oggi è quello che abbraccia tutti. E quindi questa piccola parrocchia di Gaza effettivamente è un punto di incontro fra cristiani diversi, ortodossi, armeni e mussulmani, un centro di aiuto e di speranza per tutti.


ENRICO TIOZZO       LA CONFRATERNITA

http://www.apssantacaterina.org/

(Enrico Tiozzo è il presidente della Federazione nazionale dei Centri di solidarietà ed è un socio dell’Associazione di promozione sociale Santa Caterina)

Enrico Tiozzo

Chiamiamo “Confraternita” il ritrovarsi insieme fra gente che fa opere sociali, lavora, si esprime nell’ambiente, e il cui scopo è aiutarsi a far memoria e tener vivo l’ideale per cui si vive e si lavora.

All’inizio Giussani chiamava le fraternità “confraternite”, e diceva che come l’uomo adulto è definito dal fatto che lavora, l’adulto cristiano è definito dall’ideale per cui lavora, e allora si mette insieme, si coagula, lì dov’è, con gli altri che hanno lo stesso ideale, perché questo ideale possa essere praticato, vivo, affermato nell’ambiente, e nascono dei luoghi, dei “coaguli”. Poi Giussani concludeva chiedendosi cosa sarà delle nostre costruzioni in campo sociale, economico, culturale, delle nostre opere, senza queste confraternite, senza questa amicizia, senza che questo ideale sia dentro la comunione con qualcuno, sia l’oggetto e il paragone di uno sguardo condiviso.

Allora nel tempo noi abbiamo detto, - ecco cos’è quest’amicizia che ci accade, è una confraternita – e questa dinamica, che poi è la Compagnia delle Opere, (ma a noi piace dare il nostro nome alle cose), l’abbiamo chiamata Confraternita, e l’abbiamo intitolata alla Patrona d’Italia, Santa Caterina da Siena. Lei esortava il papa a essere “ciò che doveva essere”; ecco, noi cerchiamo, attraverso questo continuo esporsi allo sguardo di qualcun altro, che valorizza e corregge, noi cerchiamo di aiutarci ad essere ciò che dobbiamo essere. Che cosa? Una presenza cristiana, cioè gente che porta una novità nell’ambiente, perché il rischio delle nostre opere è di farle per risolvere i problemi sociali, ma questi sono più grandi di noi. La vera novità è che, affrontando i problemi, si porti la novità che è il cristianesimo, cioè il fatto che c’è Chi li risolve, Chi soddisfa il bisogno di felicità che l’uomo ha.

La cosa è nata fra quattro amici, circa 25 anni fa, e poi c’è un po’ scappata di mano, quando, di fronte a problemi più grandi di noi, ci siamo ritrovati ad interpellare amici in giro per l’Italia. Il mio particolare impegno è una piccola opera a Ferrara dove aiutiamo i disoccupati, ma ormai siamo in giro per il mondo, Terra Santa, Armenia, Stati Uniti… Gente e culture diversi eppure tutti bisognosi della stessa cosa, e noi, poveracci, senza sapere le lingue, ci scopriamo portatori di ciò che il cuore dell’uomo desidera.

La Confraternita Santa Caterina riunita nell’anfiteatro della chiesa costruita nei pressi di Tabgha, luogo della seconda pesca miracolosa e della confermazione di Pietro dopo la resurrezione di Gesù (foto Sandro Naia)

 


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