martedì 17 settembre 2024

SIAMO TUTTI MALATI

ANNALISA TEGGI , da Tempi

Le “scandalose” testimonianze di Kate Middleton e Luca Carboni alle prese con il cancro. La bambina disabile uccisa «per amore» dai suoi genitori

 
Luca Carboni e la principessa Kate Middleton sono sul sentiero della guarigione da forme diverse di tumore. Dopo il silenzio mediatico, la loro voce è rimbalzata su molte testate a distanza di pochi giorni ed entrambi hanno raccontato, quasi in coro, un confronto senza sconti col buio, indicando la trama di relazioni umane che li ha sorretti nei momenti di maggior fragilità.
Kate Middleton

Il tono della principessa Kate, pur amabile, resta su un registro più formale, Carboni si mette a nudo con schiettezza suggerendo che la vulnerabilità permane anche quando si va verso la guarigione: «Questa esperienza mi ha messo in contatto con tante persone. Ho frequentato oncologia, ho vissuto le storie di tanti malati. Il tumore non è un’esperienza individuale, ma collettiva. Non puoi sentirti guarito se non è guarito l’altro, la persona che avevi a fianco mentre facevi le flebo».

Altre vicende hanno catturato l’attenzione recente del pubblico, ma il vero scandalo è questa voce che testimonia la malattia come “cosa nostra”. «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» non è da masochisti, è un’ipotesi comunitaria temprata al fuoco della prova che spaventa, fa piangere, spezza in due. Non ci sono anelli deboli che fanno zavorra, ci sono compagni che portano il peso ingombrante della fragile creaturalità comune con grande patimento. La loro compagnia ci salva dalla smania ruggente di onnipotenza che ci viene iniettata con uno stillicidio di strategie, previsioni, business & life plans. «Hai tutto sotto controllo». Ma quando mai?

Un fatto tragico accaduto nel maggio del 2020 a Hägglingen, comune svizzero del Canton Argovia, diventa faccenda nostra perché è iniziato un processo. Una bambina di 3 anni è stata uccisa dai suoi genitori; era affetta da una grave paralisi cerebrale che le procurava forti dolori, le impediva di camminare, deglutire, parlare. Una sera, in un angolo di mondo e nel bel mezzo della pandemia globale, mamma e papà hanno somministrato ecstasy e sonniferi alla loro bimba mescolando le sostanze al suo latte. Quando si è addormentata il padre l’ha soffocata mentre la madre la teneva in braccio. Hanno pianto per il resto della notte e la mattina hanno chiamato i soccorsi. Il processo in corso in questi giorni deve stabilire se i genitori sono rei di omicidio colposo. L’accusa sostiene che la morte procurata non sia stata affatto indolore e che i genitori avessero tentato altre volte di uccidere la figlia con anestetici. Madre e padre confessano il loro gesto definendolo un atto d’amore di fronte all’insostenibile sofferenza della piccola.

Congdon, Eucarestia 1960


Pandemia o non pandemia, molte famiglie vivono lo strazio della malattia inguaribile di un figlio in uno stato invalidante di lockdown sociale. Sono storie in cui l’affetto prostrato si confronta con demoni ustionanti. 


È lì il setaccio a maglie finissime della nostra comunità, filtra ancora qualcosa capace di sostenere un amore ferito a morte ad accompagnare, vincendo la tentazione di soffocare?

 

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