IL DISCORSO INTEGRALE CHE LA PREMIER GIORGIA MELONI HA TENUTO A NEW YORK RITIRANDO IL "GLOBAL CITIZEN AWARD 2024" DELL'ATLANTIC COUNCIL.
Buonasera a tutti, e grazie per avermi
ospitato. La mia più profonda gratitudine va al Presidente John Rogers, al
Presidente Frederick Kempe e a tutto l’Atlantic Council per questo illustre
riconoscimento di cui sono molto orgogliosa. E ringrazio Elon per le belle
parole che ha avuto per me e per il suo prezioso genio per l'epoca in cui
viviamo.GIORGIA MELONI AL GLOBAL CITIZEN AWARD 2024
Ho riflettuto molto su come presentare il
discorso di questa sera. Inizialmente ho pensato di sottolineare l'orgoglio che provo tutt’ora per
essere la prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro in una Nazione
straordinaria come l'Italia.
Oppure del lavoro che il
Governo italiano sta facendo per riformare il Paese e renderlo nuovamente
protagonista nello scacchiere geopolitico.
Avrei potuto parlare dell’inscindibile
legame che unisce Italia e Stati Uniti, indipendentemente dalle convinzioni
politiche dei rispettivi governi; un legame qui testimoniato dai molti amici di
origine italiana, esponenti di una Comunità che da generazioni contribuisce a
rendere più forte l’America.
O avrei potuto parlare di politica estera, in un tempo dominato dal caos nel quale l’Italia, con fermezza, è schierata accanto a chi difende la propria libertà e la propria sovranità non solo perché è giusto farlo, ma anche perché è nell’interesse dell’Italia e dell’Occidente impedire un futuro nel quale prevalga la legge del più forte.
Come politico, hai fondamentalmente due opzioni:
essere un leader o un follower, indicare una rotta o meno, agire per il bene
del proprio popolo o agire solo guidati dai sondaggi. La mia ambizione è quella
di guidare, non di seguire. Questa sera, in ogni caso, voglio offrirvi una prospettiva diversa.
Vorrei iniziare citando un editoriale recentemente pubblicato nell'edizione europea di Politico. L'analisi in questione si è concentrata su “Meloni’s Western nationalism”. L’autore, Dr. Constantini, sostiene che il mio credo politico sia “in quello che potrebbe essere definito un ‘nazionalismo occidentale’”. Un pensiero che, nel suo cuore, incarna la sopravvivenza e rinascimento della civiltà occidentale che, secondo Dr. Constantini, è “nuovo sulla scena europea”.
Non so se nazionalismo sia la parola corretta, perché spesso richiama dottrine di aggressione o di autoritarismo. So, però, che non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole e concetti come Nazione e Patriottismo, perché significano più di un luogo fisico; significano uno stato d'animo a cui si appartiene condividendo cultura, tradizioni e valori.
Quando vediamo la nostra bandiera, se ci
sentiamo orgogliosi, significa che sentiamo l'orgoglio di far parte di una
comunità e che siamo pronti a fare la nostra parte per migliorarne le sorti.
Per me, l’Occidente è più di un luogo
fisico. Con la parola occidente noi non definiamo semplicemente i Paesi che
hanno una specifica ubicazione geografica, ma una civiltà costruita nei secoli
con il genio e i sacrifici di moltissimi.
L’Occidente è un sistema
di valori in cui la persona è centrale, gli uomini e le donne sono uguali e
liberi, e quindi i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo stato è laico
e basato sullo stato di diritto.
Vi chiedo e mi chiedo:
sono valori dei quali dovremmo vergognarci? Sono valori che ci allontanano
dagli altri o che ci avvicinano agli altri?
Come l’Occidente, penso che abbiamo due
rischi da contrastare. Il primo è quello che uno dei massimi filosofi europei
contemporanei, Roger Scruton, definiva oicofobia, dal greco oikos, casa, e
fobia, paura. (Kyriakos, questo è il mio personale tributo al tuo premio di
stasera). Oicofobia significa l’avversione verso la propria casa. Un disprezzo
montante, che ci porta a voler brutalmente cancellare i simboli della nostra
civiltà, negli Stati Uniti come in Europa.
Il secondo rischio è il
paradosso per cui, se da un lato l'Occidente si guarda dall'alto in basso,
dall'altro pretende spesso di essere superiore agli altri.
Il risultato? Il risultato è che l’Occidente rischia
di diventare un interlocutore meno credibile. Il cosiddetto Sud Globale chiede
maggiore influenza. Nazioni non più soltanto emergenti ma ormai largamente
affermate collaborano autonomamente tra loro. Le autocrazie guadagnano terreno
sulle democrazie, e noi rischiamo di sembrare sempre più una fortezza chiusa e
autoreferenziale.
In Italia, per invertire
questa rotta, abbiamo deciso di lanciare il Piano Mattei per l’Africa, per
esempio, un modello di cooperazione su base paritaria per costruire un nuovo
partenariato a lungo termine con i Paesi africani. Perché, sì, le crisi si
moltiplicano nel mondo, ma ogni crisi nasconde anche un'opportunità, in quanto
richiede di mettersi in discussione e di agire.
Dobbiamo soprattutto recuperare la
consapevolezza di quello che siamo. Come popoli occidentali, abbiamo il dovere
di mantenere questa promessa e di cercare la risposta ai problemi del futuro
avendo fiducia nei nostri valori: una sintesi nata dall’incontro tra la
filosofia greca, il diritto romano e l’umanesimo cristiano
Insomma, come diceva il
mio professore di inglese, Michael Jackson, “I'm starting with the man in the
mirror, I’m asking him to change his ways” (conosciamo la canzone). Dobbiamo
iniziare da noi stessi, conoscere chi siamo veramente e rispettarlo, in modo da
poter comprendere e rispettare anche gli altri.
Esiste una narrativa a
cui i regimi autoritari tengono molto. Si tratta dell'idea dell'inevitabile
declino dell'Occidente, dell'idea che le democrazie non riescano a dare
risultati. Un esercito di troll e bot stranieri e maligni è impegnato a
manipolare la realtà e a sfruttare le nostre contraddizioni. Ma ai fan dell'autoritarismo, lasciatemi dire molto
chiaramente che difenderemo i nostri valori. Lo faremo.
Il Presidente Reagan una
volta disse: “Soprattutto, dobbiamo renderci conto che nessun arsenale, o
nessuna arma nell'arsenale del mondo, è così formidabile quanto la volontà e il
coraggio morale degli uomini e delle donne liberi. È un'arma che i nostri avversari
nel mondo di oggi non hanno”.
Non potrei essere più
d'accordo. La nostra libertà e i nostri valori, e l'orgoglio che proviamo per
essi, sono le armi che i nostri avversari temono di più. Non possiamo quindi
rinunciare alla forza della nostra identità, perché sarebbe il miglior regalo
che possiamo fare ai regimi autoritari.
Quindi, in fin dei
conti, il patriottismo è la migliore risposta al declinismo.
Difendere le nostre radici profonde è la
precondizione per raccogliere frutti maturi. Imparare dai nostri errori del
passato è la precondizione per essere migliori nel futuro.
Vorrei citare anche
Giuseppe Prezzolini, forse il più grande intellettuale conservatore nell’Italia
del Novecento: diceva che “chi sa conservare non ha paura del futuro, perché ha
imparato le lezioni del passato”.
Noi sappiamo come
affrontare le impossibili sfide che quest’epoca ci mette di fronte solo quando
impariamo dalle lezioni del passato. Difendiamo l’Ucraina perché abbiamo conosciuto il caos
di un mondo nel quale prevale la legge del più forte. Combattiamo i trafficanti
di esseri umani perché ricordiamo che secoli fa abbiamo combattuto per abolire
la schiavitù. Difendiamo la natura e l’umanità, perché sappiamo che senza
l’opera responsabile dell’uomo non è possibile costruire un futuro più
sostenibile.
Tentiamo, mentre
sviluppiamo l’intelligenza artificiale, di governarne i rischi perché abbiamo
combattuto per essere liberi e non intendiamo barattare la nostra libertà in
cambio di maggiore comodità. Noi sappiamo leggere questi fenomeni perché la
nostra civiltà ci ha regalato gli strumenti per farlo.
Il tempo nel quale
viviamo ci impone di scegliere cosa vogliamo essere e quale strada vogliamo
percorrere. Possiamo continuare ad alimentare l’idea del declino
dell’Occidente, arrendendoci all’idea che la nostra civiltà non abbia più nulla
da dire, né rotte da tracciare. Oppure possiamo ricordarci chi siamo, imparare
anche dai nostri errori, aggiungere il nostro pezzo di racconto a questo
straordinario percorso, e governare quello che accade intorno a noi, per
lasciare ai nostri figli un mondo migliore. Il che è esattamente la mia scelta.
E mi piace pensare che il motivo per cui mi avete scelto per questo illustre
premio è che condividete questa scelta.
Vi ringrazio.
Nessun commento:
Posta un commento